« Impresentabili », bufera sull’antimafia

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ROMA «Chi si presenta per fare un servizio al Paese, deve farlo in modo onorabile», ricorda il cardinale Angelo Bagnasco. In teoria dunque la categoria di impresentabili in politica non dovrebbe esistere. Ma visto che c’è e che secondo l’Antimafia è ben rappresentata a queste Regionali (16 i candidati «discutibili»), il presidente della Cei ribadisce che la pubblicazione della lista «è questione seria, e va risolta sempre meglio sul piano giuridico, legale, politico, legislativo».
Stavolta però è andata così. Con l’elenco dell’ultima ora stilato dalla commissione presieduta da Rosy Bindi — accusata dai renziani di voler sabotare il partito — che agita le due anime già inquiete del Pd. Con quella di maggioranza che ci vede un complotto, convinta che tra i nomi non ci fosse nessuno dei suoi. Tantomeno il candidato alla presidenza della Campania, Vincenzo De Luca. Il premier Matteo Renzi avrebbe invitato i suoi a tenere i nervi saldi, fiduciosi nella vittoria.
Ma anche nella minoranza il metodo Bindi ha creato qualche imbarazzo. Manifestato a chiare parole dall’ex capogruppo Roberto Speranza che ha preso le distanze dalla «schedatura» del sindaco di Salerno: «Conosco bene De Luca, e vedere il suo nome accostato all’Antimafia è in totale contraddizione con il suo impegno e la sua storia che sono stati sempre rivolti al servizio esclusivo della comunità».
Al di fuori del Pd, la Bindi incassa solo il sostegno del cinquestelle Michele Giarrusso: «Ha dimostrato autonomia e fermezza senza indietreggiare di fronte alle forti pressioni provenienti da Renzi».
Per Fabrizio Cicchitto di Ncd «non è possibile non dare un giudizio assai severo sull’iniziativa, non perché colpisce il Pd, ma per il gravissimo vulnus istituzionale commesso». Il leader di Italia Unica, Corrado Passera, twitta che «sugli impresentabili si è scritta un’altra pagina nera della politica italiana». Il senatore di Forza Italia, Domenico Scilipoti, accusa la Bindi di «strumentalizzazione a fini politici della commissione» e la invita a dimettersi. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso così la pensa: «Occorre avere un comportamento rigoroso. Si decidono delle regole e poi si applicano, non è che si variano in ragione di altre convenienze».
Superato il mancamento nel sapersi bollata come impresentabile, la candidata Sandra Lonardo Mastella si appella al presidente della Repubblica. «Persuada la Bindi a dire che io posso essere votata ed eletta».
Giovanna Cavalli
Stavolta però è andata così. Con l’elenco dell’ultima ora stilato dalla commissione presieduta da Rosy Bindi — accusata dai renziani di voler sabotare il partito — che agita le due anime già inquiete del Pd. Con quella di maggioranza che ci vede un complotto, convinta che tra i nomi non ci fosse nessuno dei suoi. Tantomeno il candidato alla presidenza della Campania, Vincenzo De Luca. Il premier Matteo Renzi avrebbe invitato i suoi a tenere i nervi saldi, fiduciosi nella vittoria.
Ma anche nella minoranza il metodo Bindi ha creato qualche imbarazzo. Manifestato a chiare parole dall’ex capogruppo Roberto Speranza che ha preso le distanze dalla «schedatura» del sindaco di Salerno: «Conosco bene De Luca, e vedere il suo nome accostato all’Antimafia è in totale contraddizione con il suo impegno e la sua storia che sono stati sempre rivolti al servizio esclusivo della comunità».
Al di fuori del Pd, la Bindi incassa solo il sostegno del cinquestelle Michele Giarrusso: «Ha dimostrato autonomia e fermezza senza indietreggiare di fronte alle forti pressioni provenienti da Renzi».
Per Fabrizio Cicchitto di Ncd «non è possibile non dare un giudizio assai severo sull’iniziativa, non perché colpisce il Pd, ma per il gravissimo vulnus istituzionale commesso». Il leader di Italia Unica, Corrado Passera, twitta che «sugli impresentabili si è scritta un’altra pagina nera della politica italiana». Il senatore di Forza Italia, Domenico Scilipoti, accusa la Bindi di «strumentalizzazione a fini politici della commissione» e la invita a dimettersi. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso così la pensa: «Occorre avere un comportamento rigoroso. Si decidono delle regole e poi si applicano, non è che si variano in ragione di altre convenienze».
Superato il mancamento nel sapersi bollata come impresentabile, la candidata Sandra Lonardo Mastella si appella al presidente della Repubblica. «Persuada la Bindi a dire che io posso essere votata ed eletta».
Giovanna Cavalli
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