Voragine da 16 miliardi, ma niente patri­mo­niale

by redazione | 5 Maggio 2015 10:07

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Il nodo aperto dalla (sacro­santa) sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale sulle pen­sioni sem­bra solo al debutto. Ieri al già com­pli­cato qua­dro si è aggiunta la Ue, che ha lan­ciato un monito all’Italia: qual­siasi aggra­vio nel bilan­cio dovrà essere atten­ta­mente «coperto». Pare ria­prirsi quindi un con­ten­zioso con Bru­xel­les che il mini­stro Pier Carlo Padoan e il governo davano già per chiuso. Ma non basta: il Nens ha cal­co­lato che il risar­ci­mento potrebbe costare fino a 16 miliardi, men­tre la Cgil ha chie­sto una patri­mo­niale per repe­rire le risorse, e il mini­stro Giu­liano Poletti ha già rispo­sto con un net­tis­simo rifiuto.

Innan­zi­tutto vediamo cosa dicono alla Com­mis­sione euro­pea, che ieri non si è espo­sta con le figure isti­tu­zio­nali ma ha pre­fe­rito far pro­nun­ciare una fonte interna: il mes­sag­gio, comun­que, c’è tutto. «Aspet­tiamo di vedere come il governo appli­cherà la sen­tenza» della Con­sulta sulle pen­sioni, ma «qual­siasi cosa cambi gli obiet­tivi di bilan­cio del docu­mento di pro­gram­ma­zione finan­zia­ria» dell’Italia «deve essere com­pen­sato», hanno spie­gato a Bruxelles.

Ma il pro­blema non si pre­senta a breve, hanno pun­tua­liz­zato alla Ue: la sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale e le sue con­se­guenze sul bilan­cio ita­liano, non essendo ancora state for­mal­mente quan­ti­fi­cate e defi­nite in prov­ve­di­menti, non saranno infatti prese in con­si­de­ra­zione nelle pre­vi­sioni eco­no­mi­che di pri­ma­vera della Com­mis­sione che ver­ranno pre­sen­tate oggi.

La sen­tenza, lo ricor­diamo, impone allo Stato di risar­cire circa 6 milioni di pen­sio­nati per il blocco dell’adeguamento dei loro asse­gni deciso dal governo Monti nel 2011 (decreto «Salva-Italia», pre­sen­tato come prov­ve­di­mento di emer­genza), e valido per il bien­nio 2012–2013. Ma quello che oggi tanti defi­ni­scono il «mal­tolto» (da Car­melo Bar­ba­gallo della Uil fino a Federconsumatori-Adusbef) non si limita solo a quei anni, ma sconta un “effetto tra­sci­na­mento” che si riper­cuote fino a oggi e fa lie­vi­tare a dismi­sura il già salato conto.

Un cal­colo ieri è venuto fuori dal Nens, pre­sti­giosa asso­cia­zione di eco­no­mi­sti che vede tra i suoi fon­da­tori Vin­cenzo Visco: secondo uno stu­dio che porta la firma di Anto­nio Misiani, il pre­gresso 2012–2015 da rim­bor­sare «potrebbe rag­giun­gere la cifra di 16,6 miliardi». «A que­ste cifre — aggiunge l’esperto del Nens — andreb­bero aggiunti gli inte­ressi matu­rati». Dal 2016, inol­tre, «per com­pen­sare i futuri risparmi di spesa annul­lati dalla sen­tenza, dovrebbe essere repe­rita una cifra annua pari a 4,7 miliardi».

Debiti su debiti, quindi. E la Cgil avanza una pro­po­sta: quella di attin­gere quanto neces­sa­rio da una «patri­mo­niale sui più ric­chi», idea che non è affatto nuova per il sin­da­cato gui­dato da Susanna Camusso. Da tempo, infatti, i cigiel­lini chie­dono di far pagare un Piano straor­di­na­rio del lavoro a chi vive nel lusso, con una sorta di pere­qua­zione soli­dale. Più in gene­rale, anzi, Camusso chiede che si metta mano ai por­ta­fo­gli dei ric­chi (e non della classe media) per «cam­biare tutta la legge For­nero, senza che ciò escluda una più ampia riforma del fisco».

Ipo­tesi boc­ciata da Giu­liano Poletti, mini­stro del Wel­fare: «È ancora pre­sto per fare valu­ta­zioni» sugli effetti della sen­tenza della Con­sulta, ha spie­gato, anche se «sicu­ra­mente non faremo una patri­mo­niale» per­ché «il nostro governo vuole ridurre le tasse e non aumentarle».

Sulla sen­tenza ieri si è espresso anche il Pd, con il respon­sa­bile eco­no­mico Filippo Tad­dei: «La Con­sulta dice che la pen­sione è retri­bu­zione dif­fe­rita, allora deve essere pro­por­zio­nale ai con­tri­buti ver­sati. Se è così, vanno rial­li­neati i bene­fici pen­sio­ni­stici ai con­tri­buti effet­ti­va­mente ver­sati, man­te­nendo l’equità, quindi inter­ve­nendo solo su quelle più alte», ha spie­gato. «Le pen­sioni più basse vanno tute­late, così come dob­biamo tenere le risorse che abbiamo per la lotta alla povertà», ha aggiunto, facendo pre­ve­dere che forse le resti­tu­zioni ver­ranno fatte sol­tanto a chi aveva le pen­sioni più basse, esclu­dendo quindi quelli con asse­gni più alti.

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