Agenzie del lavoro e tour operator “Qui si nascondono i nuovi caporali ”

Agenzie del lavoro e tour operator “Qui si nascondono i nuovi caporali ”

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SAN GIORGIO JONICO (TARANTO) . Funziona così: c’è il proprietario terriero che si rivolge a un’agenzia interinale. L’agenzia interinale che si appoggia a un trasportatore, che ora si fa chiamare tour operator. C’è poi il trasportatore che riempie i bus e porta gli uomini, ma soprattutto le donne, a lavorare. E poi – dopo sette ore trascorse a lavorare a qualsiasi temperatura, sotto tendoni incandescenti, in mezzo a pesticidi e veleni vari – li riporta a casa. «Ma non chiamatemi caporale, io ho tutte le carte in regola» racconta a Repubblica Ciro Grassi, l’uomo indagato per l’omicidio di Paola Clemente. E ha ragione. In Italia il nuovo caporalato – nove miliardi di euro di fatturato, tre che vengono solo dal pomodoro, seicento milioni di contributi evasi secondo la Cgil, in sostanza il narcotraffico dell’agroalimentare – funziona proprio così: i braccianti muoiono di fatica. Con tutte le carte a posto.
LE SOCIETÀ DI COLLOCAMENTO
Paola Clemente, per esempio. È morta lavorando per due euro all’ora. Eppure, sulla carta, aveva un regolare contratto di lavoro. Non esisteva però nessun contatto diretto con l’azienda agricola dove prestava servizio, la Terrone di Andria, il cui titolare da ieri è iscritto nel registro degli indagati. I produttori si erano affidati, infatti, come ormai tutti fanno in questo settore, alle agenzie interinali, che mediano i rapporti con i braccianti e che ormai da qualche anno hanno il monopolio del mercato. «Si tratta – spiega Peppino De Leonardis, il responsabile della Flai Cgil che ha fatto scoppiare il bubbone del nuovo caporalato – di maxi strutture, spesso con sede al Nord, che fanno lavorare per ogni stagione 5-6mila persone». Se la storia si fermasse qui, come la ratio della norma aveva previsto, sarebbe tutto regolare. «E invece in questa maniera si riesce a dare uno schermo di legalità al vecchio caporalato» dice il sindacalista.
Che significa? Per reclutare lavoratori, queste maxi agenzie interinali si appoggiano ad alcuni personaggi locali: lo fanno nel Tarantino, nel Barese, ma anche in Calabria, in Campania, in alcune zone dell’Emilia-Romagna. Li assumono con contratti regolari e il loro compito è contattare, reclutare e gestire, appunto, le giornate delle braccianti. «In sostanza se vogliamo lavorare, dobbiamo andare da loro » racconta Maria, una delle colleghe di Paola che con le sue dichiarazioni sta aiutando il marito della vittima a fare chiarezza su quanto è accaduto. E cosa chiedono in cambio “loro”? La signora con le dita fa il segno del denaro. Soldi. Percentuali. Non è cambiato niente dunque. Ma purtroppo, invece, è cambiato molto. I moderni caporali sono uguali e identici ai vecchi. Ma rispetto al passato tutto, almeno sulla carta, è in regola.
Torniamo infatti alla storia di Paola. Guadagnava due euro per ogni ora di lavoro. Eppure se la Polizia avesse fermato il bus sul quale viaggiava, mentre andava a morire, non sarebbe accaduto nulla. La signora, come le sue colleghe, teneva in borsa – così come a loro ordinato – quei documenti che attestavano la regolarità del suo rapporto di lavoro. Sulla carta la donna aveva una busta paga da 50 euro circa al giorno. Eppure a casa ne portava soltanto 27. Dove finivano gli altri 23? Da una prima analisi documentale sono emersi alcuni anticipi, che sarebbero stati liquidati fuori busta e poi scalati dalla paga ufficiale. Anticipi che però mai sarebbero stati intascati alla donna, assicura il marito. Quei 23 euro potrebbero essere il prezzo del caporale: è questo, per lo meno, il sospetto della procura di Trani che, con il procuratore Carlo Maria Capristo, sta ascoltando in queste ore una serie di testimoni.
I TRASPORTATORI
