Merkel-Hollande anticipano il no Ue “Non ci sono le basi per il negoziato”

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BRUXELLES. «La porta resta aperta », dicono Merkel e Hollande dall’Eliseo. Ma la sensazione è che Tsipras dovrà farsi molto piccolo, abbassando notevolmente le sue richieste, per riuscire a superarla. Il vertice franco-tedesco di ieri ha confermato che, dopo il referendum greco, i tempi e i margini per un accordo che consenta la permanenza di Atene nell’euro sono ancora più stretti. «La porta del confronto resta aperta — ha spiegato la Cancelliera — e questo è il senso della riunione dei leader dell’Eurozona di domani. Ma allo stesso tempo diciamo che al momento non ci sono le condizioni per avviare negoziati su un concreto programma di assistenza». E Hollande, che pure è più favorevole al mantenimento della Grecia nell’eurozona, non ha concesso molti spazi: «Adesso tocca a Tsipras presentare proposte serie e credibili che possano essere trasformate in un programma di lungo periodo. Ma vorrei sottolineare che non c’è molto tempo».
In realtà le riunioni dei ministri delle finanze dell’Eurogruppo, che si vedranno questa mattina, e dei capi di governo che si incontreranno nel pomeriggio a Bruxelles rappresentano l’ultima chance che il premier greco ha di convincere i suoi creditori a riaprire i cordoni della borsa e a concedere alla Grecia un terzo programma di assistenza assortito da un terzo prestito internazionale. Ma dovrà arrivare con proposte «precise e circostanziate », hanno avvertito ieri Merkel e Hollande. E dovrà soprattutto apparire molto credibile nella sua volontà di fare davvero le riforme tante volte annunciate. Come ha riassunto ieri il primo ministro olandese Mark Rutte: «Se i greci non accettano riforme molto dure, è finita». Ma la disponibilità greca, dopo il trionfo dei “no”, non appare per nulla scontata visto che il nuovo ministro delle Finanze, Euclide Tsakalotos, ha già dichiarato che «i greci meritano meglio e non accetteranno proposte insostenibili ». E infatti il premier austriaco accusa: «non vedo una strategia da parte del governo di Atene».
Anche il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, parlando dopo un incontro con Renzi, usa toni morbidi nella forma ma duri nella sostanza. « Non c’è nessun muro contro muro, c’è anzi la disponibilità a considerare la proposta greca che non può che essere per un nuovo programma. Mi auguro un atteggiamento diverso del governo perché si sono persi quattro mesi senza significativi passi avanti nei negoziati. Ci vogliono riforme strutturali e istituzionali per rimettere l’economia greca, che per troppo tempo ha vissuto al di sopra delle sue possibilità, su un sentiero di crescita sostenibile».
Ma se l’eurosummit di oggi sarà per Tsipras l’ultima spiaggia prima dell’uscita dall’euro, sarà anche per gli altri leader europei l’occasione di un confronto troppe volte rimandato sulle diverse sensibilità che la crisi greca ha messo in evidenza. « Vogliamo vedere quale sarà la reazione degli altri diciotto Paesi dell’eurozona. Anche questa è democrazia. Abbiamo una sovranità condivisa. Siamo diciannove ad avere la stessa moneta, quindi tutti devono essere responsabili e dare prova di solidarieta », ha detto ieri Angela Merkel.
Mentre tutto il resto del mondo, da Obama a Putin ai cinesi, fa pressioni perché l’Europa trovi un compromesso in gradi di evitare la Grexit, il dibattito tra i capi di governo non si annuncia per nulla sereno. L’Italia e la Francia sono sicuramente tra i Paesi più disponibili a trovare una soluzione. Ieri anche la Spagna, che in passato aveva avuto posizioni molto dure, si è mossa per difendere l’integrità della moneta unica. La Commissione di Juncker si dà da fare per cercare di capire quale possa essere un minimo comune denominatore in grado di mettere d’accordo Tsipras e i suoi creditori. Perfino l’Fmi manda segnali di «disponibilità ad aiutare la Grecia », anche se non potrà concedere nuovi prestiti fino a quando non avrà ricevuto le rate non pagate. Ma il fronte del Nord appare sempre più esasperato e poco incline a fare concessioni. E in Germania i socialdemocratici alleati della Merkel hanno sposato la linea dura, restringendo i margini di flessibilità della Cancelliera. «Se la Grecia vuole restare nell’euro, il suo governo deve presentare in fretta una proposta concreta che va ben al di là di quella che è stata la disponibilità dimostrata fino ad ora», ha commentato ieri il leader Spd Sigmar Gabriel, che è anche vice-cancelliere tedesco.


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