Libia, sì dall’Europa alla missione navale

Libia, sì dall’Europa alla missione navale

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BRUXELLES Il quartier generale sarà basato a Roma e il comandante sarà l’ammiraglio italiano Enrico Credendino: il Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione europea ha dato il via libera alla missione militare contro i trafficanti di esseri umani che salpano dalle coste della Libia, chiamata Eunavfor Med. Ora serve una risoluzione dell’Onu. Il costo stimato della missione è di 11,82 milioni di euro per una fase iniziale di due mesi, più un mandato di 12 mesi.
La missione fa parte di un progetto più ampio della Commissione Ue contro l’emergenza immigrazione. La decisione, ha osservato con soddisfazione l’Alto rappresentante per la Politica estera della Ue, Federica Mogherini, è stata presa in un tempo «record». Noi siamo tra i Paesi più esposti: dall’inizio dell’anno, ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, sono arrivati in Italia 39.982 migranti, circa il 10% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Oggi una riunione dei capi di stato maggiore della Difesa dei 28 Paesi farà il punto sui mezzi e gli uomini che saranno messi a disposizione: «Sono già operative nel Mediterraneo una nave inglese e due tedesche — ha spiegato la ministra della Difesa, Roberta Pinotti —, mentre un pattugliatore irlandese arriverà in questi giorni. Abbiamo avuto uno disponibilità verbale molto ampia da parte dei vari Stati». Il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel García-Margallo, ha detto che il suo Paese parteciperà con «una nave della marina dotata di elicottero e un aereo da ricognizione». Mentre la Danimarca ha fatto sapere di non voler partecipare al piano militare e di preferire Triton, la missione europea di sorveglianza e salvataggio nel Mediterraneo a cui la Ue ha triplicato il budget. La road map è avviata, ora si procede alla pianificazione militare. L’obiettivo, ha detto Mogherini, è arrivare a dare il via alla prima fase dell’operazione, che prevede esclusivamente un’attività di intelligence e di pattugliamento, con il Consiglio Esteri del 22 giugno. Per passare alle fasi due e tre (intervento in acque libiche e distruzione dei barconi con anche incursioni sulle coste) è invece necessaria prima una risoluzione dell’Onu: «Speriamo che nel frattempo venga approvata — è stato l’auspicio del capo della diplomazia Ue —. Sul testo stanno lavorando la Gran Bretagna e la Francia, la Spagna e la Lituania e speriamo che si trovi anche un’intesa con le autorità libiche».
Mogherini ha spiegato che il fine della missione navale «è distruggere il modello di business dei contrabbandieri e delle reti di trafficanti nel Mediterraneo», rendendo «impossibile per le organizzazioni criminali riutilizzare il denaro con cui si arricchiscono e fanno morire le persone»: bisogna «rendere inutilizzabili gli strumenti di morte». Quanto alla presenza di legami tra i trafficanti e i terroristi, Mogherini ha detto che «abbiamo analizzato la questione, ma non posso confermare l’esistenza di collegamenti».
Francesca Basso


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