La nuova Merkel nel cuore dell’Europa divisa

by redazione | 2 Settembre 2015 8:49

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BERLINO . Stupisce anzitutto Angela Merkel, e poi la Germania che governa da dieci anni. La ricordavo raffigurata sui giornali europei con in testa l’elmo chiodato, stile Bismarck. Era l’incarnazione di un paese opulento che esigeva l’ austerità, il rigore necessario per aggiustare i conti ma anche origine di disoccupazione e di povertà. Era la paladina di una disciplina teutonica poco adatta al clima mediterraneo. Per questo era temuta, detestata e insultata, in particolare nella Grecia indebitata. La sua immagine è mutata nello spazio di un fine stagione, mentre gli occidentali rientravano dalle vacanze e sull’Unione europea, che cominciava a respirare dopo una crisi economica di anni, si è abbattuta una nuova calamità: la tragedia più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale. La più sconvolgente dalla nascita di una elaborata, generosa quanto incompleta, intesa in un continente rissoso da secoli.
L’immagine di Angela Merkel è mutata rapidamente. Non le si rimprovera più il carattere severo, caricaturato con l’elmo chiodato, ma un cuore troppo tenero. In un Parlamento europeo, il rappresentante del governo meno democratico dell’Unione, quello ungherese, l’ha accusata di essere all’origine del caos che regna nella stazione di Budapest, dove la polizia stenta a contenere i profughi siriani ansiosi di raggiungere la Repubblica federale tedesca.
Angela Merkel si è infatti impegnata ad accogliere in Germania ottocentomila rifugiati siriani. Una cifra esorbitante. Pari all’uno per cento della popolazione tedesca. Quattro volte i profughi accolti nel 2014. Con questo impegno la cancelliera è diventata il leader politico e morale d’Europa.
Il ministro per l’integrazione di un land, lo stato-regione del Baden–Wuerttenberg, ha spiegato che invece dei trecento profughi quotidiani ospitati finora ne riceverà cinquecento, e quindi dovrà costruire un nuovo edificio al giorno. Non tutti i paesi hanno la capacità di assimilazione tedesca che in alcuni decenni ha integrato milioni di turchi. Né hanno bisogno di colmare un pesante deficit come la Germania, che deve accogliere trecentomila immigrati per evitare un forte invecchiamento della popolazione. L’Italia conosce del resto un fenomeno identico. Non fa figli. Né l’aspetto economico è destinato contare. Nell’assegnare le quote si dovrebbe tener conto delle condizioni finanziare e sociali dei paesi ospitanti. Ma l’Unione euro- pea, appena superata la crisi greca, si è spaccata su una questione più profonda. I paesi del Nord non ci stanno. L’Ungheria, la Republica ceca, la Slovacchia, le Repubbliche baltiche sono angosciate da ben altri problemi. Non sono i rigurgiti mediorientali, le guerre in Iraq, in Siria, in Afghanistan, in Sudan che li preoccupano. Il Mediterraneo è lontano. La Russia è vicina.
Per Budapest, Varsavia, Bratislava, Vilnius, Riga l’Unione Europea è una conquista ma anche un’affiliazione che si accompagna a quella con la Nato, e l’Alleanza atlantica, dominata dalla superpotenza americana, è un’assicurazione contro il grande vicino, del quale la cronica crisi ucraina dimostra la pericolosità. Inoltre l’idea di dover accogliere decine di migliaia di arabi crea tensione. Se non addirittura panico. Per lo slovacco Robert Fico come per l’ungherese Victor Orban trovare nelle strade di Bratislava e di Budapest decine di migliaia di musulmani non è una prospettiva rassicurante. Se proprio devono accogliere profughi che siano cristiani. Lo pensano anche a Varsavia. Ma contro quello che assomiglia al razzismo, la cancelliera ha posto dei principi morali che nell’Europa del Nord suonano come minacce. Dice Angela Merkel: per creare un fronte comune sull’immigrazione bisogna richiamarsi ai valori europei al fine di incitare i partners dell’Unione a dar prova di solidarietà di fronte al tragico arrivo dei profughi provenienti dai paesi in guerra. I diritti civili universali erano fnora strettamente associati all’Europa e alla sua storia. Se essa viene meno ai propri naturali, ribaditi doveri il legame si spezzerebbe e l’Europa non sarebbe più quella che noi conosciamo.
Per rispondere a queste “minacce” di Angela Merkel i paesi del nord si riuniranno il 4 settembre a Varsavia. La cancelliera ha lanciato anche un avvertimento severo: se l’Europa non riuscirà a suddividere con dignità i rifugiati la questione dello spazio di Schengen (libera circolazione nell’Unione) sarà per molti rimessa all’ordine del giorno. E’ una vaga minaccia di chiudere le frontiere ai recalcitranti. La Germania, dura ma giusta, è un paese forte che deve essere in grado di accogliere chi chiede aiuto. Questo dice la cancelliera. In quanto all’estrema destra, che l’ha accusata di tradimento, non usufruirà di nessuna tolleranza fino a che metterà in discussione la dignità degli uomini in cerca di sicurezza.
Il sessanta per cento dei tedeschi sono pronti ad accogliere i rifugiati siriani, molti si sono espressi con manifestazioni al momento degli arrivi. Mentre a Monaco di Baviera si ricevavano con fiori e musiche i profughi a Budapest la polizia trattava come mandrie i gruppi di uomini e donne che alla stazione cercavano di salire sui treni diretti in Germania. Ma la divisione in Europa non è soltanto tra il Nord e ilSud. La Spagna non abbraccia del tutto le idee di Angela Merkel. E’ scettica. L’Inghilterra mette in discussione la presenza sul suo territorio di tanti stranieri (anche appartenenti ai paesi dell’Unione). La Francia, a lungo tiepida, incerta, si è affiancata nelle dichiarazioni alla Germania. Ma l’insidia dei movimenti populisti, anti immigrati, come quello di Marine Le Pen, pesa sulle posizioni dei vari governi. Per ora Angela Merkel ha di fronte soltanto piccoli gruppi (neo nazisti). Ma la tragedia dei migranti- rifugiati ha tempi lunghi. I primi, i migranti, sono spinti spesso da ragioni economiche e potrebbero essere rimandati nei paesi d’origine, al contrario dei rifugiati cacciati dalle guerre o dalle persecuzioni politiche.
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