Il conto europeo della crisi bancaria? 221 miliardi, più del Pil greco

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Settanta grandi banche valgono insieme quanto il 79% del Pil mondiale. Basta sommare gli attivi degli istituti passati sotto la lente dei ricercatori di R&S Mediobanca, nel nuovo studio sulle maggiori banche commerciali di Europa, Usa e Giappone. A guidare la «hit parade» finanziaria c’è la statunitense Jp Morgan, seguita dalla cinese Icbc e da Bank of America. Tra i primi 20 posti — considerando gli attivi al lordo dei derivati — ci sono quattro banche Usa, quattro cinesi e quattro francesi. Per l’Italia Unicredit è 25esima e Intesa Sanpaolo 30esima (e prima nella classifica per «leverage ratio» secondo i criteri di Basilea3).
A livello generale guadagnano di più le banche che fanno più credito: è del 5,1% il rendimento medio del capitale (Roe) degli istituti europei più dediti alle attività di credito contro il 3% dei gruppi in cui il credito pesa meno. Stesso discorso negli Usa: Roe al 12,8% per i primi, al 5,8% per i secondi. La redditività è comunque crollata rispetto ai livelli pre-crisi (-55% negli Usa e – 75% in Europa), ed è 3-4 volte più bassa rispetto alle multinazionali industriali. Un’altra novità arriva dai derivati: dal 2012 al 2014 il loro «fair value» («valore equo») è sceso tanto in Europa (al 23,4% dell’attivo) quanto negli Usa (al 26,2%).
Si ridimensionano i derivati ma resta enorme il costo della crisi bancaria che ha colpito — con pesi e misure diverse — gran parte dell’Europa tra il 2009 e il 2014. Tra iniezioni di capitali pubblici e minori imposte, il costo pagato dagli Stati europei è di 221 miliardi di euro, 1,2 volte tanto il Pil greco. Il dato, superiore al caso Usa, fotografa solo i «big» del credito e non include, per esempio, le Landesbank tedesche e le casse di risparmio spagnole. E tra contenziosi, risarcimenti e svalutazioni, le banche europee hanno «bruciato» 178,5 miliardi tra 2011 e 2014.
Ma i nuovi dati indicano un certo miglioramento. In Italia, dopo 13 trimestri di calo, il credito è salito dell’1,9% al marzo 2015. E il Roe delle banche è cresciuto al 6,6%. In Europa, sempre nel primo trimestre, i ricavi sono saliti del 6,8% con le svalutazioni giù del 15,9%.
Giovanni Stringa
A livello generale guadagnano di più le banche che fanno più credito: è del 5,1% il rendimento medio del capitale (Roe) degli istituti europei più dediti alle attività di credito contro il 3% dei gruppi in cui il credito pesa meno. Stesso discorso negli Usa: Roe al 12,8% per i primi, al 5,8% per i secondi. La redditività è comunque crollata rispetto ai livelli pre-crisi (-55% negli Usa e – 75% in Europa), ed è 3-4 volte più bassa rispetto alle multinazionali industriali. Un’altra novità arriva dai derivati: dal 2012 al 2014 il loro «fair value» («valore equo») è sceso tanto in Europa (al 23,4% dell’attivo) quanto negli Usa (al 26,2%).
Si ridimensionano i derivati ma resta enorme il costo della crisi bancaria che ha colpito — con pesi e misure diverse — gran parte dell’Europa tra il 2009 e il 2014. Tra iniezioni di capitali pubblici e minori imposte, il costo pagato dagli Stati europei è di 221 miliardi di euro, 1,2 volte tanto il Pil greco. Il dato, superiore al caso Usa, fotografa solo i «big» del credito e non include, per esempio, le Landesbank tedesche e le casse di risparmio spagnole. E tra contenziosi, risarcimenti e svalutazioni, le banche europee hanno «bruciato» 178,5 miliardi tra 2011 e 2014.
Ma i nuovi dati indicano un certo miglioramento. In Italia, dopo 13 trimestri di calo, il credito è salito dell’1,9% al marzo 2015. E il Roe delle banche è cresciuto al 6,6%. In Europa, sempre nel primo trimestre, i ricavi sono saliti del 6,8% con le svalutazioni giù del 15,9%.
Giovanni Stringa
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