Profughi, Lega e 5 Stelle all’attacco Il Pd: «Gli sciacalli si ritrovano»

Profughi, Lega e 5 Stelle all’attacco Il Pd: «Gli sciacalli si ritrovano»

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BRUXELLES Dopo le parole di papa Francesco sulla «violenza» dei respingimenti dei profughi che equivalgono a un atto di guerra, dopo l’appello della Commissione europea per un approccio più solidale alla crisi dei migranti, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini commenta su Twitter: «Altri 800 clandestini sbarcati. Li staranno portando a Bruxelles o in Vaticano…?».
Dal Nord al Sud d’Europa il tema accende il dibattito politico e polarizza l’opinione pubblica, governi e opposizioni giocano la carta sicurezza. Con un’inedita consonanza di toni con la Lega, il Movimento 5 Stelle chiede dal blog di Beppe Grillo «giro di vite sui permessi di soggiorno, sorveglianza più stretta, sistemi efficienti per il rimpatrio forzato, procedura specifica per i ricorsi contro il diniego dell’asilo».
«Ci manca solo che Grillo si iscriva alla Lega — commenta il presidente pd Matteo Orfini —. Perché alla fine gli sciacalli si ritrovano sempre: a destra». Proprio a Salvini si rivolgeva ieri l’editoriale del quotidiano cattolico Avvenire : «Siamo stanchi di questa politica vuota di ideali e di sagge iniziative che gioca a svuotare il cuore della gente per riempirlo di risentimento». Mentre l’Osservatore Romano condannava la decisione francese di rafforzare «gli sbarramenti di filo spinato e la dura linea di respingimento adottata da Londra».
Nel Mediterraneo la situazione si aggrava giorno dopo giorno. L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha definito «vergognose» le condizioni di accoglienza nella Grecia già stremata dalla crisi finanziaria, dove dall’inizio dell’anno sono arrivate via mare oltre 124 mila persone, con un aumento del 750% rispetto al 2014. Le isole sono al collasso, la Commissione europea è pronta a sbloccare risorse per aiutare Atene a gestire i flussi attingendo al Fondo Asilo e a quello per la Sicurezza interna.
«Stiamo facendo il lavoro sporco per la Gran Bretagna» dicono sulla Manica i poliziotti francesi schierati nella battaglia di Calais. I 15 agenti della polizia di frontiera a guardia all’Eurotunnel non ce la fanno a mantenere l’ordine. Così capita che un gruppo di trenta migranti non debba scavalcare le recinzioni del terminale di Coquelles perché ha indovinato la combinazione per aprire la serratura elettronica dei cancelli. Cercando i tasti più consumati. E succede che un sudanese di quarant’anni superi quattro barriere di sicurezza e 400 telecamere di sorveglianza, si lanci a piedi nelle tenebre della galleria, percorra oltre 50 chilometri in uno spazio di 90 centimetri, con i treni superveloci che gli sfrecciano accanto, per essere preso dopo 11 ore a pochi passi dall’uscita inglese, Folkestone, Kent, fine della corsa.
Allarmato dall’impresa di Abdul Rahman Haroun e dal rischio emulazione, il governo britannico ha considerato la possibilità di chiudere di notte il tunnel. Anche se il Regno Unito non ha mai abolito i controlli alle frontiere perché resta fuori dall’Area di libera circolazione di Schengen, la chiusura avrebbe un forte valore simbolico nel momento in cui l’Europa si sfalda. L’ipotesi, discussa in un vertice del comitato Cobra per le emergenze nazionali, ha sollevato l’immediata reazione della società Eurotunnel, che si dice pronta a chiedere centinaia di milioni di sterline di risarcimento. Le ombre continuano a prendere il mare, in silenzio.

Maria Serena Natale



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