Il perdono di Obama “ Droga, fuori dal carcere i detenuti non violenti ”

Il perdono di Obama “ Droga, fuori dal carcere i detenuti non violenti ”

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NEW YORK . Si chiama “clemency executive power” ed è il potere (garantito dalla Costituzione) che ha un presidente degli Stati Uniti di concedere la grazia, la commutazione o la sospensione di una pena per i reati federali commessi «contro gli Stati Uniti ». Nei suoi primi sei anni alla Casa Bianca Barack Obama l’ha usato con una certa parsimonia (attirandosi le critiche della parte più liberal dell’elettorato democratico), ma all’inizio della primavera (era il 30 marzo) ha cambiato registro, annunciando- «a sorpresa solo per chi non lo conosce bene», fecero sapere allora dal suo staff – di aver ridotto le sentenze per ventidue carcerati (di cui otto condannati all’ergastolo) colpevoli di reati legati al traffico e alla detenzione di droga (saranno, eccetto uno, tutti in libertà per la fine di luglio).
Da allora il presidente americano ha moltiplicato i “perdoni” e nelle prossime settimane si avvia a firmare (come ha anticipato Peter Baker sul New York Times ) decine di nuove “clemenze”, diventando il presidente Usa che nell’ultimo mezzo secolo ha fatto più ricorso al “potere esecutivo”. In termini assoluti sono numeri molto piccoli (negli Stati Uniti la popolazione delle carceri federali e statali supera il milione e mezzo su un totale di oltre due milioni di inmates e sei milioni di persone “sotto controllo correzionale”) ma l’impatto politico – e con inevitabili conseguenze giudiziarie – è indubbiamente forte e per una volta ha messo d’accordo anche diversi esponenti repubblicani. La revisione del sistema penale è ormai un fatto bipartisan, come Obama ( e Hillary Clinton) anche diversi candidati del Grand Old Party in corsa per la Casa Bianca 2016 si sono espressi a favore e al Congresso deputati e senatori dei due partiti stanno mettendo a punto nuove leggi.
«Mi sto concentrando su persone in prigione per reati di droga non-violenti che spesso sono stati condannati a 20, 25 o 30 anni di carcere», aveva spiegato a marzo Obama parlando in South Carolina ad un pubblico prevalentemente afro-americano (negli Usa i carcerati neri sono quasi il 40 per cento del totale), portando ad esempio quello di una ragazza la cui unica colpa era di essere la girlfriend dell’amico di uno spacciatore. E con i condannati per reati correlati alla droga che oscillano tra il 35 e il 40 per cento (di cui una buona metà per marijuana – che in quattro Stati degli Usa è legale – e droghe leggere) e una spesa federale (e statale) da anni fuori controllo. Il fatto che insieme alla Casa Bianca si siano schierati (lavorando assieme) il Center of American Progress (liberal) e Koch Industries (l’impero dei fratelli ultra-conservatori Charles e David Koch) non ha sorpreso più di tanto. Un lavoro che la United States Sentencing Commission (Ussc) ha già portato avanti, riducendo le sentenze di circa 9.500 carcerati per “fatti di droga non-violenti” di cui tre quarti sono afro-americani o ispanici.
«È arrivato il momento in cui conservatori, liberal, libertari e altra gente dei più diversi segmenti politici lavorino insieme e focalizzino la pubblica attenzione su sentenze eccessive, sui loro costi e sulle loro conseguenze», ha spiegato Neil Eggleston il legale della Casa Bianca che sta consigliando Barack Obama su chi (tra le migliaia di petizioni che arrivano) può essere preso in considerazione per il “clemency executive power”. Nelle prossime settimane dovrebbero essere circa un’ottantina i carcerati che verranno “perdonati”, nei prossimi mesi e fino alla fine del 2016 (quando il primo presidente afro-americano lascerà la Casa Bianca) sicuramente molti di più.

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