In arrivo 240 milioni da Bruxelles Ma per il Viminale non bastano
Print this article Font size -16+
ROMA Adesso si continua a trattare. In vista della riunione dei ministri dell’Interno dell’Unione fissata per il 15 giugno, il titolare del Viminale Angelino Alfano riunisce i responsabili dei dipartimenti interessati — quello della polizia Alessandro Pansa e quello dell’Immigrazione Mario Morcone — e decide di avviare negoziati con i colleghi di quegli Stati favorevoli alla distribuzione dei migranti. L’obiettivo è duplice: alleggerire gli obblighi imposti dalla commissione sull’invio dei report trimestrali e ottenere un contributo economico più alto di quello stabilito.
Il titolare degli Esteri Paolo Gentiloni lo dice chiaramente al quotidiano dei vescovi Avvenire : «È un buon inizio. Ma ora parte una trattativa delicata, complessa e piena di incognite. Un no di Francia e Spagna sarebbe francamente sorprendente?». È fin troppo chiaro che dall’Agenda messa a punto dall’organismo guidato da Jean Claude Juncker l’Italia si aspettava maggiore collaborazione. Soprattutto, viste le reazioni dopo il naufragio che un mese fa ha provocato la morte di oltre 700 migranti, sembrava possibile un’intesa che prevedesse una distribuzione dei richiedenti asilo più ampia sia nei numeri, sia per le nazionalità e non — come invece si è deciso — limitata a eritrei e siriani.
Alfano è esplicito: «A fine giugno ci sarà il Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e lì capiremo se c’è fregatura». Esprime soddisfazione perché «sono stati aperti 24 mila buchi nel muro di Dublino», dice riferendosi a quel trattato che obbliga i profughi a rimanere nel Paese di primo ingresso fino al termine della procedura di riconoscimento dello status di rifugiati. Ma sa perfettamente che ciò non può bastare, soprattutto se dovesse esserci un’emergenza legata a nuove ondate di sbarchi.
Si fanno dunque i conti e si stima che per gestire l’accoglienza serviranno almeno 250 milioni di euro. Soldi destinati all’acquisto di nuove apparecchiature per il rilevamento delle impronte digitali, all’impiego di un numero maggiore di poliziotti da inviare nei cinque centri di smistamento da allestire entro la fine di giugno e al pagamento delle strutture private che ospitano i richiedenti asilo.
La Commissione europea ha finora stanziato 60 milioni di euro destinati a tutti gli Stati coinvolti nella distribuzione dei profughi. Una cifra ritenuta «irrisoria» dai tecnici del Viminale tenendo conto delle spese sostenute negli ultimi due anni: 650 milioni di euro nel 2014, mentre per quest’anno si prevede di arrivare almeno a 800 milioni di euro.
I ministri trattano e confidano nella collaborazione degli europarlamentari come il capogruppo dei socialisti e democratici Gianni Pittella, sin dall’inizio impegnato nell’attività di mediazione con i colleghi degli altri Stati che adesso avverte: «I governi mettano ora da parte egoismi e rafforzino una strategia che comunque rappresenta una pietra miliare verso la costruzione di una politica comune europea sulla migrazione».
Il titolare degli Esteri Paolo Gentiloni lo dice chiaramente al quotidiano dei vescovi Avvenire : «È un buon inizio. Ma ora parte una trattativa delicata, complessa e piena di incognite. Un no di Francia e Spagna sarebbe francamente sorprendente?». È fin troppo chiaro che dall’Agenda messa a punto dall’organismo guidato da Jean Claude Juncker l’Italia si aspettava maggiore collaborazione. Soprattutto, viste le reazioni dopo il naufragio che un mese fa ha provocato la morte di oltre 700 migranti, sembrava possibile un’intesa che prevedesse una distribuzione dei richiedenti asilo più ampia sia nei numeri, sia per le nazionalità e non — come invece si è deciso — limitata a eritrei e siriani.
Alfano è esplicito: «A fine giugno ci sarà il Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e lì capiremo se c’è fregatura». Esprime soddisfazione perché «sono stati aperti 24 mila buchi nel muro di Dublino», dice riferendosi a quel trattato che obbliga i profughi a rimanere nel Paese di primo ingresso fino al termine della procedura di riconoscimento dello status di rifugiati. Ma sa perfettamente che ciò non può bastare, soprattutto se dovesse esserci un’emergenza legata a nuove ondate di sbarchi.
Si fanno dunque i conti e si stima che per gestire l’accoglienza serviranno almeno 250 milioni di euro. Soldi destinati all’acquisto di nuove apparecchiature per il rilevamento delle impronte digitali, all’impiego di un numero maggiore di poliziotti da inviare nei cinque centri di smistamento da allestire entro la fine di giugno e al pagamento delle strutture private che ospitano i richiedenti asilo.
La Commissione europea ha finora stanziato 60 milioni di euro destinati a tutti gli Stati coinvolti nella distribuzione dei profughi. Una cifra ritenuta «irrisoria» dai tecnici del Viminale tenendo conto delle spese sostenute negli ultimi due anni: 650 milioni di euro nel 2014, mentre per quest’anno si prevede di arrivare almeno a 800 milioni di euro.
I ministri trattano e confidano nella collaborazione degli europarlamentari come il capogruppo dei socialisti e democratici Gianni Pittella, sin dall’inizio impegnato nell’attività di mediazione con i colleghi degli altri Stati che adesso avverte: «I governi mettano ora da parte egoismi e rafforzino una strategia che comunque rappresenta una pietra miliare verso la costruzione di una politica comune europea sulla migrazione».
Fiorenza Sarzanini
Tags assigned to this article:
Angelino AlfanoConvenzione di DublinoFortezza EuropaFrontexMario Morconequoterichiedenti asilosbarchiRelated Articles
Elezioni in Ucraina: vince Zelensky e sconfigge Poroshenko
Elezioni in Ucraina. Zelensky condurrebbe per 75% a 25%. Ma possibili brogli a favore del «re del cioccolato» restano nell’aria
Grillo sul blog: siamo oltre la sconfitta I parlamentari nervosi chiedono un vertice
Nel video accuse ai pensionati: non pensano ai nipoti Otto ore di riunione con il guru dei 5 Stelle Europa, asse con l’Ukip
Via a tredici centri provvisori a Manduria una maxi tendopoli
ROMA – «Sono previsti tredici nuovi centri di identificazione ed espulsione provvisori in siti militari dismessi: quello di Manduria sarà il primo», ha annunciato il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. Nella tendopoli pugliese dovrebbero arrivare circa duecento stranieri.
No comments
Write a comment
No Comments Yet!
You can be first to comment this post!