Alexis Tsipras: «Votiamo no e restiamo uniti»

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Il momento della demo­cra­zia e della respon­sa­bi­lità è arri­vato. È ora che le sirene dell’allarmismo e del disfat­ti­smo tac­ciano. Quando un popolo prende il futuro nelle pro­prie mani non ha niente da temere. Andiamo tutti alle urne con calma e fac­ciamo la nostra scelta, valu­tando gli argo­menti e non gli slogan.

Ieri è acca­duto un fatto di grande impor­tanza poli­tica. È stato pub­bli­cato il rap­porto del Fmi per l’economia greca. Un rap­porto che ha reso giu­sti­zia al governo greco, per­ché con­ferma quanto è ovvio, cioè che il debito greco non è soste­ni­bile. Loro stessi dicono che l’unico modo per ren­dere soste­ni­bile il debito e per aprire la strada alla ripresa sia quello di pro­ce­dere a un taglio del debito del 30%, con­ce­dendo un periodo di gra­zia di 20 anni. Que­sta posi­zione, però, i cre­di­tori non l’hanno mai espo­sta al governo greco durante i 5 mesi della trat­ta­tiva. Anche nella pro­po­sta finale delle isti­tu­zioni, quella che dome­nica il popolo viene chia­mato ad appro­vare o respin­gere, ogni posi­zione simile è assente.

Il rap­porto del Fmi rende giu­sti­zia alla nostra scelta di non accet­tare un accordo che ignora il grande pro­blema del debito. In poche parole, il prin­ci­pale ispi­ra­tore del memo­ran­dum viene adesso a con­fer­mare la nostra giu­sta valu­ta­zione, ovvero che la pro­po­sta che ci viene data non porta a un’uscita dalla crisi. Cer­chiamo allora di capire, tutti noi. Dome­nica non si decide sulla per­ma­nenza della Gre­cia in Europa.

Si decide se, sotto ricatto, dob­biamo accet­tare il pro­se­gui­mento di una poli­tica senza via d’ uscita, come ormai ammet­tono i suoi stessi ideatori.

Dome­nica si decide se dob­biamo dare il nostro accordo alla morte lenta dell’economia e all’impoverimento della società, se dob­biamo accon­sen­tire a tagliare ulte­rior­mente le pen­sioni, per ripa­gare un debito non soste­ni­bile coi risparmi dei pen­sio­nati, o, se, con deter­mi­na­zione, dob­biamo raf­for­zare il nostro potere nego­ziale, per rag­giun­gere un accordo che ponga defi­ni­ti­va­mente fine a que­sto cata­stro­fico quinquennio.

Gre­che e greci, ora che ci divide poco tempo dall’apertura delle urne, dob­biamo tutte e tutti mostrarci respon­sa­bili, rispet­tando le opi­nioni con­tra­rie alle nostre, e affron­tare uniti il nostro comune futuro.
Qual­siasi fosse la nostra scelta di dome­nica, lunedì nulla ci divi­derà. Nes­suno mette in dub­bio la per­ma­nenza del paese in Europa. Il ‘no’ ad un accordo non soste­ni­bile non signi­fica rot­tura con l’Europa. Signi­fica pro­se­gui­mento dei nego­ziati in con­di­zioni migliori per il popolo greco.

Vi rivolgo dun­que l’invito di opporre un no agli ulti­ma­tum, ai ricatti, alla cam­pa­gna della paura. Ma vi rivolgo anche l’invito di dire di no alla divi­sione. No a chi cerca di spar­gere il panico e di impe­dirvi di deci­dere con calma e respon­sa­bi­lità per il vostro futuro. Vi rivolgo l’invito di deci­dere con deter­mi­na­zione a favore della demo­cra­zia e della dignità. Per una Gre­cia orgo­gliosa e fiera in un’Europa demo­cra­tica e solidale.

(a cura di Tonia Tsitsovic)



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