Migranti, Europa spaccata al vertice decisivo

Migranti, Europa spaccata al vertice decisivo

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BRUXELLES Dopo fitti negoziati e colpi di scena, come l’annuncio da parte dell’Ungheria della sospensione del Regolamento di Dublino poi ritrattato, i ventotto capi di Stato e di governo della Ue oggi decidono sul l’Agenda immigrazione elaborata dalla Commissione europea, che si articola su tre punti: redistribuzione e reinsediamento dei migranti richiedenti asilo, rimpatri degli irregolari economici e cooperazione con i Paesi di origine e transito.
Il risultato anticipato dalle bozze conclusive che circolavano ieri è quello di un compromesso al ribasso, anche se i principi di fondo rappresentano una svolta per la Ue: «Un approccio all’immigrazione equilibrato e geograficamente completo, basato sulla solidarietà e la responsabilità».
Il piano della Commissione piace all’Europarlamento ma non agli Stati membri, commentava ieri una fonte diplomatica, e infatti «non si va al voto per non spaccare la Ue». I Ventotto fino all’ultimo sono rimasti divisi sulla parte che riguarda la ridistribuzione obbligatoria. Contrari per motivi differenti Gran Bretagna e Danimarca, i Paesi Baltici e i Paesi dell’Est Europa con Ungheria e Slovacchia in testa, che contestano a Bruxelles di considerare emergenza solo il Mediterraneo e non il flusso di migranti che arriva in Europa attraverso i Balcani. Critici anche il Portogallo e la Spagna. L’ostacolo, alla fine, sembra essere stato superato con un escamotage lessicale, per cui l’obbligatorietà si è trasformata in un impegno volontario vincolante da parte degli Stati che «concordano sulle seguenti misure interconnesse: a) la ridistribuzione in due anni dall’Italia e dalla Grecia agli altri Stati membri di 40 mila persone in chiaro bisogno di protezione internazionale, a cui parteciperanno tutti gli Stati; b) la rapida adozione da parte del Consiglio di un meccanismo temporaneo ed eccezionale per la ridistribuzione; a tal fine tutti gli Stati membri aderiranno entro la fine di luglio alla distribuzione di tali persone». E questa è la parte debole perché i criteri individuati dalla Commissione saranno rivisti da trattative tra i vari Stati condotte dalla presidenza di turno lussemburghese. Le insistenze dei Paesi dell’Est hanno avuto anche l’effetto di ottenere — si legge nella bozza — una conferenza ad alto livello per affrontare l’impatto migratorio della rotta dei Balcani occidentali.
I fronti aperti sono numerosi. Come il canale della Manica. Il premier britannico, David Cameron, ha condannato le scene «inaccettabili a cui abbiamo assistito», riferendosi al caos al porto di Calais dove gli immigrati tentano di entrare illegalmente nel Regno Unito nascosti nei camion e ha assicurato che aumenterà la sicurezza alla frontiera, lavorando con le altre nazioni europee per «mettere fine al problema all’origine». Ma Cameron ha anche chiesto «migranti meglio schedati» e ha bacchettato il nostro Paese: «Francamente molto di questo bisogna che sia fatto in Italia, dove arrivano, piuttosto che in Francia». Roma non ha intenzione di tirarsi indietro. «I rimpatri non sono più un tabu» ha detto il premier Matteo Renzi, spiegando però che «dobbiamo evitare in Europa il ritorno dei muri», come quello annunciato dall’Ungheria al confine con la Serbia.
Francesca Basso


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