Whirl­pool, esuberi a quota 2mila E il governo alza la voce

by redazione | 21 Maggio 2015 11:09

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«Com­por­ta­mento inqua­li­fi­ca­bile». «Ripre­sen­tino un altro piano indu­striale». «Pun­tano allo sfa­scio». Sem­bra incre­di­bile ma le frasi sono state pro­nun­ciate – rispet­ti­va­mente – dal mini­stro dello Svi­luppo eco­no­mico Fede­rica Guidi, dal mini­stro del Lavoro Giu­liano Poletti e dal suo sot­to­se­gre­ta­rio Teresa Bel­la­nova. Potere della mobi­li­ta­zione minac­ciata dai sin­da­cati o paura per le immi­nenti ele­zioni regio­nali, spe­cie in Cam­pa­nia e nelle Mar­che? Come fanno pen­sare le tante dichia­ra­zioni oltre le righe dei can­di­dati pre­si­denti di tutte le parti politiche?

Per un giorno il governo Renzi sem­bra comun­que aver ritro­vato la voce e deciso – final­mente – di difen­dere il lavoro in Ita­lia. Lo fa com­men­tando quanto acca­duto alla terza riu­nione della ver­tenza Whirl­pool. Era il giorno in cui si atten­de­vano nuove solu­zioni per sal­vare gli sta­bi­li­menti di Cari­naro (Caserta) e None (Torino), desti­nati alla chiu­sura, e di Alba­cina (vicino alla sto­rica sede Inde­sit di Fabriano) che dovrebbe fon­dersi con quello di Melano.

E invece la mul­ti­na­zio­nale ame­ri­cana ha sola­mente riba­dito «la ricerca di solu­zioni» men­tre ha quan­ti­fi­cato — come da richie­sta della Fiom — il numero ulte­riori esu­beri fra il per­so­nale ammi­ni­stra­tivo: più di set­te­cento con la chiu­sura della sede Inde­sit di Milano che vanno ad aggiun­gersi ai 1.350 già dichia­rati (di cui 850 a Carinaro).

Posi­zioni che hanno por­tato Fim, Fiom e Uilm a inten­si­fi­care la mobi­li­ta­zione. Se domani in tutta la pro­vin­cia di Caserta Cgil, Cisl e Uil ave­vano già pro­cla­mato uno scio­pero gene­rale di tutte l’industria (il comi­zio con­clu­sivo sarà tenuto da Marco Ben­ti­vo­gli), ieri la Fiom ha pro­po­sto «uno scio­pero gene­rale di tutto il gruppo».

«A que­sto punto siamo per pro­porre alle altre orga­niz­za­zioni una grande mobi­li­ta­zione di tutto il gruppo e di andare negli sta­bi­li­menti a discu­tere con i lavo­ra­tori», attacca Mau­ri­zio Lan­dini, spie­gando che «il con­fronto deve con­ti­nuare e la nostra lotta deve por­tare risul­tati al tavolo: non siamo dispo­ni­bili ad accet­tare licen­zia­menti e chiu­sure di stabilimenti».

Una posi­zione subito appog­giata da Gio­vanni Sgam­bati della Uilm Cam­pa­nia: «La Whirl­pool con­ti­nua a pre­sen­tarci solu­zioni cata­stro­fi­che. La mobi­li­ta­zione pro­se­guirà fin quando il piano non cam­bierà con il ritiro della chiu­sura di Cari­naro e la ridu­zione degli esu­beri», con­clude. «È un piano lacrime e san­gue, ci oppor­remo con forza», com­menta Anto­nio Spera dell’Ugl.

Molto duro anche il segre­ta­rio gene­rale della Fim Cisl Marco Ben­ti­vo­gli: «Il com­por­ta­mento dell’azienda è inac­cet­ta­bile, con 2.060 esu­beri pra­ti­ca­mente un terzo dei lavo­ra­tori sono fuori dal futuro dell’azienda. Per que­sto chie­diamo d’ora in poi la pre­senza al tavolo di rap­pre­sen­tanti del board della mul­ti­na­zio­nale sta­tu­ni­tense. Si sta gio­cando col fuoco, non sta­remo a guar­dare. Noi ave­vamo già chie­sto l’intervento del governo e siamo con­tenti che final­mente abbia fatto sen­tire la sua voce con l’azienda».

Da parte sua l’azienda con­ti­nua a spe­ci­fi­care che «nes­sun licen­zia­mento ci sarà prima del 2018». Ma l’ad Davide Casti­glioni non ha modi­fi­cato in niente il suo piano indu­striale, riman­gian­dosi gli «spi­ra­gli» dell’ultima riu­nione. Ieri ha poi sco­perto le carte sul capi­tolo ammi­ni­stra­tivi, defi­nito in una nota «piano d’integrazione»: 480 esu­beri di cui 200 a Fabriano, 200 a Come­rio e Cas­si­netta (Varese) e 80 a Milano. «In realtà al tavolo ce ne sono stati comu­ni­cati altri 200», denun­cia Bentivogli.

«Noi a dif­fe­renza degli altri sin­da­cati e del governo chie­diamo però che il con­fronto con l’azienda vada avanti allar­gan­dolo agli Rsu — spiega Michela Spera, segre­ta­rio nazio­nale Fiom pre­sente ieri al tavolo — . Abbiamo biso­gno di discu­tere seria­mente e allo stesso tempo soste­nere le nostre posi­zioni con capa­cità di mobilitazione».

Il governo invece forse spera di con­ge­lare la vicenda fino alle Regionali.

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