“ Cannabis libera ma mai all’aperto” battaglia sulla legge

by redazione | 16 Luglio 2015 8:58

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ROMA . Canne libere e polemiche. La campagna per la legalizzazione della marijuana parte ufficialmente da Montecitorio. Dopo mesi di trattative, duecentodiciotto parlamentari sottoscrivono il disegno di legge per regolarizzare la vendita della cannabis. Una pattuglia trasversale e agguerrita. Tra loro, sessantacinque dem, un centinaio di grillini, l’intero gruppo di Sel, qualche centrista e pure due berlusconiani di estrazione liberale: Antonio Martino e Monica Faenzi. Un attimo dopo la conferenza stampa dell’intergruppo guidato da Benedetto Della Vedova, però, l’area di governo si spacca. Con il Nuovo centrodestra che avverte Palazzo Chigi: «È inaccettabile procedere con maggioranze trasversali ».
Il progetto propone un’autentica rivoluzione nella galassia delle droghe leggere. Con la nuova legge, i maggiorenni potranno possedere tra le quattro mura domestiche fino a quindici grammi di cannabis per uso ricreativo (solo cinque grammi fuori dal proprio domicilio), mentre le canne continueranno a essere off limits per i minorenni. E sempre a casa sarà possibile coltivare — non venderne il “raccolto”, però — fino a cinque piantine di marijuana, a patto che si comunichi il possesso all’ufficio dei Monopoli.
Il vero colpo grosso degli antiproibizionisti è però un altro. Il ddl dell’intergruppo parlamentare introduce la vendita al dettaglio. Veri e propri negozi, con tanto di licenza. Un’impresa commerciale, insomma, con un ciclo che parte dalla coltivazione, passa per la lavorazione autorizzata dai Monopoli e si conclude dietro al bancone del coffee-shop. Vietato pero l’import-export della sostanza, così come il consumo di marijuana in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Come fumare liberamente, allora? In poltrona nella propria abitazione, oppure iscrivendosi a un “Cannabis social club”, un’associazione senza fini di lucro. Cinquanta associati, duecentocinquanta piantine e la comune passione per le canne.
Con il provvedimento si punta anche a favorire la prescrizione dei farmaci a base di cannabis. Tra i divieti, invece, resta in piedi quello della guida in stato di alterazione da marijuana. Quanto ai proventi della legalizzazione, il 5% sarà destinato a finanziare il Fondo nazionale per la lotta alla droga.
La trasversalità della proposta è la forza e insieme il rischio del progetto dell’intergruppo dell’ex radicale Della Vedova. Il sogno è di avviare alla Camera la discussione in commissione prima della pausa estiva. Difficile però convincere i centristi governativi della bontà dell’operazione, impossibile conquistare il blocco di destra che si oppone al via libera alle canne. E infatti le resistenze del Nuovo centrodestra non tardano ad arrivare, per bocca di Maurizio Lupi: «La legalizzazione? Per quanto mi riguarda se la possono scordare». Gli argomenti sono già noti e tocca comunque al capogruppo alfaniano ribadirli: «Nessuno ci assicura che l’accesso facile alle sostanze cosiddette “leggere” scongiurerebbe il salto verso le droghe più pesanti». Poi arriva la minaccia contro l’esecutivo, anche se per adesso solo implicita: «Non è pensabile che su tematiche che hanno evidenti implicazioni sociali ed etiche si proceda a strappi, cercando maggioranze trasversali che non saranno mai quella che sostiene il governo». Anche Pino Pisicchio, presidente del Misto, si preoccupa: «Il Parlamento si esprima liberamente, ma attenzione a non trascurare la tutela dei minori». Mettono agli atti la propria contrarietà anche Fratelli d’Italia e la Lega. Con Matteo Salvini che azzarda un parallelo bizzarro: «Personalmente sono favorevole alla legalizzazione della prostituzione. Fino a prova contraria il sesso non fa male, la cannabis sì».
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