Il passo in avanti dei 5 stelle Ora anche le Regionali li premiano
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ROMA L’effetto ottico iniziale, quello di una grande avanzata, si è un po’ annacquato, man mano che sono arrivati i dati definitivi. Molti voti persi rispetto alle Europee (ma il dato riguarda tutti, Lega esclusa, a causa delle astensioni), nessun governatore conquistato e la ligure Alice Salvatore che scivola al terzo posto. Eppure il voto segna comunque un successo per i 5 Stelle. Perché il Movimento guadagna terreno in molte Regioni, insidia da vicino il Pd e per la prima volta ottiene un buon risultato nelle amministrative, confermando il minor peso dei fondatori. Niente festa questa mattina, come da annunci, ma un videomessaggio di Beppe Grillo. Che dice due cose. La prima, per rassicurare (o smentire, a seconda dei punti di vista): «Io sarò sempre presente nel Movimento assieme a Casaleggio». La seconda per dire che «il M5S è la seconda, quasi la prima, forza del Paese». Grillo, in un post, ringrazia gli italiani che hanno dato il ruolo di «primo partito al M5S in Liguria, Campania e Puglia» (ma i dati finali non confermeranno). E poi avverte: «Il prossimo ringraziamento sarà alle Politiche. Un giorno del ringraziamento con il tacchino del Pd nel forno».
Nell’attesa dell’infornata golosa, i 5 Stelle si godono i risultati a due cifre e il nuovo corso, che vede in prima linea il Direttorio. Come conferma Grillo stesso: «È stata una campagna straordinaria fatta prevalentemente dai parlamentari sempre in mezzo alla gente». Con le solite parole d’ordine, che non cambieranno: nessun accordo con gli altri partiti, intransigenza rispetto alle mediazioni e agli «inciuci», opposizione dura, ma senza troppe concessioni al folclore grillesco. Di fatto, nonostante il «io ci sarò sempre», un passo indietro Grillo lo ha fatto. E piccoli dirigenti crescono. Alessandro Di Battista, il più barricadero e pittoresco, è pronto a «riveder le stelle», come recita il suo mantra. E, salutando il risultato, chiede due conseguenze concrete: il reddito di cittadinanza subito e il ritiro immediato del decreto legge del Pd sulla scuola.
Il Pd resta l’avversario principale, anche perché è il miglior serbatoio di voti da drenare. Non a caso Grillo se la prende con il partito di Renzi: «Mi ha scioccato questo passare del Pd dal 41 per cento delle Europee alle percentuali di adesso». E ancora: «La colpa è di Renzi, una marionetta che ora va in Afghanistan e che ha avuto quel che si meritava».
Con il Pd non si tratta. Neanche il Pd di Michele Emiliano, che in Puglia sembra sempre più smarcarsi dal leader nazionale: il governatore offre alla sfidante sconfitta Antonella Laricchia l’assessorato all’Ambiente. Lei rifiuta ripetutamente, sentiti gli esponenti nazionali. Luigi Di Maio è categorico: «Noi siamo disponibili ad alleanze sui temi, per risolvere i problemi, non sulle poltrone». Ma l’opposizione per Di Maio è solo una fase: «La nostra idea di Paese passa per la testimonianza: dimostriamo quello che faremo al governo anche prima di andarci».
Quanto alle città, il Movimento di Grillo non va molto lontano nei grandi centri e riesce a portare a casa qualche sindaco di peso minore, come ad Augusta (Cettina Di Pietro) e a Pietraperzia (Antonio Bevilacqua). La strada per il governo è ancora lontana e, oltre al Pd, il maggior nemico dei 5 Stelle resta l’astensionismo. Non a caso, Vito Crimi se la prende con chi non ha votato: «Siete codardi, assenteisti e negligenti».
Alessandro Trocino
Nell’attesa dell’infornata golosa, i 5 Stelle si godono i risultati a due cifre e il nuovo corso, che vede in prima linea il Direttorio. Come conferma Grillo stesso: «È stata una campagna straordinaria fatta prevalentemente dai parlamentari sempre in mezzo alla gente». Con le solite parole d’ordine, che non cambieranno: nessun accordo con gli altri partiti, intransigenza rispetto alle mediazioni e agli «inciuci», opposizione dura, ma senza troppe concessioni al folclore grillesco. Di fatto, nonostante il «io ci sarò sempre», un passo indietro Grillo lo ha fatto. E piccoli dirigenti crescono. Alessandro Di Battista, il più barricadero e pittoresco, è pronto a «riveder le stelle», come recita il suo mantra. E, salutando il risultato, chiede due conseguenze concrete: il reddito di cittadinanza subito e il ritiro immediato del decreto legge del Pd sulla scuola.
Il Pd resta l’avversario principale, anche perché è il miglior serbatoio di voti da drenare. Non a caso Grillo se la prende con il partito di Renzi: «Mi ha scioccato questo passare del Pd dal 41 per cento delle Europee alle percentuali di adesso». E ancora: «La colpa è di Renzi, una marionetta che ora va in Afghanistan e che ha avuto quel che si meritava».
Con il Pd non si tratta. Neanche il Pd di Michele Emiliano, che in Puglia sembra sempre più smarcarsi dal leader nazionale: il governatore offre alla sfidante sconfitta Antonella Laricchia l’assessorato all’Ambiente. Lei rifiuta ripetutamente, sentiti gli esponenti nazionali. Luigi Di Maio è categorico: «Noi siamo disponibili ad alleanze sui temi, per risolvere i problemi, non sulle poltrone». Ma l’opposizione per Di Maio è solo una fase: «La nostra idea di Paese passa per la testimonianza: dimostriamo quello che faremo al governo anche prima di andarci».
Quanto alle città, il Movimento di Grillo non va molto lontano nei grandi centri e riesce a portare a casa qualche sindaco di peso minore, come ad Augusta (Cettina Di Pietro) e a Pietraperzia (Antonio Bevilacqua). La strada per il governo è ancora lontana e, oltre al Pd, il maggior nemico dei 5 Stelle resta l’astensionismo. Non a caso, Vito Crimi se la prende con chi non ha votato: «Siete codardi, assenteisti e negligenti».
Alessandro Trocino
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