«Sgomberare i campi rom» Alfano apre il nuovo fronte
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ROMA Si apre un nuovo fronte nella partita già complessa sui migranti. A sorpresa, mentre al Viminale è in corso la riunione con governatori e sindaci per la distribuzione dei profughi su tutto il territorio, il ministro Angelino Alfano invia un tweet: «I campi rom vanno smantellati». Quanto basta per scatenare nuove polemiche tanto che pochi minuti dopo è lo stesso titolare dell’Interno a inviare un altro messaggio per chiarire: «Accordo con i sindaci sui campi rom. Andiamo avanti! La giusta direzione».
La linea emersa durante la riunione è di sgomberare i campi abusivi dando poi «contributi economici ai Comuni che troveranno soluzioni abitative». I nomadi che accettano potranno rimanere in Italia, gli altri dovranno essere rimpatriati. La materia è controversa, difficile che tutti gli amministratori locali siano d’accordo tanto che a tarda sera è il primo cittadino di Torino Piero Fassino a chiarire: «Superare i campi rom significa superare quelli esistenti per avere soluzioni più civili, nessuno ha in mente le ruspe di Salvini. Il governo creerà un fondo apposito sulla base del quale Comuni e Prefetture faranno gli interventi».
Il problema sarà proprio quello di trovare i fondi, visto che le risorse scarseggiano e soprattutto che le strutture dove alloggiare gli stranieri sono già pochissime. E, se si escludono Lombardia, Veneto e Liguria, gli altri sono apparsi collaborativi sulla possibilità di aprire un hub in ogni Regione. Un’apertura visto che la situazione sta peggiorando e dall’Europa non arriva alcun segnale positivo sulla possibilità che entro fine mese si possa raggiungere un accordo concreto per inviare altrove almeno una parte dei migranti giunti in Italia negli ultimi mesi.
Categorico è il governatore del Veneto Luca Zaia quando ribadisce «il nostro no e non si tratta di una questione politica visto che abbiamo dato la stessa risposta nel 2011 anche al governo Berlusconi. Abbiamo già dato, ospitiamo 3.966 persone e non siamo disponibili ad averne di più. In ogni caso chi pensa che il problema sia trasferire 24 mila profughi in Europa non capisce che è solo una barzelletta. La nostra linea è seria ed espressa già da tempo. Bisogna creare degli hub in Africa, come si fece nel 2011, dove accogliere i flussi, aiutare i bisognosi e riconoscere i veri profughi distinguendoli dai migranti economici che, oggi come oggi, sono non meno dei due terzi del totale. Se non si possono fare in Libia, il governo attivi i suoi contatti internazionali al più presto per realizzarli in Paesi contermini, come potrebbero essere Egitto e Tunisia».
In realtà il governo si è già attivato, ma la strada appare difficile da percorrere, quantomeno in tempi brevi. Anche perché è necessario un via libera dell’Onu, che dovrebbe istallare nei centri delle postazioni per la presentazione delle richieste di asilo e soprattutto ottenere il via libera da tutti gli Stati africani, finora piuttosto restii a cedere su questa eventualità.
Molto più collaborativa è apparsa la governatrice del Friuli Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, sia pur con qualche distinguo. È proprio lei a sottolineare infatti come «le autorità centrali devono assumersi anche formalmente l’impegno di considerare gli arrivi da terra nelle quote assegnate al Friuli Venezia Giulia visto che nei numeri complessivi questo numero continua a mancare. Noi abbiamo fatto la nostra parte e continueremo a farla, ma dobbiamo avere strumenti che ci mettano in condizione di affrontare l’emergenza, procedure rapide».
La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi in vista del vertice europeo del 25 giugno. La partita appare tutt’altro che chiusa, ci sono ancora alcune difficoltà ma sui centri di smistamento sembra si sia arrivati ad un’intesa che possa reggere davvero.
La linea emersa durante la riunione è di sgomberare i campi abusivi dando poi «contributi economici ai Comuni che troveranno soluzioni abitative». I nomadi che accettano potranno rimanere in Italia, gli altri dovranno essere rimpatriati. La materia è controversa, difficile che tutti gli amministratori locali siano d’accordo tanto che a tarda sera è il primo cittadino di Torino Piero Fassino a chiarire: «Superare i campi rom significa superare quelli esistenti per avere soluzioni più civili, nessuno ha in mente le ruspe di Salvini. Il governo creerà un fondo apposito sulla base del quale Comuni e Prefetture faranno gli interventi».
Il problema sarà proprio quello di trovare i fondi, visto che le risorse scarseggiano e soprattutto che le strutture dove alloggiare gli stranieri sono già pochissime. E, se si escludono Lombardia, Veneto e Liguria, gli altri sono apparsi collaborativi sulla possibilità di aprire un hub in ogni Regione. Un’apertura visto che la situazione sta peggiorando e dall’Europa non arriva alcun segnale positivo sulla possibilità che entro fine mese si possa raggiungere un accordo concreto per inviare altrove almeno una parte dei migranti giunti in Italia negli ultimi mesi.
Categorico è il governatore del Veneto Luca Zaia quando ribadisce «il nostro no e non si tratta di una questione politica visto che abbiamo dato la stessa risposta nel 2011 anche al governo Berlusconi. Abbiamo già dato, ospitiamo 3.966 persone e non siamo disponibili ad averne di più. In ogni caso chi pensa che il problema sia trasferire 24 mila profughi in Europa non capisce che è solo una barzelletta. La nostra linea è seria ed espressa già da tempo. Bisogna creare degli hub in Africa, come si fece nel 2011, dove accogliere i flussi, aiutare i bisognosi e riconoscere i veri profughi distinguendoli dai migranti economici che, oggi come oggi, sono non meno dei due terzi del totale. Se non si possono fare in Libia, il governo attivi i suoi contatti internazionali al più presto per realizzarli in Paesi contermini, come potrebbero essere Egitto e Tunisia».
In realtà il governo si è già attivato, ma la strada appare difficile da percorrere, quantomeno in tempi brevi. Anche perché è necessario un via libera dell’Onu, che dovrebbe istallare nei centri delle postazioni per la presentazione delle richieste di asilo e soprattutto ottenere il via libera da tutti gli Stati africani, finora piuttosto restii a cedere su questa eventualità.
Molto più collaborativa è apparsa la governatrice del Friuli Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, sia pur con qualche distinguo. È proprio lei a sottolineare infatti come «le autorità centrali devono assumersi anche formalmente l’impegno di considerare gli arrivi da terra nelle quote assegnate al Friuli Venezia Giulia visto che nei numeri complessivi questo numero continua a mancare. Noi abbiamo fatto la nostra parte e continueremo a farla, ma dobbiamo avere strumenti che ci mettano in condizione di affrontare l’emergenza, procedure rapide».
La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi in vista del vertice europeo del 25 giugno. La partita appare tutt’altro che chiusa, ci sono ancora alcune difficoltà ma sui centri di smistamento sembra si sia arrivati ad un’intesa che possa reggere davvero.
Fiorenza Sarzanini
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