Grassi guadagnava 23 euro al giorno dalle sue donne? «Non scherziamo, io non sono un caporale» dice l’uomo che decide di parlare conRepubblica . E qual è allora il suo mestiere? «Io sono un trasportatore». Da un’analisi alla Camera di commercio effettivamente Grassi risulta un tour operator. La sua Grassi viaggi si occupa di «noleggio e trasporto persone con conducente». Ha però un solo dipendente, l’azienda è attiva da cinque anni e a leggere i bilanci ha quasi sempre un solo cliente. «È vero, io lavoro per le agenzie interinali – ammette – E mi occupo unicamente del trasporto dei braccianti. Lo faccio da alcuni anni e non mi posso lamentare. Non so dire con precisione quanto guadagno, e comunque non sono domande da fare, ma certo non prendo dei soldi a persona ma per il numero dei chilometri fatti. Non faccio speculazione su nessuno». Le donne dicono che per lavorare bisogna venire da lei. «Bugie. Calunnie. Falsità ». E gli anticipi? «Vengono pagate tutte con assegni circolari. E comunque non c’è nessuna irregolarità. Io emetto fattura e vengo pagato per il lavoro che faccio dalle agenzie. Punto e basta».
Questa è la verità di Grassi, dunque. «Del caso specifico se ne occuperà evidentemente la magistratura. Ma le cose non stanno così» attacca la Cgil. «È evidente che questi, e parlo in generale – spiega De Leonardis – sono tour operator fittizi. Come loro stessi ammettono, l’unico loro lavoro è trasportare i braccianti. Sono loro a decidere quindi chi può lavorare e chi no. Ed è evidente che alla minima lamentela o insubordinazione hanno il potere di lasciarli il giorno dopo a casa. Siamo tornati dunque alla grammatica del caporale: assoggettamento, potere, ogni diritto messo sotto terra. Chiamarli tour operator, evidentemente, non cambia la sostanza».
I DIPENDENTI INFEDELI
È così. Le parole non cambiano i fatti. E questo lo sanno anche le agenzie interinali. Fino allo scorso anno, il monopolio era sostanzialmente nelle mani di una società, la Quanta, che gestiva, secondo il sindacato, circa 20mila rapporti di lavoro. Dopo polemiche, ispezioni, la Quanta ha firmato un accordo con i tre sindacati e ha cambiato le cose. Perdendo però la metà dei lavoratori nel giro di un anno per mancanza di richiesta. «Pazienza. Preferiamo la trasparenza. Ma il caporalato – dice Vincenzo Mattina, vice presidente della società – non lo abbiamo inventato noi agenzie. Il nostro ruolo dovrebbe essere, al contrario, quello di porre un argine e di portare legalità in un settore che invece è storicamente in mano alla deregulation. Noi siamo l’unica alternativa possibile». Però. «Ci siamo accorti che sui territori le cose non sempre vanno come devono e che qualcuno, qualche dipendente infedele, continuava a comportarsi da caporale: ci nascondevano che a gestire le giornate fossero i trasportatori, nascondevano le vecchie abitudini sotto il cappotto della legalità. Non andava bene». Nell’accordo firmato con i sindacati l’agenzia ha riconosciuto una serie di anomalie contrattuali sulla gestione passata: poche giornate, per esempio, e troppi part time. Quanta sta chiudendo ora le ultime transazioni, ma ha deciso anche di allontanare alcuni dipendenti e sciogliere altri contratti. «Sì, anche con Grassi. Lavorava con noi fino allo scorso anno. Ci siamo accorti, però, che qualcosa non andava, i suoi pullman viaggiavano troppo pieni e abbiamo deciso di interrompere la collaborazione». Grassi è passato così con la concorrenza, Infogroup, società satellite del gruppo De Pasquale, sede principale in via Rizzoli a Milano, i nuovi leader del Tarantino. Paola Clemente aveva un contratto con loro. «Ed era tutto regolare» hanno tenuto a specificare dalla società nelle ore successive alla morte della donna.
Tutto a posto. Tutto regolare. «Siediti e aspetta che mo’ ti passa» dissero, d’altronde, a Paola qualche minuto prima di morire.


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