Renzi: “Il Trattato di Dublino ora va cambiato”. Usa: sì a 10 mila profughi

Renzi: “Il Trattato di Dublino ora va cambiato”. Usa: sì a 10 mila profughi

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Lunedì si darà il via libera al ricollocamento dei 40mila migranti sbarcati in Italia e Grecia a giugno La Danimarca ha riaperto i confini. L’Ungheria trasferisce verso Vienna anche i migranti non identificati
 
«Occorre superare la logica dell’egoismo nazionale». In una lettera Matteo Renzi risponde all’appello con il quale ieri tredici giornali europei, tra i quali Repubblica, hanno chiesto ai leader dell’Unione coraggio nell’affrontare la crisi dei migranti. Il premier italiano insiste sulla necessità- ora che i governi devono approvare il pacchetto presentato dalla Commissione Ue- di «superare Dublino», ovvero di cancellare la norma che impedisce una spartizione permanente dei richiedenti asilo tra i paesi europei. «Giusto – prosegue il presidente del Consiglio – che gli hotspot (i centri per registrare i migranti chiesti a Italia Grecia in cambio delle quote, ndr) siano gestiti a livello europeo, ma ciò sarà possibile solo se ogni Paese accoglierà un certo numero di ospiti (quote) e i rimpatri per chi non ha diritto di asilo verranno organizzati dall’Unione Europea, non dai singoli Stati».
Si tratta di misure comprese nella proposta di Bruxelles che lunedì prossimo sarà esaminata dai ministri degli Interni dei Ventotto. Al momento si dà per scontato che i ministri daranno il via libera formale al ricollocamento, che partirebbe mercoledì prossimo, dei primi 40 mila migranti sbarcati in Italia (24mila) e Grecia (16mila) deciso a giugno. L’ok alla ripartizione di altri 120mila persone e le altre misure tra cui l’emendamento del regole di Dublino richiederà tempi più lunghi.
Polonia, Slovaccha, Repubblica Ceca e Ungheria (che pure verrebbe alleggerita di 54mila migranti) sono contro la ripartizione obbligatoria dei 120mila. Proprio oggi i ministri degli Esteri dei quattro paesi del gruppo di Visegrad si riuniscono a Paraga con la presidenza di turno dell’Unione, il Lussemburgo, e il capo della diplomazia tedesca Frank-Walter Steinmeier per cercare un compromesso che permetta, con qualche modifica cosmetica al piano Juncker, di venire incontro ai paesi ribelli ed approvare il testo senza strappi. Se così non sarà i 4 verranno comunque messi in minoranza anche se c’è ottimismo sulla possibilità di evitare la rottura almeno con il Paese politicamente più pesante vi- sto che la Polonia, spiegano da Bruxelles, sta virando ed è pronta a cedere. A quel punto Budapest, Praga e Bratislava si troverebbero isolate. Per questo ci si aspetta che lunedì arriverà un accordo politico al ricollocamento dei 120mila che verrà formalizzato dopo il voto del Parlamento europeo. Per le modiche a Dublino, con la trasformazione delle quote in un meccanismo permanente, bisognerà invece aspettare ottobre.
Se la diplomazia è al lavoro per cercare di tenere l’Unione compatta dopo la drammatica spaccatura registrata a giugno, arriva la notizia – comunicata dal ministro degli Esteri Nikola Poposki – che la Macedonia sta esaminando la possibilità di erigere una «barriera difensiva» alla frontiera con la Grecia simile a quella ungherese. In alternativa verrà dispiegato l’esercito al confine.
Ieri intanto la Danimarca ha riaperto le linee ferroviarie da e verso la Germania, un blocco pensato per impedire ai migranti di attraversare il suo territorio per raggiungere la Svezia, Paese che concede l’asilo a tutti i siriani. L’Austria invece, paladina della solidarietà insieme alla Germania, ha dovuto chiudere il transito dei treni in arrivo dall’Ungheria a causa di un sovraccarico dovuto all’afflusso di migranti. Proprio l’Ungheria ha registrato un livello record di arrivi: 3.321 persone hanno varcato le sue frontiere in 24 ore, mentre 2.800 hanno raggiunto l’Austria e sono stati subito assistiti dalle autorità locali prima di essere trasportati a Vienna. E in serata è arrivata notizia che per la prima volta da settimane la polizia ungherese ha deciso di aiutare i profughi a raggiungere l’Austria: quattro autobus e tre minivan sono arrivati alla stazione di Szegeb, assediata dai migranti in cerca di riparo da freddo e pioggia, per portare oltreconfine anche le persone non identificate. Intanto il presidente Usa Barack Obama ha dato ordine ai suoi di prepararsi ad ospitare 10mila siriani nel 2016.
L’Isis invece nella sua rvisita (Dabiq) pubblica un macabro anatema accompagnato dalla foto del piccolo Aylan: i migranti che «volontariamente abbandonano la casa dell’Islam per recarsi nelle terre degli infedeli compiono un grave e pericoloso peccato e mettono a rischio la vita e le anime dei loro figli».


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