Sessanta milioni di pro­fu­ghi

Sessanta milioni di pro­fu­ghi

Loading

Forse, è il caso di dare i numeri. Alla fine del 2014 in Ita­lia sono stati cen­siti 93.715 rifu­giati con 45.749 casi di richie­sta di asilo «pen­denti». In Fran­cia, le stesse cifre sono 252.264 e 55.862. In Ger­ma­nia i pro­fu­ghi ammon­ta­vano a 216.973 con però 226.191 richie­ste di asilo. E nel Regno Unito il con­fronto segnala 117.161 rifu­giati con 36.383 domande d’asilo. Fa ecce­zione, a parità di dimen­sione, sol­tanto la Spa­gna: 5.789 stra­nieri ospi­tati e 7.525 richie­denti un per­messo d’emergenza.

È la sta­ti­stica cer­ti­fi­cata da Unhcr, l’Alto comis­sa­riato delle Nazioni unite per i rifu­giati, che ha pub­bli­cato il suo rap­porto annuale. Sono 56 pagine di numeri, gra­fici, tabelle che rac­con­tano fin nei det­ta­gli non solo i flussi, ma soprat­tutto l’esodo glo­bale inne­scato da guerre e con­flitti, ter­rore e povertà, per­se­cu­zioni e care­stie. Sono 60 milioni in fuga, come se l’intera Ita­lia si met­tesse in movi­mento verso altri Paesi.

Antó­nio Guter­res, alto com­mis­sa­rio Unhcr, spiega: «Siamo testi­moni di un vero e pro­prio cam­bio di para­digma. A livello glo­bale, un incon­trol­lato piano incli­nato in un’epoca in cui la scala delle migra­zioni for­zate, così come le neces­sa­rie rispo­ste, fanno chia­ra­mente sem­brare insi­gni­fi­cante qual­siasi cosa vista prima. È ter­ri­fi­cante che da un lato coloro che fanno scop­piare i con­flitti risul­tano sem­pre i più impu­niti, men­tre dall’altro sem­bra esserci una totale inca­pa­cità da parte della comu­nità inter­na­zio­nale a lavo­rare insieme per costruire e man­te­nere la pace».

Uno sce­na­rio più che pre­oc­cu­pante, con l’Europa alle prese con 6,7 milioni di migranti for­zati ovvero 2,3 in più rispetto al 2013. Ma in prima linea, secondo il rap­porto Unhcr, ci sono Tur­chia e Paki­stan con oltre 1,5 milioni di rifu­giati a testa. Esat­ta­mente come il Libano, dove però il rap­porto diventa di 232 rifu­giati ogni mille abi­tanti. Subito dopo ven­gono Iran, Etio­pia e Gior­da­nia a testi­mo­nianza di quali restano le «zone calde» del mondo.

Del resto, sul fronte dei rifu­giati è dal 2011 (guerra civile in Siria) che la migra­zione dal Medio Oriente si è impen­nata, aggiun­gen­dosi a quella del Nord Africa. L’ultimo lustro ha visto esplo­dere o riat­ti­varsi 15 con­flitti, di cui 8 nel Con­ti­nente Nero: Costa d’Avorio, Repub­blica Cen­tra­fri­cana, Libia, Mali, nor­dest della Nige­ria, Repub­blica Demo­cra­tica del Congo, Sud Sudan e quest’anno Burundi. Più la guerra in Siria, Iraq e Yemen e la crisi in Ucraina. Risul­tato: nella popo­la­zione pla­ne­ta­ria oggi una per­sona ogni 122 è un rifu­giato, uno sfol­lato interno o un richie­dente asilo. Per di più il 51% di que­sti pro­fu­ghi sono bam­bini o comun­que minori, spesso non accom­pa­gnati. È di fatto que­sta la mas­sima emer­genza nell’emergenza rifu­giati che cre­sce a livello globale.

Il rap­porto dell’Alto com­mis­sa­riato Onu resti­tui­sce un’altra imma­gine più che elo­quente. Ogni giorno guerre e per­se­cu­zioni pro­du­cono 42.500 indi­vi­dui costretti alla fuga dai loro Paesi. Nel 2013 erano 32.200, men­tre nel 2010 la cifra si limi­tava a 10.900.

E c’è un altro rap­porto che per­mette anche di con­ta­bi­liz­zare il costo dell’«Europa For­tezza». Si tratta dell’inchiesta Migrants files, il data­base del col­let­tivo inter­na­zio­nale di una ven­tina di cro­ni­sti, sta­ti­stici ed esperti. A par­tire dal Due­mila, i Paesi dell’Europa hanno speso 11,3 miliardi di euro per le espul­sioni dei migranti più altri 1,6 miliardi nel con­trollo delle fron­tiere. Cifre che riguar­dano i 28 mem­bri dell’Unione euro­pea più Nor­ve­gia, Sviz­zera e Islanda.

Una sin­gola espul­sione, media­mente, com­porta una spesa di 4.000 euro di cui la metà solo in spese di tra­sporto dei migranti. L’Agenzia Ue Fron­tex ha uti­liz­zato circa un miliardo e i paesi del Medi­ter­ra­neo almeno 70 milioni per l’acquisto di imbar­ca­zioni, visori not­turni, droni e altri mezzi tec­no­lo­gici. C’è un altro aspetto che riguarda i costi: a par­tire dal 2011 l’Italia ha pagato 17 milioni al governo della Libia per l’addestramento di chi doveva pat­tu­gliare le coste anche a bordo di nuove navi attrez­zate. La Spa­gna, invece, ha pagato 10 milioni la manu­ten­zione delle «can­cel­late» nei con­fini di Ceuta e Melilla.

L’altra fac­cia della meda­glia è rap­pre­sen­tata dai 15,7 miliardi incas­sati dai traf­fi­canti gra­zie ai migranti che vole­vano sbar­care in Europa. L’inchiesta Migrants files non lascia così troppi mar­gini di equi­voco sul flusso di denaro col­le­gato all’esodo del Duemila.



Related Articles

Elezioni. Contare non sbarrare

Loading

Elezioni. La strada per un Europa dei popoli è lunga e dif­fi­cile, nella poli­tica e nel diritto

Ungheria. Ultimatum dell’Europa a Orbán per il rispetto dei diritti Lgbtqi+

Loading

Bruxelles. La Commissione Ue ha precisato ieri le azioni legali possibili: penalità finanziarie e blocco dei fondi. I commissari Reynders (giustizia) e Breton (mercato interno) scrivono a Orbán, nel mirino la legge che equipara pedofilia, pornografia e omosessualità. I paesi dell’est tacciono

L’economia politica del renzismo

Loading

Renzinomics. Meno attenzione per Parigi e le periferie europee, più legami con la City di Londra. Il sostegno dall’alto di un blocco d’interessi che va dalla rendita finanziaria e immobiliare alla Confindustria, fino alle piccole imprese con l’acqua alla gola. Il populismo rottamatorio. Cosa si intravvede all’orizzonte del nuovo governo

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment