La carta del governo: nuove norme sull’asilo per accelerare i rimpatri

by redazione | 26 Giugno 2015 9:17

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BRUXELLES «Dobbiamo dare l’esempio a casa nostra». C’era una volta Renzi che chiedeva a gran voce all’Europa di fare qualcosa per l’Italia, che minacciava un piano B, che giudicava del tutto insufficienti i risultati raggiunti in sede comunitaria. Da un paio di giorni il premier ha cambiato registro: ha parlato dei rimpatri che il nostro Paese non esegue, almeno nei tempi e nei numeri che Bruxelles vorrebbe, ha accettato la creazione di almeno tre hotspot sul nostro territorio, grandi centri di smistamento degli immigrati clandestini, chiesti dalla Commissione, ha detto ieri mattina ai governatori, a Palazzo Chigi, che il governo sta prendendo in considerazione «modifiche normative» al Testo unico sulla materia.
Può essere anche un modo per incassare la parziale sconfitta sulle quote, far buon viso a cattivo gioco, visti i risultati del vertice di ieri, che in sostanza ha discusso e varato un piano provvisorio e lontano dagli obiettivi originari italiani. E può anche considerarsi uno scambio con le istituzioni di Bruxelles: Juncker si è battuto per darci comunque una risposta europea, quel «primo passo» che un premier realista ora dice di considerare accettabile, l’Italia deve comunque rispondere dando maggiori garanzie rispetto al passato, e non come oggi, «producendo» di fatto più clandestini, che circolano sul territorio dell’Unione, degli altri Paesi.
Ai governatori regionali riuniti a Palazzo Chigi ieri mattina Renzi ha chiesto unità, ha detto che «non è possibile che gli altri facciano sistema a Bruxelles e noi invece costantemente ci dividiamo in casa nostra, una cosa inaccettabile e autolesionista», ha fatto intravedere una maggiore attenzione, che è poi quella che ci è stata chiesta dai Paesi che hanno fatto muro sulle quote obbligatorie, sui fatti di «casa nostra»: modifiche normative sul processo di rilascio dello status di rifugiato, troppo lungo attualmente, modifiche anche nell’organizzazione giudiziaria, nel procedimento che oggi in sostanza «aiuta» chi vuole giocare con le nostre leggi a restare sul nostro territorio per troppo tempo, modifiche infine forse anche sull’onere della prova: sia chi chiede asilo a dimostrare di averne diritto in tempi certi, non sia lo Stato a doversi fare carico delle verifiche.
Allo stesso modo, sui rimpatri, come ci è stato contestato a Bruxelles, dobbiamo cambiare registro; e in modo soft, senza aprire polemiche con il Viminale, Renzi lo ha detto. Anche questo tema fa parte di quel «lavoro che dobbiamo fare a casa nostra» di cui parlava ieri pomeriggio entrando nel palazzo del Consiglio europeo. Un lavoro che sarebbe certamente più semplice, ha detto per esempio ieri a Zaia, se almeno chi ha responsabilità istituzionali la smettesse di rilasciare interviste ai quotidiani internazionali parlando male del proprio Paese.
L’Europa per il momento ci dà una prima risposta sui rifugiati siriani ed eritrei fissando una quota, 40 mila persone, che dovrà essere discussa nei dettagli nelle prossime riunioni. In cambio chiede centri reali di smistamento dei clandestini, come a gran voce ha chiesto anche Cameron, farà arrivare circa 200 funzionari europei che collaboreranno con la nostre forze di polizia. In fondo è al momento l’unico compromesso possibile e Renzi l’ha compreso. «Non faremo mai campagna elettorale su questo tema, abbiamo un approccio realista e quello di oggi è comunque un primo passo», era la chiosa di ieri sera, nello staff del premier.
Marco Galluzzo
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