Rifu­giati: gesto di solidarietà tedesca

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Unione europea. Berlino non applica più Dublino II per i siriani e non rimanda chi chiede asilo nel paese di prima accoglienza. La Commissione approva e avverte i 28: troppo pochi 40mila profughi da redistribuire. Ma la Bulgaria manda i blindati al confine con la Macedonia e in Ungheria Orban afferma che da lunedi’, con la fine della costruzione della barriera alla frontiera con la Serbia, non passerà più nessuno.

La Ger­ma­nia, il paese che ogget­ti­va­mente ha mag­giore biso­gno di immi­gra­zione – per la com­bi­na­zione tra potenza eco­no­mica e invec­chia­mento dram­ma­tico della popo­la­zione – comin­cia a muo­versi. Il Bamf (Uffi­cio fede­rale dell’immigrazione e dei rifu­giati) ha con­fer­mato ieri l’informazione dif­fusa dall’ong Asy­lum Infor­ma­tion Data­base: Ber­lino ha sospeso per i cit­ta­dini siriani in cerca di rifu­gio l’applicazione delle regole di Dublino II, accordo del 2003 che pre­vede la pos­si­bi­lità di rin­vio dei richie­denti asilo nel paese di prima acco­glienza. Di fronte alle man­canze di appli­ca­zione delle deci­sioni prese a giu­gno da parte di Ita­lia e Gre­cia, paesi-frontiera, come hanno sot­to­li­neato lunedi’ a Ber­lino Angela Mer­kel e Fra­nçois Hol­lande, la Ger­ma­nia applica la “clau­sola di sovra­nità” di Dublino II. Il por­ta­voce del Bamf, Meh­met Ata, ha pre­ci­sato che le pro­ce­dure di espul­sione per i siriani “attual­mente non sono più appli­cate in pra­tica” e che fino a fine luglio solo 131 siriani erano stati respinti nel qua­dro di Dublino II. A Bru­xel­les, la Com­mis­sione ha accolto la deci­sione tede­sca con sol­lievo, “un atto di soli­da­rietà euro­pea”. Per la por­ta­voce Nata­sha Ber­taud, per la Com­mis­sione “que­sto signi­fica rico­no­scere il fatto che non si pos­sono lasciare gli stati mem­bri situati alle fron­tiere esterne gestire da soli il gran numero di richie­denti asilo che cer­cano rifu­gio in Europa”. La Com­mis­sione, che entro fine anno deve pre­sen­tare un piano di redi­stri­bu­zione tra i 28, di fronte alle forti reti­cenze di un gran numero di paesi (soprat­tutto all’est), sot­to­li­nea che la deci­sione presa a giu­gno su 40mila pro­fu­ghi da acco­gliere in modo equo è ormai “una cifra pro­por­zio­nal­mente molto pic­cola rispetto al numero di per­sone che arri­vano”. La Com­mis­sione “spera di avere il soste­gno delle capi­tali quando entro fine anno” pre­sen­terà “un mec­ca­ni­smo per­ma­nente di redi­stri­bu­zione”. Per Bru­xel­les, la domanda di Mer­kel e Hol­lande per una poli­tica di asilo comune nella Ue è “incoraggiante”.

La strada è lunga e in salita. Solo nella gior­nata di ieri, la Bul­ga­ria (che non è nello spa­zio Schen­gen) ha inviato dei blin­dati al con­fine con la Mace­do­nia, un “rin­forzo pre­ven­tivo” che potrà venire aumen­tato ai 4 posti di fron­tiera se aumen­terà il flusso. Nelle ultime 24 ore, più di 2mila per­sone hanno attra­ver­sato il con­fine tra Ser­bia e Unghe­ria. Ma il governo di Vic­tor Orban pro­mette che lunedi’ il pro­blema non ci sarà più poi­ché la bar­riera di 175 km sarà ter­mi­nata entro il 31 ago­sto. L’Ungheria ha già l’estrema destra al potere, che mal­grado il muro non ha potuto bloc­care gli arrivi (100mila richie­ste di asilo quest’anno, già il dop­pio del 2014, 1500 per­sone al giorno entrate nel paese). In Ger­ma­nia, dopo le vio­lenze neo-nazi a Hei­de­nau in Sas­so­nia di venerdi’ scorso (appog­giate anche da “brava gente” secondo il sin­daco della Cdu), nella notte tra lunedi’ a mar­tedi’ è stato dato alle fiamme e distrutto un cen­tro spor­tivo a Nauen, a una ven­tina di km da Ber­lino, che era desti­nato ad acco­gliere dei rifu­giati. Mer­kel sta defi­nendo una linea in bilico tra l’accoglienza dovuta per i rifu­giati dalle guerre e il rifiuto dei migranti eco­no­mici. “In Europa c’è una situa­zione non degna dell’Europa”, ha affer­mato nel corso di una visita a Dui­sbourg nella Ruhr, “uomini e donne che hanno diritto all’asilo, per esem­pio i siriani, devono essere redi­stri­buiti in modo equo in Europa”. Mer­kel ha ammesso che “un paese come la Ger­ma­nia, più forte eco­no­mi­ca­mente di altri, deve assu­mere una parte mag­giore”, ma ha sot­to­li­neato che “3–4 paesi su 28 non pos­sono da soli assu­mersi que­sto carico, que­sta non è l’Ue che desi­de­riamo”. Il mini­stro degli Interni, Tho­mas de Mai­zière, ha affer­mato che l’Europa “ha biso­gno di un altro sistema” per far fronte alla crisi attuale. La Can­cel­liera, pero’, ha insi­stito sul fatto che biso­gna “rin­viare chi non ha diritto all’asilo, è dif­fi­cile, ma Ser­bia, Alba­nia, Kosovo non sono paesi dove per il momento c’è una guerra civile”. Di fronte alla pre­vi­sione di arrivi-record quest’anno in Ger­ma­nia di 800mila rifu­giati e per con­tra­stare le rea­zioni ostili, l’ex mini­stro Joschka Fischer, sulla Süd­deu­tsche Zei­tung ha ricor­dato che “gli euro­pei invec­chiano, sono sem­pre meno nume­rosi, per que­sto hanno biso­gno di immi­gra­zione”. Ma se non verrà tro­vata una solu­zione, “la Ue sarà total­mente tra­volta dalla crisi dei rifu­giati e si mette in peri­colo a causa della pro­pria incom­pe­tenza”. I dati di Fron­tex par­lano di un po’ più di 100mila arrivi irre­go­lari nella Ue a luglio, un feno­meno desti­nato a durare. Amne­sty Inter­na­tio­nal ricorda che attual­mente, nella più grave crisi dopo la seconda guerra mon­diale, ci sono 19 milioni di rifu­giati nel mondo, l’86% accolto in paesi in via di svi­luppo (il 25% nei paesi più poveri).



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