Il documento top secret svela la paura del «sì»

by redazione | 5 Luglio 2015 18:48

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Avreb­bero potuto tito­larlo «come mani­po­lare una cam­pa­gna refe­ren­da­ria». Invece il docu­mento top secret del fronte del sì per influen­zare il voto è defi­nito in maniera più neu­tra: «Note stra­te­gi­che per il referendum».

Il vade­me­cum a uso interno di Nea Demo­cra­tia (il par­tito di cen­tro­de­stra dell’ex pre­mier Sama­ras), tre pagi­nette affi­date a una società di mar­ke­ting, risale con ogni pro­ba­bi­lità a gio­vedì, visto che parla della mani­fe­sta­zione del giorno prima, e testi­mo­nia delle enormi dif­fi­coltà in cui si trova il fronte del sì.

Lo sce­na­rio che dipinge non è quello uffi­ciale di gior­nali e tv: «Le per­sone in età dina­mica, dai 25 ai 55 anni (spe­cial­mente quelli tra i 35 e i 45), sono per il no e nei cen­tri urbani il no è al 70%. A favore del sì sono i pen­sio­nati e la pro­vin­cia», ma si ammette che per­sino «il 10% degli elet­tori di Nea Demo­cra­tia è per il no».

La prio­rità per i soste­ni­tori dell’accordo con i cre­di­tori inter­na­zio­nali è una stra­te­gia per con­qui­stare gli indecisi.

Innan­zi­tutto, «dob­biamo pun­tare su donne, sui gio­va­nis­simi e su quella parte di votanti di Syriza che pro­viene dal Pasok», sti­mata intorno al 30 per cento degli elet­tori del par­tito al governo. «È soprat­tutto a loro che dob­biamo rivol­gerci», sot­to­li­neando «l’isolamento inter­na­zio­nale del paese e il fatto che Rus­sia e Cina pren­dono le distanze dalle scelte del governo greco», si legge nel documento.

Inol­tre, per pro­vare a recu­pe­rare con­sensi nelle ultime ore di cam­pa­gna refe­ren­da­ria, è neces­sa­rio che «i mes­saggi della nostra comu­ni­ca­zione siano con­vin­centi e soprat­tutto ascoltati».

La stra­te­gia è chiara: stop alla sovrae­spo­si­zione dei poli­tici, in par­ti­co­lare quelli di Nea Demo­cra­tia che hanno appli­cato i Memo­ran­dum e non sareb­bero ascol­tati, ed evi­tare ogni con­fronto diretto con Tsi­pras, che sarebbe per­dente. Al con­tra­rio, «è il momento dei cit­ta­dini», fatta ecce­zione per i sin­daci di Atene e di Salo­nicco, Gior­gios Kami­nis e Yan­nis Bou­ta­ris (che si sono schie­rati per il sì insieme al Pre­si­dente della Repub­blica Pro­ko­pis Pavlopoulos).

Per loro, con­si­de­rati più popo­lari, non c’è nes­suna pre­clu­sione a spen­dersi pub­bli­ca­mente, anzi la loro pre­senza va incen­ti­vata. Biso­gna fare in modo, invece, che in tele­vi­sione gli espo­nenti di Syriza ven­gano «messi a con­fronto con gior­na­li­sti, rap­pre­sen­tanti del mondo pro­dut­tivo, degli agri­col­tori e delle asso­cia­zioni dei commercianti».

La linea è quella di evi­tare il con­fronto poli­tico diretto, che sarebbe per­dente e por­te­rebbe solo acqua al mulino del no: «Non è il momento di pren­dersi una rivin­cita per le ele­zioni perse a gen­naio e va sot­to­li­neato il carat­tere nazio­nale e non di par­tito del referendum».

Altro punto cen­trale della stra­te­gia anti-Syriza: enfa­tiz­zare le code alle ban­che e nei super­mer­cati, per­ché «gli exit poll mostrano che quando vanno in onda que­ste imma­gini i con­sensi per il sì rad­dop­piano». Attra­verso un uso sapiente delle imma­gini di dispe­ra­zione gli stra­te­ghi del mar­ke­ting con­tano di recu­pe­rare un altro 10 per cento.

Una tabella mostra chi ha la meglio nello scon­tro tra alcune parole chiave: se si usa l’argomento euro-dracma, ad esem­pio, pre­vale il sì, vice­versa non pagano la con­trap­po­si­zione Grecia-Europa, misure con­tro Memo­ran­dum e men che meno Tsi­pras con­tro Sama­ras o altri politici.

Si arriva infine agli argo­menti e punti chiave delle ultime ore di cam­pa­gna refe­ren­da­ria: il turi­smo, con­si­de­rato «fon­da­men­tale», cosa acca­drà il giorno dopo la vit­to­ria del no e dove fini­ranno i risparmi depo­si­tati in banca (un gior­nale della destra tito­lava ieri, appunto, sul pre­lievo for­zoso sui depo­siti oltre i 20 mila euro), evi­tando la domanda «di chi è la colpa se le ban­che sono chiuse», per­ché su que­sto punto le per­sone sono divise e «le que­stioni tec­ni­che sono dif­fi­cili da spie­gare». Se pro­prio qual­cuno dovesse tirare in ballo l’argomento, «noi dob­biamo rivol­gerci ai cit­ta­dini con una sem­plice domanda: con quale governo le ban­che hanno chiuso?»

Un ulte­riore pro­blema riguarda la vola­ti­lità dell’opinione pub­blica: è dif­fi­cile anco­rare in maniera cre­di­bile i cam­bia­menti d’umore verso il sì per­ché gli inde­cisi cam­biano spesso idea. Dun­que biso­gna far appa­rire «una dina­mica sta­bile a favore del sì, mai con per­cen­tuali simili per­ché la gente è molto sospet­tosa nei con­fronti di chi fa le rile­va­zioni, che con­si­dera una parte del sistema». Venerdì 3 luglio, ultimo giorno utile per la pub­bli­ca­zione, dovrà com­pa­rire un son­dag­gio che mostra in maniera chiara il van­tag­gio del sì, senza che esso possa «essere messo in discussione».

È quello che è acca­duto pro­prio ieri, dopo il passo falso del gior­nale con­ser­va­tore Kathi­me­rini il giorno pre­ce­dente, che aveva dato i sì in van­tag­gio ed era stato smen­tito a stretto giro di posta dallo stesso isti­tuto demo­sco­pico al quale la rile­va­zione era stata com­mis­sio­nata. Il son­dag­gio pub­bli­cato ieri dal quo­ti­diano To Eth­nos (di pro­prietà del con­te­stato magnate dei media Gior­gos Bobo­las, pro­prie­ta­rio anche di Mega tv, impe­gnata in una feroce cam­pa­gna anti-Syriza) è diven­tato la prin­ci­pale noti­zia per i media di tutto il mondo, oscu­rando per­sino i numeri, quelli sì impres­sio­nanti, della piazza ate­niese che lo stesso giorno si è stretta attorno a Tsi­pras e al suo governo.

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