BERLINO. Non un grammo in più di quanto è stato concesso finora, anzi: l’asticella delle condizioni minime per restare in gioco viene ancora alzata. Così, con quello che la Associated press definisce “a stranglehold”, un laccio strozzante al collo della Grecia, la Banca centrale europea ha preso posizione ieri sera sul caso ellenico che fa vacillare l’eurozona. Mentre Angela Merkel, a Parigi con François Hollande, esigeva da zarina “proposte urgenti” ateniesi, mentre le banche greche a corto di liquidità annunciavano altri tre giorni di chiusura prolungabili fino a lunedì prossimo temendo che si svuotino anche i Bancomat, il board della Bce, riunito in teleconferenza da Mario Draghi, prendeva posizione. Una posizione dura: la linea di credito straordinaria ELA viene mantenuta al suo livello attuale, 89 miliardi di euro, in buona parte già usati dalla Banca centrale ellenica per la respirazione artificiale agli istituti di credito del paese. Ma non solo non verrà aumentata, come invece chiedeva Tsipras: il livello dei collaterali forniti come garanzia dalla Grecia sul credito d’urgenza verrà ridotto. Brutto segno, quasi un calo di rating, per gli ellenici ribelli.
E’una stretta dura, proprio mentre il sempre più potente Bundesminister Wolfgang Schaeuble faceva sapere, inflessibile, a Berlino, che di haircut, cioè taglio del debito greco, non si parla: «Non è nel nostro programma».
Le banche greche dovranno dunque aumentare i titoli in loro possesso portati come garanzie alla Bce per avere la liquidità d’emergenza. «I nostri istitu- ti hanno ancora abbastanza collaterale per far fronte alle nuove richieste della Bce», dicono ad Atene, ma il segnale che i giorni, anzi le ore sono contate, è chiaro.
Tutto indica che solo in questo modo Draghi è riuscito a mantenere compatto il board della massima istituzione europea. Tra le colombe, incoraggiate da Parigi e Roma e i falchi seguaci della linea Bundesbank di Jens Weidmann. Il quale, pur preoccupato dei costi di una Grexit per il bilancio tedesco, sicuramente vuole alzare il tono con Atene dopo lo schiaffo del “no”. E allora ecco il compromesso: la linea di credito speciale ELA ( emergency liquidity assistance, ossia liquidità d’emergenza) viene mantenuta e non smantellata come chiedeva Widmann. Ma alla richiesta greca di elevarla vien risposto di no. E i titoli a garanzia vengono svalutati, «dunque per ogni euro che avranno dovranno fornirnedi più», dicono all’Eurotower. E aggiungono: «E’una misura precauzionale doverosa della Bce, è importante che le loro banche abbiano ancora abbastanza titoli da fornire, altrimenti sarebbe stato necessario cominciare a chiedere la restituzione dei crediti ELA, e non ci sembra il caso in queste ore e in questa situazione».
I crediti ELA sono l’ultima spiaggia cui le banche di un paese dell’eurozona possono ricorrere quando non hanno più accesso alle fonti tradizionali. La banca centrale greca fu costretta a chiederli dopo che, in risposta alla minaccia di Atene di lasciare il programma di risanamento, la Bce vietò l’uso di titoli sovrani ellenici come collaterale.
Con la decisione di ieri Draghi non ha ancora staccato la spina, ma quella liquidità, tanto usata nelle ultime settimane è già quasi esaurita.
La Bce è invece tornata a rassicurare l’eurozona: «La Banca monitora da vicino i mercati finanziari- dice la nota- ed è pronta ad usare ogni strumento a disposizione per assicurare la stabilità dell’area euro».