La Fed non alza i tassi “L’economia mondiale rischia di rallentare”

La Fed non alza i tassi “L’economia mondiale rischia di rallentare”

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NEW YORK. Non si volta pagina. Dal 2008 la Federal Reserve non ha mai alzato i tassi di interessi. Il basso costo del denaro è servito a superare la tempesta finanziaria e rimettere in moto l’economia americana, a far scendere la disoccupazione al 5,1 per cento e rilanciare Wall Street. E ieri, mentre gli occhi di tutti i mercati erano puntati sull’austero palazzo che ospita la banca centrale, il Fomc (Federal open market committee), il comitato del credito della Fed, ha deciso di lasciare immutati i tassi sui Fed Funds ai livelli attuali quasi allo zero. Di un aumento se ne riparlerà alla prossima riunione del 27-28 ottobre, o addirittura a dicembre: anche se è certo che avverrà entro il 2015.
«I recenti trend dell’economia globale e alcuni sviluppi sul piano finanziario rischiano di limitare la crescita economica e ridurre ulteriormente l’inflazione nel breve termine», ha detto ieri la Fed nel comunicato finale. Come dire: è stato il rallentamento a sorpresa del pil cinese assieme alle turbolenze borsistiche del mese d’agosto a spingere la Fed a una maggiore prudenza rispetto all’ipotesi fatta all’inizio dell’estate di un primo ritocco a settembre. E questa spiegazione è stata confermata da Janet Yellen, l’economista dai capelli bianchi che ha sostituito Ben Bernanke al vertice della Fed. Nella conferenza stampa dopo l’annuncio ufficiale, la Yellen ha puntato il dito sulle difficoltà internazionali, e in particolare della Cina e delle economie emergenti, che risentono negativamente del rafforzamento del dollaro. Un aumento dei tassi avrebbe potuto accentuare questi problemi con contraccolpi anche sull’economia americana.
A differenza del clima di unanimità delle precedenti riunioni della Fed, quella di due giorni terminata ieri ha visto l’emergere di un dissidente: Jeffrey Lacker, presidente della banca della Riserva federale di Richmond, in Virginia, ha votato contro la decisione della maggioranza, perché riteneva opportuno procedere subito verso la normalizzazione dei tassi e dare maggiore certezza ai mercati. Wall Street, che si era andata convincendo nei giorni scorsi che la stretta non ci sarebbe stata, ha reagito con incertezza. Poco prima dell’annuncio l’indice S&P 500 era tornato sopra a quota 2000 e nel pomeriggio si è ulteriormente rafforzato. Il Dow Jones era a 16908 con un incremento dell’1 per cento. Poi la chiusura è stata negativa (-0,38%). Anche il dollaro ha visto una flessione.
Yellen ha insistito anche sul ruolo dell’inflazione, che è ancora sotto all’obiettivo del 2 per cento perseguito dalla Fed. Un aumento dei tassi avrebbe reallentato ulteriormente l’aumento dei prezzi con conseguenza sulla crescita. La presidente non ha fatto riferimento, invece, a un’altra preoccupazione dei mercati: che dietro alla prudenza delle autorità monetarie americane ci sia, segretamente, una valutazione molto più pessimista sulle reale condizioni dell’economia cinese.


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