Francia: bombe e confusione diplomatica in Siria

by redazione | 29 Settembre 2015 8:58

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Assemblea generale Onu. Hollande apre alla Russia, ma per la Francia Assad deve andarsene. Domenica primi bombardamenti aerei francesi nell’est siriano, giustificati dall’articolo 51 della Carta dell’Onu (legittima difesa). La battaglia diplomatica in vista della coalizione anti Isis. Fabius potrebbe abbandonare al previsto rimpasto a Parigi (dopo la più che probabile sconfitta socialista alle regionali di dicembre).

Fra­nçois Hol­lande di fronte all’Assemblea gene­rale dell’Onu, dopo aver evo­cato a lungo il disor­dine cli­ma­tico in vista della Cop 21 di Parigi, ha aperto alla Rus­sia per tro­vare una solu­zione alla crisi siriana. Ma il pre­si­dente fran­cese pone la lotta con­tro Assad e il suo regime come punto cen­trale: “il dramma è ini­ziato con la messa in causa della dit­ta­tura”, respon­sa­bile della morte di 250mila per­sone e del flusso di rifu­giati. “Mi par­lano di coa­li­zione, pos­si­bile, auspi­ca­bile”, ha detto, “la base è stata data a Gine­vra”, e par­lava di mem­bri del governo attuale con l’opposizione, ma senza Assad. “Non si puo’ far lavo­rare assieme il boia e le vittime”.

Alla vigi­lia dell’apertura dell’Assemblea gene­rale dell’Onu, la Fran­cia ha rea­liz­zato il suo primo attacco aereo in Siria. Sette aerei, tra cui 5 Rafale, hanno preso di mira un campo di adde­stra­mento dell’Isis, nell’est della Siria. Con un comu­ni­cato, l’Eliseo ha spie­gato dome­nica che si tratta di “pro­teg­gere il nostro ter­ri­to­rio” e che il raid ha “rag­giunto l’obiettivo”. Altre frap­pes potranno aver luogo nelle pros­sime set­ti­mane. Parigi invoca la legit­tima difesa e fa appello all’articolo 51 della Carta delle Nazioni unite, che legit­tima come “diritto natu­rale” una rea­zione in caso di “aggres­sione armata”. Per Hol­lande, che ha deciso l’attacco aereo in un comi­tato ristretto con Lau­rent Fabius (Esteri) e Yves Le Drian (Difesa), la Fran­cia è aggre­dita per­ché nei campi dell’Isis si adde­strano ter­ro­ri­sti (di ori­gine fran­cese) che hanno col­pito o sono pronti a col­pire in Fran­cia (qual­che migliaio di fran­cesi com­bat­tono, hanno com­bat­tuto o sono pronti a farlo in Siria). L’avvocato Patrick Badouin, pre­si­dente d’onore della Fede­ra­zione inter­na­zio­nale dei diritti dell’uomo, in un’intervista a Le Monde parla di “pre­ce­dente inquie­tante”, “al limite della distor­sione della pro­ce­dura”, che puo’ aprire la strada a un’escalation al di fuori delle regole dell’Onu. L’attacco aereo di dome­nica non è pero’ ser­vito a Parigi per tor­nare al cen­tro del gioco diplo­ma­tico. La Fran­cia non è stata invi­tata a par­te­ci­pare alla riu­nione del gruppo di con­tatto tra Usa, Rus­sia, Ara­bia Sau­dita, Iran, Tur­chia e Egitto. Hol­lande ha comun­que incon­trato a New York il pre­si­dente ira­niano, Has­san Rohani (la Fran­cia è stata il paese più intran­si­gente nel nego­ziato sul nucleare iraniano).

L’operazione aerea in Siria era stata annun­ciata dalla Fran­cia il 7 set­tem­bre scorso. Fino ad allora, la Fran­cia ope­rava sol­tanto nei cieli dell’Iraq e aveva sem­pre rifiu­tato di impe­gnarsi in Siria, soste­nendo la tesi che que­sto avrebbe favo­rito il regime di Assad. Dal 2012 pre­vale la tesi dei “due nemici”, l’Isis e Assad, ma Parigi, che nel 2013 avrebbe voluto attac­care il regime di Assad, ha subito un rifiuto da parte degli Usa. Sullo sfondo c’è la scelta della Fran­cia a favore dei sun­niti nello sce­na­rio medio­rien­tale, Qatar e Ara­bia sau­dita in testa (con rica­dute eco­no­mi­che impor­tanti: inve­sti­menti con­si­stenti in Fran­cia e acqui­sto mas­sic­cio di armi, in ultimo anche il paga­mento delle due navi Mistral costruite per la Rus­sia, ma che andranno all’Egitto gra­zie al finan­zia­mento sau­dita). Ma qual­che giorno fa Hol­lande ha comin­ciare a deli­neare un cam­bio di stra­te­gia: Assad non fa parte dell’ “avve­nire” della Siria si limita ora a dire Parigi (come Lon­dra). Lau­rent Fabius ha riba­dito a New York che “se diciamo ai siriani che l’avvenire passa per Assad andiamo verso il fal­li­mento”. Per Fabius, Assad “è il primo respon­sa­bile del caos attuale”. Ma già si inten­si­fi­cano le voci su un pos­si­bile abban­dono della carica di mini­stro degli Esteri da parte di Fabius, che al pros­simo rim­pa­sto (già pre­vi­sto dopo l’annunciata scon­fitta dei socia­li­sti alle regio­nali di dicem­bre) potrebbe uscire dal governo e venire nomi­nato al Con­si­glio Costi­tu­zio­nale. Tra i nomi che cir­co­lano per la suc­ces­sione, c’è anche quello di Hubert Védrine, che è già stato agli Esteri. Védrine ha un’altra posi­zione: biso­gna “pren­dere atto del fal­li­mento della stra­te­gia occi­den­tale – ha affer­mato ieri alla radio France Inter – abbiamo messo sullo stesso piano la lotta con­tro Daech (Isis) e la lotta con­tro Assad. Moral­mente, è asso­lu­ta­mente difen­di­bile, una posi­zione piena di buoni sen­ti­menti, ma non ha fun­zio­nato e Putin ne ha appro­fit­tato. Non avremo mai dovuto scar­tare la Rus­sia da even­tuale pro­cesso”. Ieri, si sono recati a Dama­sco tre depu­tati fran­cesi, tra cui un socia­li­sta. Il regime di Assad ha “con­dan­nato” l’attacco aereo fran­cese, per­ché “non è stato con­cor­dato” con il governo siriano, che di con­se­guenza “lo con­si­dera un’aggressione”. Ma nel futuro il “coor­di­na­mento” con le forze in campo dovrà aver luogo, non solo con Usa, Canada, Austra­lia, Gran Bre­ta­gna e Gior­da­nia (come sta già avve­nendo), ma anche con Rus­sia e regime di Assad.

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