Monsignor Galan­tino: «Oggi la politica è solo un puzzle di ambizioni»

by redazione | 19 Agosto 2015 10:17

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Dall’intervista a Fami­glia cri­stiana alla lec­tio sulla figura di Alcide De Gasperi. Mon­si­gnor Nun­zio Galan­tino, segre­ta­rio gene­rale della Con­fe­renza epi­sco­pale ita­liana, non fa un passo indie­tro. Anzi. Dopo le pole­mi­che (con Lega e governo Renzi) sui migranti, ha solo evi­tato di pre­sen­ziare fisi­ca­mente al con­ve­gno di Pieve Tesino. Ma l’intervento scritto è duris­simo, soprat­tutto se si legge in con­tro­luce il para­gone fra il primo pre­si­dente del con­si­glio dell’Italia uscita dalla guerra e l’attuale sce­na­rio «demo­cra­tico» della sup­po­sta nuova Repubblica.

Galan­tino evi­den­zia come la poli­tica di De Gasperi lea­der della Dc «non è quella che siamo stati abi­tuati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambi­zioni per­so­nali all’interno di un pic­colo harem di coop­tati e di furbi». E ancora un pas­sag­gio espli­cito che rende la misura fra sta­ti­sti di cara­tura insin­da­ca­bile e gover­nanti della quo­ti­dia­nità media­tica: «I veri poli­tici segnano la sto­ria ed è con la sto­ria che vanno giu­di­cati, per­ché solo da quella pro­spet­tiva che non è mai comoda, si pos­sono per­ce­pire gran­dezze e mise­rie dell’umanità».

Scarsa diplo­ma­zia? Il segre­ta­rio della Cei risponde per via indi­retta: «La chiesa non ha biso­gno di diplo­ma­zie esclu­sive, ma di uno spi­rito evan­ge­lico, come papa Fran­ce­sco non si stanca di ricor­darci». E, di nuovo, al lai­ci­smo leghi­sta risponde così: «Che cosa saremmo noi vescovi ita­liani senza l’Italia? La nostra mis­sione non può essere disgiunta dal destino di que­sto nostro Paese, a cui siamo non solo fedeli, ma ser­vi­tori. Ciò signi­fica allora che il Papa, i vescovi e i pre­sbi­teri hanno biso­gno di essere inse­riti in una comu­nità impe­gnata e solida che li ascolti, certo, ma anche che li aiuti e li sostenga».

Tant’è che Galan­tino sot­to­li­nea anche il pro­filo dei cre­denti, a bene­fi­cio dei cri­tici: «Pen­siamo che un cat­to­lico sia un uomo con il freno a mano, che non possa godere del suc­cesso della scienza o dei frutti della ric­chezza. Ma sono bestem­mie per­ché non c’è nes­sun motivo che ci spinga a rinun­ciare ad offrire al signore il meglio dell’intelligenza e dello svi­luppo eco­no­mico e tecnologico». .

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