Ancora 20 giorni prima della Grexit

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BRUXELLES . Sull’Italia non si abbatterà una tempesta finanziaria come quella che nel 2011 per poco non fece saltare il Paese. Ne è convinto il governo, lo dicono al Tesoro e lo ribadiscono a Palazzo Chigi. E lo scandisce pubblicamente il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. In linea con il pensiero del premier Matteo Renzi, che ieri è stato tutto il giorno in contatto con il suo ministro e ha sentito Merkel, Hollande e Tsipras.
«Sono tranquillo – spiegava Padoan lasciando Bruxelles perché la stabilità dell’economia italiana si è molto rafforzata e perché se ci saranno fenomeni di instabilità di breve termine la Bce ora ha tutti gli strumenti per evitare che diventi eccessiva». Dall’osservatorio del Tesoro, ha aggiunto, non si vedono attacchi speculativi in arrivo anche se certo è possibile che si verificheranno «tensioni » sui mercati dei titoli. Ma per le autorità italiane lo spread non sarà in grado di far scuffiare il Paese.
Anche i ministri delle Finanze dell’eurozona hanno parlato del contagio. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha escluso un rischio sistemico. E oggi se ne occuperà anche la Bce con una teleconferenza dei governatori. E’ poco probabile che l’Eurotower decida di aumentare la liquidità d’emergenza per le banche greche, «perché a questo punto manca il quadro giuridico per farlo», spiegavano ieri da Francoforte, anche se certamente non sarà richiesto il rimborso immediato dei 110 miliardi con i quali in questi mesi Draghi ha tenuto in vita gli istituti e la Grecia.
E poi cosa succederà all’Italia e all’eurozona? In realtà Atene non andrà tecnicamente in default il 30 giugno, quando non rimborserà la rata da 1,6 miliardi all’Fmi, ma in teoria avrà a disposizione ancora alcuni giorni, forse un paio di settimane. Tempo durante il quale, sperano diversi governi e le istituzioni europee, i leader dell’Unione potrebbero ancora trovare un accordo.
A Bruxelles si accredita ancora un discreto margine temporale per riaprire un eventuale negoziato perché martedì l’Fmi si dovrebbe limitare a dichiarare che Atene è «in arretrato sui pagamenti». Lo comunicherà quindi al Fondo salva- stati dell’Unione (Efsf), che in questi anni ha versato alla Grecia 131 miliardi per il salvataggio su 240 totali messi a disposizione dall’Europa. L’accordo tra gli azionisti dell’Efsf, ovvero i governi dell’eurozona, è che non pretenderà l’immediato rimborso dei crediti, ma congelerà la situazione in attesa di sviluppi. Dunque Atene a livello internazionale si troverà in una “zona grigia” che potrebbe protrarsi per diversi giorni, potenzialmente fino al 20 luglio quando scadranno anche le rate della Bce.
Questo il quadro generale all’interno del quale si muoverà l’Italia. Roma ha un’esposizione bilaterale verso Atene di 10 miliardi versati nel 2010-2011 per il primo salvataggio greco e ha dato all’Efsf 27 miliardi di garanzie (dunque non cash) per il prestito di 131 miliardi. Quando al prestito bilaterale, i 10 miliardi in caso di insolvenza ellenica non avranno conseguenze immediate sui conti pubblici italiani perché la Grecia dovrebbe restituire le prime rate a partire dal 2020. E oltretutto gli interessi attivi di questo prestito prudenzialmente non sono stati iscritti a bilancio.
Le garanzie all’Efsf, invece, non sono legate al singolo prestito, ovvero a quello greco, per cui verrebbero riscosse dal Fondo salva-Stati solo nel caso in cui questo non riuscisse più a finanziarsi sul mercato a causa di una immane tempesta finanziaria della quale al momento non si vedono avvisaglie. Per l’Italia e gli altri soci della moneta unica c’è infine il rischio “tempesta finanziaria” come quella del biennio 2010-2011. I responsabili nazionali ed europei al momento non credono possa ripetersi perché le economie dei Paesi dell’euro sono più solide e perché la stessa eurozona si è irrobustita con l’Unione bancaria e lo scudo anti-spread della Bce (Omt). E poi la stessa Bce ha lanciato il quantitative easing, il vero bazooka con il quale Draghi può spegnere ogni incendio sui mercati. Infine anticipando le riforme istituzionali della moneta unica contenute nel rapporto dei 5 presidenti i ministri dell’Eurogruppo cercheranno di lanciare ai mercati un messaggio di solidità.


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