Ipotesi class action mondiale da 50 miliardi di dollari

Ipotesi class action mondiale da 50 miliardi di dollari

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DECINE di miliardi di dollari di risarcimenti, un’apocalisse che potrebbe addirittura travolgere il gruppo di Wolfsburg. Fino a far sorgere l’ipotesi che possa partire una class action mondiale con 11 milioni di potenziali aderenti. Le conseguenze del “Dieselgate” promettono di essere economicamente devastanti. Solo per le 482 mila auto taroccate vendute negli Usa la Volkswagen potrebbe sborsare una cifra vicina ai 25 miliardi di dollari. E non è esagerato prevedere che per i 10,5 milioni di auto che restano nel resto del mondoWolfsburg debba mettere in conto un esborso almeno pari. Una fucilata da 50 miliardi di dollari che avrebbe l’unico vantaggio di arrivare diluita negli anni.
Il calcolo di quel che potrebbe accadere nei soli Stati Uniti lo fa Emily Maxwell, avvocato californaino con un’esperienza ventennale nelle iniziative legali a tutela dei consumatori. “Per prevedere le conseguenze – premette Maxwell – è decisivo capire se la Volkswagen è in grado di modificare il motore delle auto incriminate in modo da farlo tornare al di sotto delle soglie di emissione previste dalla legge degli Stati Uniti. In caso contrario quelle automobili sarebbero illegali e inutilizzabili, così come prevede la legge federale. Così ai 18 miliardi di multa massima ipotizzata in questi giorni da parte dell’Epa, l’ente di controllo sulle emissioni, se ne dovrebbero aggiungere altri 12 da risarcire ai consumatori calcolando un valore medio delle vetture di 25 mila dollari. Se anche non si arriverà a comminare il massimo della multa da 18 miliardi è prevedibile che la somma di multa e risarcimenti arrivi a 25 miliardi di dollari. Ai denari dovuti ai consumatori si dovranno infatti aggiungere quelli da pagare alla rete dei concessionari che ora potrebbero trovarsi con auto invendibili in magazzino”.
Una cifra gigantesca che servirebbe solo a sanare l’irregolarità di 482 mila auto su un totale di 11 milioni. Negli Stati Uniti sono già state annunciate 25 class action e altre se ne prevedono nei prossimi giorni. Poi si tratterà di decidere quale stato ha la titolarità per giudicare e a quale tribunale affidare la pratica.
In Europa i governi di Francia, Italia e della stessa Germania hanno promesso di fare chiarezza. L’Ue ha invitato gli stati membri “a svolgere indagini sui singoli mercati e poi riferire alla Commissione”. Da parte italiana il ministro dei trasporti Graziano Delrio ha “chiesto chiarimenti alle autorità di omologazione” assicurando che successivamente l’Italia farà le sue verifiche. Anche il ministro per lo sviluppo economico Federica Guidi ha promesso di fare “rapidamente luce sullo scandalo delle emissioni truccate”. E il ministro dell’ambiente Galletti ha aggiunto di aver ottenuto da Volkswagen la garanzia che i nuovi motori euro 6 sono privi del dispositivo incriminato.
Mai come in questa occasione si è dimostrata grave la scelta dell’Europa di non dotarsi di un’unica autorità di controllo sulle emissioni, ipotesi più volte avanzata nel corso degli anni e sempre fieramente contrastata dai costruttori nella speranza di giocare sui differenti sistemi di verifica nei 28 paesi dell’Unione.
Le diverse regole in Usa e in Europa si misureranno nei prossimi mesi quando si tireranno le somme di multe e risarcimenti. Uno dei problemi è legato al fatto che mentre l’Europa è più rigida sulle emissioni di inquinanti consentite per i motori a benzina, gli Usa sono più severi sul diesel. Ma è certo che se anche nei paesi europei il trucco del software ha consentito di mettere in circolazione motori fuori regola o di categoria euro diversa, i milioni di europei che faranno causa potrebbero facilmente arrivare ai 25 miliardi di risarcimenti che vengono ipotizzati in Usa per meno di mezzo milione di automobili irregolari.


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