Migranti, strage infinita 51 morti sul barcone In arrivo 20mila profughi

Migranti, strage infinita 51 morti sul barcone In arrivo 20mila profughi

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Alba di urla e disperazione nel Canale di Sicilia, per un’altra strage annunciata. Sono morti tutti i 51 migranti che erano stati rinchiusi dai trafficanti di uomini nella stiva di un peschereccio. Uccisi dalle esalazioni dei motori. «Chi tentava di uscire veniva picchiato», ha raccontato uno dei 439 che hanno viaggiato sul ponte, sono stati salvati dai marinai della nave svedese Poseidon. È stata una corsa contro il tempo per soccorrere i 3.000 migranti individuati ieri mattina su dieci imbarcazioni malandate. Anche tre donne sono morte, una era incinta. Non hanno resistito alla traversata.
Un esodo dal Nord Africa senza precedenti. Che non si fermerà: il Viminale prevede infatti altri 20 mila arrivi entro fine settembre. Mentre la macchina dell’emergenza rischia di entrare in crisi. E bisogna cercare al più presto altri spazi per ospitare i migranti.
Le ultime indagini dei magistrati siciliani dicono che i trafficanti di uomini in Libia si stanno attrezzando velocemente per recuperare altri barconi. Intanto, i migranti vengono stipati fino all’inverosimile, anche nelle stive. L’hanno confermato alla polizia di Ragusa alcuni siriani sbarcati a Pozzallo: «Ci hanno chiusi nella stiva – dice un uomo- e quando abbiamo capito che potevamo morire soffocati abbiamo sfondato la botola per potere prendere aria e respirare». Così, è stata evitata un’altra strage. Anche alcuni minori arrivati a Catania dopo essere stati salvati da una nave militare croata hanno raccontato le stesse scene agli operatori di Save the children. «Per uscire dalla stiva e prendere un po’ d’aria dovevano pagare». E chi si provava a protestare veniva picchiato. Così è accaduto anche ai 49 migranti morti nella strage di Ferragosto. Lo hanno rivelato in tribunale alcuni dei sopravvissuti, che nell’ambito di un incidente probatorio hanno riconosciuto gli otto scafisti: il comandante è un libico di 20 anni, gli altri hanno da 16 a 23 anni. Sono le nuove leve del traffico di uomini, che continua a ritmo serrato.
Con una nuova tecnica, spiegano gli investigatori della squadra mobile di Palermo: gli scafisti non arrivano quasi più a destinazione con il loro carico, sanno delle pesanti condanne che rischiano in Italia. Così, abbandonano l’imbarcazione a metà viaggio, lasciando i migranti al loro destino. Per il nuovo esodo che si prevede, in crisi rischiano di andare anche le procure di Palermo e Catania, impegnate in prima linea in questa emergenza. E pure le squadre mobili, che si occupano quotidianamente di lotta alla mafia.


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