Libia. Una missione di «peace-enforcing» con l’Italia alla guida delle truppe

by redazione | 2 Agosto 2015 9:20

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Per la stampa inglese, l’intervento in Libia sarebbe ormai solo que­stione di set­ti­mane. Secondo il Times, le truppe bri­tan­ni­che si sta­reb­bero pre­pa­rando con cen­ti­naia di uomini a sbar­care nel paese, già attac­cato dai bom­bar­da­menti di Fran­cia e Gran Bre­ta­gna nel 2011. Il con­tin­gente sarebbe parte di una «mis­sione inter­na­zio­nale per sta­bi­liz­zare il paese e com­bat­tere lo Stato isla­mico», si legge nell’articolo. I mili­tari che dovreb­bero com­porre la mis­sione ver­reb­bero anche da altri cin­que paesi: Ita­lia, Fran­cia, Spa­gna, Ger­ma­nia e Stati uniti. Gli Usa (come si apprende da una nota del Pen­ta­gono di alcuni mesi fa) non dovreb­bero par­te­ci­pare con uomini sul ter­reno, ma sol­tanto offrire intel­li­gence e coper­tura aerea. Le trat­ta­tive per la crea­zione della forza di peace-enforcing e la sua com­po­si­zione sareb­bero ancora in corso.
Secondo alcune fonti, dovrebbe essere pro­prio il governo ita­liano a gui­dare l’intervento in Libia. In que­sta fase non si parla di attacco con­tro Tri­poli ma solo di inter­vento per faci­li­tare l’attuazione dell’accordo di pace siglato in Marocco da Tobruk ma dura­mente con­te­stato dal Con­gresso della capi­tale libica. Il gene­rale Kha­lifa Haf­tar aveva ripe­tu­ta­mente chie­sto un inter­vento inter­na­zio­nale per risol­vere la crisi. Nel feb­braio scorso Haf­tar aveva otte­nuto l’aperto soste­gno egi­ziano. L’aviazione del pre­si­dente Abdel Fat­tah al-Sisi aveva col­pito la Cire­naica ed era pronto un inter­vento di terra con­tro Tri­poli. Eppure la richie­sta in sede Onu di ripren­dere la for­ni­tura di armi a Tobruk e Bayda non era stata poi appro­vata, inde­bo­lendo l’iniziativa.
Tri­poli si è sem­pre oppo­sta all’eventualità di un nuovo inter­vento armato. Nono­stante ciò non ha mai nasco­sto di vedere di buon grado un impe­gno ita­liano raf­for­zato nel paese. Dopo gli attac­chi della Nato, Parigi e Lon­dra hanno ten­tato di avvan­tag­giarsi dell’assenza ita­liana, soprat­tutto in ter­mini di con­tratti petro­li­feri e di con­trollo delle risorse sul ter­ri­to­rio. In merito alla lotta all’immigrazione clan­de­stina, entrambi i par­la­menti ave­vano avver­tito Unione euro­pea e Nazioni unite che attac­chi per fer­mare i migranti in acque ter­ri­to­riali libi­che non sareb­bero stati tol­le­rati.
Soprat­tutto il par­la­mento di Tri­poli si è mostrato seria­mente pronto a con­te­nere il flusso di migranti pro­ce­dendo a con­tro­versi arre­sti di chi sarebbe voluto par­tire diret­ta­mente in Tri­po­li­ta­nia con il coin­vol­gi­mento delle auto­rità locali. Que­sto ha solo obbli­gato gli sca­fi­sti fin qui a costrin­gere i bar­coni a par­tire più a est, in ter­ri­to­rio egi­ziano, nei din­torni di Ales­san­dria.
Lo scon­tro tra le due fazioni è stato esa­cer­bato dalla con­danna a morte inflitta nei giorni scorsi dalla Corte di Tri­poli al figlio del colon­nello Ghed­dafi, Saif al-Islam. Il ver­detto pro­nun­ciato in assenza dell’imputato, nelle mani dei mili­ziani di Zin­tan, aveva susci­tato le cri­ti­che di think tank di tutto il mondo e del Con­si­glio d’Europa.
Ieri il mini­stro degli esteri ita­liano, Paolo Gen­ti­loni, è volato ad Algeri pro­prio per par­lare del governo di unità nazio­nale in Libia. Gen­ti­loni ha incon­trato il pre­mier in pec­tore del governo di Tri­poli, Nuri Abu­sah­min. Assieme all’inviato Onu Ber­nar­dino Leon, Gen­ti­loni ha chie­sto al Con­gresso, soste­nuto dalle mili­zie di Misu­rata e dagli isla­mi­sti mode­rati, di accor­dare il suo soste­gno all’intesa di Ski­rat (Marocco), appro­vata da Tobruk. Tri­poli con­te­sta il ruolo di Haf­tar che reste­rebbe capo delle forze armate e la sede del nuovo par­la­mento che per due anni dovrebbe rima­nere in Cire­naica.
Secondo la stampa locale – infine — ieri il temi­bile jiha­di­sta di Ansar al-Sharia, Abu Faruq Al-Libi sarebbe stato ucciso a Souk el Hout. Secondo il colon­nello della bri­gata 21, Jamal al Zahawi, alleato di Haf­tar, i mili­tari di Tobruk avan­zano a Ben­gasi. Dopo mesi di com­bat­ti­menti e una città ormai distrutta, i mili­tari avreb­bero ripreso il con­trollo della tomba di Omar al-Mukhtar (eroe libico della resi­stenza con­tro l’occupazione ita­liana), la strada Amr Ibn al-Aas, la piazza al-Shagara, la sede della Banca cen­trale e il prin­ci­pale porto della città. Tut­ta­via, 18 sol­dati sareb­bero stati rapiti, dopo gli scon­tri avve­nuti ieri a Ajda­biya sulla strada per Tobruk. Nei com­bat­ti­menti sono morti cin­que militari.

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