Il piano Ue: in Germania, Francia e Spagna la maggioranza dei profughi

Il piano Ue: in Germania, Francia e Spagna la maggioranza dei profughi

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Saranno Germania, Francia e Spagna ad accogliere la maggioranza dei richiedenti asilo giunti negli ultimi mesi in Europa. Lo prevede lo schema per i ricollocamenti che oggi sarà sul tavolo della Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker. Il collegio Ue analizzerà il progetto nella sua riunione di Strasburgo, ma l’approvazione formale potrebbe slittare a domani mattina in modo da permettere a Juncker di presentarlo direttamente al Parlamento europeo nell’annuale discorso sullo stato dell’Unione. Il pacchetto sarà poi esaminato lunedì dai ministri degli Interni dei Ventotto e non si esclude che nei giorni successivi venga convocato un vertice straordinario dei leader per piegare le resistenze dei paesi dell’Est contrari alla solidarietà.
Lo schema prevede una ripartizione obbligatoria tra tutti i soci dell’Unione di 120mila richiedenti asilo che si sommano ai 40mila la cui ricollocazione era stata proposta a maggio. Secondo i criteri della Commissione su un totale di 160mila migranti al momento arrivati in Italia, Grecia e Ungheria, 31.443 andranno in Germania — numero che si somma alle decine di migliaia di profughi giunti nelle ultime ore dall’Ungheria — 24.031 in Francia (Hollande, che fino a luglio nicchiava, ora ha confermato che accetterà la cifra) e 14.931 in Spagna. Secondo i criteri stilati dalla Commissione sulla base di Pil e disoccupazione la Polonia dovrebbe ospitarne circa novemila, ma Varsavia ha fatto sapere che si fermerà a duemila. Bruxelles ha ammorbidito le richieste per gli altri paesi dell’Est riottosi assegnando alla Repubblica Ceca 2.978 persone e alla Slovacchia 1.502. L’Irlanda, che gode di un opt out dal sistema, ha già fatto sapere che parteciperà. La Gran Bretagna, anch’essa esterna a Schengen, ha annunciato che ospiterà 20mila richiedenti asilo ma per indebolire il progetto europeo non parteciperà alle quote e preleverà i richiedenti dai campi profughi al di fuori del Continente.
Dei 160mila migranti che godranno della protezione Ue 39.600 (24mila decisi a maggio più altri 15.600) verranno prelevati dall’Italia. Un totale in proporzione minore rispetto a quello stabilito prima dell’estate perché nelle ultime settimane la situazione si è appesantita in Grecia e in Ungheria che potranno rispettivamente ricollocare 66.400 e 54mila migranti.
«È nostro dovere legale e morale proteggere chi fugge da guerra e morte, noi lo proponiamo da mesi», commenta l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Federica Mogherini. Per questa ragione la Commissione prevede di rendere obbligatorie le quote e i governi che non vorranno partecipare dovranno spiegarne il perché a Bruxelles. Se la Commissione riterrà valide le ragioni dell’impossibilità, esenterà il Paese che però dovrà versare una somma riparatoria alla Ue che verrà girata ai paesi che stanno fronteggiando l’emergenza. È la proposta più contestata dal blocco dell’Est e non è scontato che passi al Consiglio europeo, dove comunque si deciderà a maggioranza e dove questa volta oltre a Renzi anche Merkel e Hollande sosterranno apertamente il sistema. A rischiare è anche la proposta della Commissione di rivedere le regole di Dublino per rendere permanente il sistema delle quote.
In parallelo Italia e Grecia saranno pressate affinché attivino gli hotspot dove registrare i migranti per mettere fine all’abitudine di farli scappare nel resto d’Europa, condizione necessaria per il funzionamento delle quote. Roma è intenzionata a dare seguito alla richiesta mano a mano che il sistema di solidarietà entrerà in vigore.
Bruxelles approverà poi una lista dei paesi sicuri i cui cittadini arrivati in Europa saranno rapidamente rimpatriati da Frontex in modo da lasciare spazio ai richiedenti asilo. Ne faranno parte Turchia, Macedonia, Montenegro Kosovo, Serbia, Albania e Bosnia.
Infine domani la Commissione approverà un pacchetto di aiuti da 1,7 miliardi per Sahel, Corno d’Africa e lago Chad: dovranno essere spesi anche per il contrasto all’immigrazione e la lotta ai trafficanti.


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