I roghi delle chiese in America Torna lo spettro del Ku Klux Klan
Print this article Font size -16+
WASHINGTON Bruciano le chiese. Dalla Florida fino in Ohio. Vanno in fiamme per colpa di un fulmine. O perché qualcuno gli ha dato fuoco. Un piromane, magari un razzista. Tutto resta aperto nelle indagini condotte da diverse agenzie.
Alcune dei sette templi distrutti da roghi nell’arco di poche settimane erano afro-americani. Un particolare che unito alla strage compiuta a Charleston dal killer xenofobo Dylann Roof ha messo in allarme la comunità nera. Qualcuno teme di essere tornato indietro nel tempo, quando il Ku Klux Klan imperversava con le sue incursioni. Sono atmosfere da «Mississippi Burning», dove ricordi di un passato feroce e nuove tensioni rendono tutto più cupo. Le autorità sono prudenti. Le diverse polizie guardano caso per caso mentre l’Fbi sorveglia da vicino pronta a intervenire nel caso la serie di episodi faccia parte di un’offensiva pianificata o ispirata.
L’ultima ridotta in cenere è stata la Mount Zion di Greeleyville, un centinaio di chilometri da Charleston, in South Carolina. L’incendio l’ha divorata, consumata, lasciando in piedi solo le pareti. La comunità di colore si è affidata agli investigatori. Ferita e scossa, anche perché la chiesa era già stata distrutta nel 1995. Allora non c’erano stati dubbi sulle cause. Il sito religioso era stato colpito da un atto doloso, non isolato. Nel periodo di due anni ben 30 le chiese cancellate da mano criminali (e razziste) che avevano agito in numerose parti del sud degli Stati Uniti.
Questa volta potrebbero non essere coinvolti gli incappucciati «bianchi». I vigili del fuoco sostengono che la notte dell’incendio c’è stato un temporale forte ed un fulmine potrebbe aver innescato la prima scintilla. Gli esperti della Scientifica sono ancora al lavoro. Per dovere e perché la comunità vuole sapere. Stessa situazione nelle altre località dove si sono verificati episodi analoghi. Su sette casi almeno tre sono stati definiti dolosi, per gli altri non c’è alcuna certezza che si sia trattato di un attentato; per uno la colpa è stata data ad un albero caduto sul tetto. Anche sul movente ipotesi diverse: l’azione di un segregazionista ma anche di vandali.
La campagna contro i luoghi di preghiera ha una sua storia. Gli incendiari hanno agito ai tempi della guerra civile, poi negli anni ‘60, quando con la benzina usarono l’esplosivo. Cosa che accade a Birmingham: 4 vittime. E non si sono fermati, tant’è che sotto la presidenza Clinton venne creata un’unità speciale per affrontare la minaccia. Iniziativa accompagnata da leggi più severe.
Il «clima» di queste ultime settimane ha aumenta le paure. L’attacco di Charleston, il giovane che sognava di provocare la guerra civile con una strage di fedeli neri, ha scosso il Paese riportando l’attenzione su eventi minori e su una realtà estremista che si è nascosta tra le pieghe di Internet. Sono spuntati i legami dell’omicida con ambienti che continuano nella propaganda razzista. Un lupo solitario ispirato però da un branco che non hai mai smesso la caccia.
Guido Olimpio
Alcune dei sette templi distrutti da roghi nell’arco di poche settimane erano afro-americani. Un particolare che unito alla strage compiuta a Charleston dal killer xenofobo Dylann Roof ha messo in allarme la comunità nera. Qualcuno teme di essere tornato indietro nel tempo, quando il Ku Klux Klan imperversava con le sue incursioni. Sono atmosfere da «Mississippi Burning», dove ricordi di un passato feroce e nuove tensioni rendono tutto più cupo. Le autorità sono prudenti. Le diverse polizie guardano caso per caso mentre l’Fbi sorveglia da vicino pronta a intervenire nel caso la serie di episodi faccia parte di un’offensiva pianificata o ispirata.
L’ultima ridotta in cenere è stata la Mount Zion di Greeleyville, un centinaio di chilometri da Charleston, in South Carolina. L’incendio l’ha divorata, consumata, lasciando in piedi solo le pareti. La comunità di colore si è affidata agli investigatori. Ferita e scossa, anche perché la chiesa era già stata distrutta nel 1995. Allora non c’erano stati dubbi sulle cause. Il sito religioso era stato colpito da un atto doloso, non isolato. Nel periodo di due anni ben 30 le chiese cancellate da mano criminali (e razziste) che avevano agito in numerose parti del sud degli Stati Uniti.
Questa volta potrebbero non essere coinvolti gli incappucciati «bianchi». I vigili del fuoco sostengono che la notte dell’incendio c’è stato un temporale forte ed un fulmine potrebbe aver innescato la prima scintilla. Gli esperti della Scientifica sono ancora al lavoro. Per dovere e perché la comunità vuole sapere. Stessa situazione nelle altre località dove si sono verificati episodi analoghi. Su sette casi almeno tre sono stati definiti dolosi, per gli altri non c’è alcuna certezza che si sia trattato di un attentato; per uno la colpa è stata data ad un albero caduto sul tetto. Anche sul movente ipotesi diverse: l’azione di un segregazionista ma anche di vandali.
La campagna contro i luoghi di preghiera ha una sua storia. Gli incendiari hanno agito ai tempi della guerra civile, poi negli anni ‘60, quando con la benzina usarono l’esplosivo. Cosa che accade a Birmingham: 4 vittime. E non si sono fermati, tant’è che sotto la presidenza Clinton venne creata un’unità speciale per affrontare la minaccia. Iniziativa accompagnata da leggi più severe.
Il «clima» di queste ultime settimane ha aumenta le paure. L’attacco di Charleston, il giovane che sognava di provocare la guerra civile con una strage di fedeli neri, ha scosso il Paese riportando l’attenzione su eventi minori e su una realtà estremista che si è nascosta tra le pieghe di Internet. Sono spuntati i legami dell’omicida con ambienti che continuano nella propaganda razzista. Un lupo solitario ispirato però da un branco che non hai mai smesso la caccia.
Guido Olimpio
Related Articles
L’Alto commissariato Onu dice basta ai migranti riportati in Libia
Il leghista: «I porti restano chiusi. Sto trattando con Tripoli». La Germania lascia la missione Sophia: «Stanchi dell’Italia»
Ebola, ricoverato infermiere italiano dopo la missione in Sierra Leone
Sardo, 37 anni, il volontario di Emergency positivo al test. Trasferito allo Spallanzani
In Senegal cala Wade e sale Sall
Il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Senegal si terrà il prossimo 25 marzo. Come di consueto le forze armate voteranno una settimana prima per garantire il presidio dei seggi elettorali. A nulla è servito il ricorso presentato al Consiglio costituzionale dal presidente in carica Wade per «forzare» i risultati del primo turno elettorale dello scorso febbraio, eliminando il ricorso al ballottaggio.
No comments
Write a comment
No Comments Yet!
You can be first to comment this post!