In Francia sì ai siriani, l’Italia apre agli afgani ecco perché in Europa l’asilo è una lotteria

by redazione | 30 Agosto 2015 8:54

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 Sei un siriano in fuga dalla guerra? Fai domanda d’asilo in Francia, o in Germania, hai il 95% delle possibilità di vincere un biglietto da rifugiato. Se ti fermi in Italia, le tue chance crollano al 64%. Sei un afgano? Allora le cose cambiano: il Belpaese ti garantisce un buon 95% di probabilità di successo contro il 26% dell’Ungheria. Ogni Stato fa da sé: oggi ottenere protezione in Europa è una lotteria, tutto dipende dal Paese in cui si capita. Non a caso, ieri su Repubblica, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha invocato un diritto d’asilo europeo, valido per tutte le nazioni.
Il diritto internazionale impone a ciascuno Stato l’accoglienza dei richiedenti asilo fino all’accertamento (o al rifiuto) dello status di rifugiato. Nel caso italiano, la lunghezza dei tempi di valutazione delle domande resta il punto critico, col rischio di intasare i centri di accoglienza anche con chi non ha diritto ad alcuna protezione. Le regole sarebbero chiare: le commissioni territoriali devono svolgere l’audizione per il riconoscimento dell’asilo entro 30 giorni dalla presentazione della domanda e decidere nei successivi tre giorni. Tuttavia, il periodo di attesa si aggira in media attorno ai 12 mesi. Non solo.
Nonostante le sollecitazioni della Commissione europea per introdurre un diritto comune d’asilo, la norma oggi è il fai-da-te: Paese che vai, asilo che trovi. Il continente appare come una coperta d’Arlecchino, con tante pezze colorate quanti sono i sistemi d’asilo adottati. È quanto fotografa una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa con il sostegno di Open Society Foundation. Partiamo dai numeri: nei Paesi Ue nel 2014 è stato accolto il 44,7% delle domande esaminate. Percentuale che varia molto da Stato a Stato: si passa dal 9,4% dell’Ungheria al 76,6% della Svezia. Ma quello che colpisce di più è altro: anche per le medesime nazionalità si riscontrano risultati diversi. A cominciare dai siriani (122mila richiedenti asilo in Europa nel 2014): le loro domande hanno percentuali di accoglimento molto alte in Svezia (99,8%), Francia (95,6%) e Germania (93,6%). Ben più basse in Ungheria (69,2%) e Italia (64,3%). Insomma scappano dalla stessa guerra e corrono lo stesso rischio di perdere la vita se rispediti in patria, eppure la loro accoglienza cambia in base alla discrezionalità del Paese di arrivo.
Le differenze si fanno ancora più forti nel caso delle richieste degli afghani: qui è l’Italia il Paese con la percentuale più alta di domande accolte (95,4%). In Germania solo il 66,1% ha avuto risposta positiva. Quota ancora più bassa per il Regno Unito (36,9%) e l’Ungheria (26,2%). Altro caso è quello della Somalia: percentuali record in Italia (94,7%) e Ungheria (92,9%), mentre la Francia (23,2%) è il Paese con la percentuale più bassa. Così per gli eritrei: 89% in Italia, 26% in Francia. «Questa disomogeneità evidenzia una mancanza di uniformità a livello europeo sui criteri per il riconoscimento dello status di rifugiato — denunciano i ricercatori della Moressa — disomogeneità che si fa ancora più evidente nelle procedure dell’accoglienza».
Non è tutto. Anche se ogni giorno si parla di “emergenza” o “invasione” sulle coste italiane, la Fondazione Moressa sottolinea come «i dati forniti dall’Alto commissariato Onu raccontino di un’emergenza a livello mondiale che tocca solo in modo marginale il nostro Paese». Negli ultimi anni è infatti cresciuto il numero di persone fuggite dalle guerre: erano 43,7 milioni nel 2010, sono diventate 59,5 milioni nel 2014. Aumenta anche il numero di persone in fuga ogni giorno (42.500). E sono i Paesi vicini alle zone di guerra ad accogliere più profughi, con cifre impensabili per gli Stati europei. Il primo Paese per numero di rifugiati è la Turchia, con 1,59 milioni. Seguono Pakistan e Libano, entrambi con più di un milione di persone accolte.
In Italia, invece, al 31 luglio 2015 sono 89mila i migranti presenti nei centri di accoglienza. E ancora: «Rispetto alla popolazione residente, in Italia gli 89mila migranti accolti sono 1,5 ogni mille abitanti. Un tasso assolutamente non paragonabile a quello del Libano: 232 rifugiati ogni mille abitanti».
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