I sin­da­cati europei si schierano per il no

by redazione | 5 Luglio 2015 17:59

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«Le ricette della troika sono state un disa­stroso fal­li­mento, e stanno met­tendo in peri­colo non solo la Gre­cia ma poten­zial­mente anche altri paesi dell’eurozona a causa di finan­zieri glo­bali e spe­cu­la­tori asse­tati di profitto».

Sono le parole di Sha­ran Bur­row, segre­ta­rio gene­rale dell’ Ituc (la Con­fe­de­ra­zione sin­da­cale inter­na­zio­nale), per la quale è neces­sa­ria la ristrut­tu­ra­zione del debito. In Europa invece, il 30 giu­gno, Yanis Pana­go­pou­los, pre­si­dente della Con­fe­de­ra­zione gene­rale dei lavo­ra­tori (Gsee, il più grande sin­da­cato greco del set­tore pri­vato) ha fir­mato assieme al pre­si­dente del Dbg (la Con­fe­de­ra­zione sin­da­cale tede­sca, che rac­co­glie più di 6 milioni di iscritti) Rei­ner Hof­f­mann una let­tera in cui si rico­no­sceva il valore del refe­ren­dum e si richie­deva un’estensione del pac­chetto di aiuti fino all’esito del refe­ren­dum e una dila­zione del paga­mento della rata al Fmi.

Desta quindi stu­pore la posi­zione assunta il giorno dopo dalla ple­na­ria del Gsee che ha invi­tato a riti­rare il refe­ren­dum per paura di una lace­ra­zione sociale all’interno del paese. Riba­dendo però l’opposizione «in maniera irre­vo­ca­bile ad ogni tipo di memo­ran­dum (…) sia che venga dai cre­di­tori, sia dal governo» accanto alla volontà di rima­nere in un’Europa fede­rale soli­dale e di tenere la moneta unica.

La Con­fe­de­ra­zione sin­da­cale euro­pea (l’Etuc) ha sot­to­scritto l’appello. Con­tem­po­ra­nea­mente però molti sin­da­cati che fanno parte dell’Etuc hanno invi­tato i pro­pri iscritti a mani­fe­stare in soli­da­rietà del popolo greco ricat­tato dalle èli­tes euro­pee dispo­ste a far sfa­sciare l’Europa pur di impar­tire la lezione a chiun­que osi disco­starsi dall’ortodossia neo­li­be­rale. In Ita­lia il 4 luglio Cgil, Cisl e Uil hanno fir­mato un comu­ni­cato in cui si auspica una ristrut­tu­ra­zione del debito, con­dan­nando la pos­si­bi­lità di un enne­simo salasso per i ceti già dura­mente col­piti durante gli ultimi anni di gestione della crisi e invi­tando quindi un piano per la crescita.

In Fran­cia le sezioni dell’Ile-de-France della sto­rica Cgt (700.000 iscritti), del Fo (Force Ouvriere, 500.000 iscritti), del Fsu (Fede­ra­tion Syn­di­cate Uni­ta­rie, 300.000 iscritti, fun­zione pub­blica) e Soli­dai­res hanno con­vo­cato una mani­fe­sta­zione «in difesa della sovra­nità greca» per il 2 luglio. Attac­cano Fmi, Com­mis­sione e Bce per aver usato la Gre­cia come «labo­ra­to­rio», instau­rando un falso nego­ziato basato su «imple­men­ta­zione di poli­ti­che neo­li­be­rali o nulla».

La Cgt in un comu­ni­cato del 30 Giu­gno accusa Mer­kel, Hol­lande e Lagarde di pro­porre un vero dik­tat. Soli­dai­res parla di «colpo di stato finan­zia­rio», addi­tando le poli­ti­che «auto­ri­ta­rie e anti­de­mo­cra­ti­che che affos­sano i lavo­ra­tori». La Fsu demi­sti­fica la reto­rica dei media main­stream e le poli­ti­che di «fiscal water­boar­ding», affer­mando che «Quanto accade in Gre­cia (..) riguarda la richie­sta di un’Europa sociale più giu­sta, soli­dale ed ecologica».

Anche dalla Ger­ma­nia arriva la soli­da­rietà dell’agguerrito, e dai due milioni di iscritti, sin­da­cato dei ser­vizi Ver.di che esor­di­sce così: «La troika ha pun­tato una pistola alla testa del governo greco». Per arri­vare dritti al punto «Loro non temono nulla più che Spa­gna, Por­to­gallo o Irlanda votino per il cam­bia­mento.
Il mes­sag­gio è chiaro: chi vuole restare nell’Eurozona deve abbrac­ciare poli­ti­che neo­li­be­rali e sacri­fi­care la democrazia».

E anche dal Por­to­gallo il mag­gior sin­da­cato del paese, la Cgpt-in, con­danna le inter­fe­renze delle isti­tu­zioni euro­pee e del Fmi, accu­sando social­de­mo­cra­tici e popo­lari al governo per le posi­zioni «di sud­di­tanza» verso la Troika. Intanto il prin­ci­pale sin­da­cato scoz­zese, lo Stuc, ha orga­niz­zato una mani­fe­sta­zione di sup­porto al «no» nel refe­ren­dum per sabato 4 ad Edimburgo.

La dichia­ra­zioni e le prese di posi­zione sin­da­cale mostrano un’internazionalizzazione dei lavo­ra­tori che si coa­liz­zano davanti alla tor­sione post­de­mo­cra­tica che sta avve­nendo in Europa. Dalle gior­nate a Fran­co­forte alle piazze ani­mate dai Verdi e dalla Linke in Ger­ma­nia, a Madrid, a Roma (le cui mobi­li­ta­zioni vedono sem­pre la Fiom pre­sente) e ad Atene, ini­zia quindi ad emer­gere un movi­mento che tenta la ride­mo­cra­tiz­za­zione dell’Europa.

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