Tsipras accusa: “FMI criminale”. Incubo Grexit sui mercati

by redazione | 17 Giugno 2015 9:19

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ATENE. «Stiamo scherzando con il fuoco ». Il sole di Atene picchia forte e caldo sul coloratissimo muro di spezie. Asteris Papadopoulos- accovacciato tra una pila di bastoncini di cannella e un mucchio di origano nel suo chiosco all’Agorà – ha la radio sintonizzata in diretta sul discorso di Alexis Tsipras ai suoi compagni di partito. E quello che sente non gli piace affatto. «Ma come si fa? Chiama il Fondo monetario criminale, accusa la Bce di asfissiarci – traduce- . Può darsi abbia ragione, ma è come mordere la mano di chi ti dà da mangiare. Senza i loro soldi falliamo in una settimana. E io chiudo bottega». Cinque mesi fa Asteris ha votato per la prima volta Syriza. «E non sono pentito – assicura – . Il governo si è battuto bene. Il vero guerriero però è quello che sa quando smettere di combattere. E oggi è il momento. Voglio un accordo, anche un brutto accordo, prima che sia troppo tardi».
Vox populi, vox dei: Atene e la Troika devono fare la pace. C’è qualche voce fuori dal coro. Un pezzo del partito del premier è pronto a rompere con Bruxelles in nome della fedeltà alle promesse elettorali. I sondaggi e (per quel che valgono) quattro chiacchere sotto il Partenone dicono però che la corda è stata tirata troppo. E che la maggioranza del Paese non vuole fare salti nel buio e tifa per il compromesso. Cinque anni di austerity e di crisi hanno messo a dura prova il portafoglio e i nervi di tutti. Il 54,7% dei greci – calcola un sondaggio Gpo fresco di stampa- è convinto che Tsipras abbia giocato bene le sue poche carte. Ma per il 69,7% di loro bisogna rimanere nell’euro «a qualsiasi costo», anche accettando ( 56,5%) un’intesa pessima.
«Sognare è giusto e bello. Ma bisogna anche essere realisti – ammette Helena Lambridis, seduta dietro il banchetto degli aliscafi Sea Jets sul molo del Pireo – . Siamo tutti stanchi. Qui nel 2009 lavoravamo in tre per vendere i biglietti e c’era la coda di turisti alle sei di mattina. Poi il lavoro è crollato e sono rimasta da sola. Ora che le cose stanno iniziando ad andare meglio, non voglio che l’orologio della crisi torni indietro». Lei ha una sola speranza: «Veder sparire il nome della Grecia dalle notizie d’apertura dei Tg internazionali. Non sentir più parlare d’austerità, dimenticare Dijsselbloem e cancellare dal vocabolario la parola default!». Meglio non dirle che le agenzie di stampa stanno già battendo la notizia di possibili controlli sui capitali e di tetti di prelievi ai Bancomat, il possibile colpo di grazia per l’industria delle vacanze nell’Egeo.
Il timore di una Grexit scolora pure le differenti sfumature della politica. «Io ho votato Samaras e sono convinta che se avesse vinto lui le cose oggi andrebbero meglio – racconta Maria, 24 anni e una bella bimba in passeggino che mangia soddisfatta un gelato al fresco della fontana di Syntagma – . Tsipras ci ha riportato in recessione ma ora faccio il tifo per lui. Serve un accordo. Sono sicura che il presidente del Consiglio e Merkel l’hanno già firmato e che gli strappi di queste ore sono solo un artificio scenografico per ammorbidire le posizioni dei duri e puri. Qui in Grecia e in Germania ». Una forzatura necessaria, sostiene, «perché la rappresentanza parlamentare di Syriza è cresciuta nei ranghi di partito e nella cultura dell’opposizione e non è uno specchio fedele dell’eterogeneo 36,3% di greci che l’hanno eletta ».
Lei, come Helena e Asteris, sogna la “kolotoumba”, un dietrofront del governo e della Troika che consenta di chiudere lo scontro Atene-Bruxelles con un pareggio onorevole per tutti. Per Stavros Moulopoulos invece – studente di ingegneria vestito in bianco-rosso per festeggiare lo scudetto nel basket dell’Olimpiakos – questa prospettiva è un incubo. «Non si fidi dei sondaggi – dice – . Fuori dall’euro noi staremmo meglio. Lo pensano in molti e lo dicono in pochi. Siamo la cavia di un esperimento di laboratorio. Ci tolgono l’ossigeno un po’ alla volta per vedere fino a quanto resistiamo. Meglio staccare la spina subito, farsi qualche mese d’inferno ma riprenderci in mano il nostro destino». L’Europa? «Se è quella che vuole tagliare da 658 a 612 euro al mese la pensione di mio padre, preferisco lasciarla agli italiani. Tanto poi la stessa medicina la rifilano a voi». Non dovrà aspettare molto tempo per vedere se il suo incubo si materializzerà. Tra 13 giorni la Grecia deve restituire 1,6 miliardi all’Fmi. «Senza accordo non abbiamo i soldi per pagare», ha detto piatto piatto Tsipras. E se non paga, la Grecia va in default. «Speriamo», dice Stavros. Al limite saranno problemi per chi resta nella terra della dracma. Male che vada lui ha già un’offerta («da un’industria meccanica della Renania- Vestfalia») per andare a lavorare in Germania.
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