L’Onu: «Ristrutturare il debito si può e si deve»

L’Onu: «Ristrutturare il debito si può e si deve»

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L’Assemblea Gene­rale delle Nazioni unite, che si sta svol­gendo in que­sti giorni a New York, ha adot­tato una riso­lu­zione sulla ristrut­tu­ra­zione del debito pub­blico per sta­bi­lire un pro­cesso di nego­zia­zione inter­go­ver­na­tivo gui­dato da prin­cipi di base inclusi nella rela­zione del comi­tato ad hoc e volti ad aumen­tare l’efficienza, la sta­bi­lità e la pre­ve­di­bi­lità del sistema finan­zia­rio inter­na­zio­nale.
La riso­lu­zione è pas­sata con 136 voti a favore, i 6 voti con­trari sono stati di Ger­ma­nia, Gran Bre­ta­gna, Stati Uniti, Canada, Israele e Giap­pone, 41 le asten­sioni.
Il pro­getto della riso­lu­zione è stato pre­sen­tato da Sacha Ser­gio Llo­rentty Soliz (Boli­via), che ha sot­to­li­neato come il testo evi­denzi l’importanza di adot­tare solu­zioni di ristrut­tu­ra­zione del debito per i paesi in via di svi­luppo per pro­muo­vere la cre­scita in modo inclu­sivo e che siano tem­pe­stive e dura­ture.
Il risul­tato del voto con Ber­lino e Lon­dra con­trari, ha evi­den­ziato una spac­ca­tura interna all’Europa mostrando ancora una volta due velo­citá ed inten­zioni per ciò che riguarda la ristrut­tu­ra­zione dei debiti pub­blici, dove Ger­ma­nia e Regno Unito diven­tano un blocco unico, vicino al nord Ame­rica.
Il mini­stro degli affari esteri argen­tino, Hec­tor Timer­man, rivol­gen­dosi ai paesi che non han votato a favore della riso­lu­zione, ha osser­vato che i dele­gati con­trari sono solo quelli che rap­pre­sen­tano i cen­tri della finanza e che non vedono come il piano appro­vato dall’Onu vada a van­tag­gio anche di un’economia più svi­lup­pata in quanto il debito non fa che ral­len­tare lo svi­luppo e la crea­zione di un sistema migliore men­tre la riso­lu­zione non può che miglio­rare la sicu­rezza eco­no­mica glo­bale.
A lla fine della seduta il mini­stro argen­tino ha espresso sod­di­sfa­zione per l’appoggio che tanti paesi hanno dato alla riso­lu­zione, ed ha dichia­rato che, essendo l’Assemblea gene­rale «un forum demo­cra­tico per eccel­lenza», è il posto giu­sto per discus­sioni volte ad intra­pren­dere un per­corso poli­tico, giu­ri­dico ed etico per porre ter­mine alla spe­cu­la­zione sfre­nata.
La deci­sione dell’Assemblea Onu, secondo Timer­man ed i Paesi che hanno votato a favore, può sal­vare interi popoli dai «sini­stri mae­stri di opu­lenza» che gesti­scono fondi avvol­toio, tra­ghet­tan­doli in un sistema eco­no­mico più flo­rido.
Terri Robl, rap­pre­sen­tante della mis­sione degli Stati Uniti, è di ben diverso avviso; spie­gando le ragioni del pro­prio voto con­tra­rio, ha sot­to­li­neato come la pro­po­sta delle Nazioni unite di ristrut­tu­ra­zione del debito por­terá, invece, ad un’incertezza eco­no­mica tale da avere un impatto sulla for­ni­tura di finan­zia­menti ai paesi in via di svi­luppo, visto che in pas­sato, approcci più orien­tati verso il mer­cato, sono stati pri­vi­le­giati dal Fondo Mone­ta­rio Inter­na­zio­nale.
Terri Robl ha anche lamen­tato la tem­pi­stica della pre­sen­ta­zione di que­sta riso­lu­zione, a sua detta «intru­fo­lata» a fine ses­sione, sta­bi­lendo così un man­dato costoso che ha chie­sto agli Stati mem­bri «di scri­vere un asse­gno in bianco».



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