Rifugiati, il caos europeo continua

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Egoismi europei. Ministri degli Interni di nuovo riuniti il 22. Germania e Austria avevano chiesto un vertice europeo. Merkel: subito gli hotspots in Italia e Grecia. Intanto anche Vienna rimette i controlli alla frontiera italiana. Minaccia (poi ritirata) di Berlino ai paesi reticenti ad accettare le quote: tagli ai fondi strutturali.

Riu­nione straor­di­na­ria dei mini­stri degli Interni della Ue mar­tedi’ pros­simo. Una rispo­sta a Angela Mer­kel e il can­cel­liere austriaco Wer­ner Fay­mann, che hanno chie­sto ieri, seguiti dalla Slo­vac­chia, un ver­tice dei capi di stato e di governo della Ue, “la pros­sima set­ti­mana”, per tro­vare una via d’uscita al caos e alle divi­sioni in cui si dibat­tono i 28. Lunedi’ notte, i mini­stri degli Interni si sono sepa­rati a Bru­xel­les su una con­sta­ta­zione di fal­li­mento, senza un accordo sulla distri­bu­zione di 120mila pro­fu­ghi, cifra ormai tra­volta dalla realtà (più di 500mila per­sone hanno attra­ver­sato il Medi­ter­ra­neo quest’anno per Fron­tex, 464.876 secondo l’Organizzazione inter­na­zio­nale delle migra­zioni). “L’Europa si è coperta di ver­go­gna” ha com­men­tato Sig­mar Gabriel. Per il vice-cancelliere tede­sco “se non ci met­tiamo d’accordo, le pre­vi­sioni sul bud­get euro­peo a breve saranno solo aria, la Ger­ma­nia non è pronta ad essere sem­pre quella che paga in Europa. Sono tutti li’ quando c’è da pren­dere dei soldi, ma non c’è più nes­suno quando biso­gna assu­mersi delle respon­sa­bi­lità”. Il mini­stro degli Interni, Tho­mas de Mai­zière aveva affer­mato la vigi­lia che “i paesi che rifiu­tano” la distri­bu­zione di quote di rifu­giati “sono quelli che rice­vono molti fondi strut­tu­rali”. Potrebbe essere rie­su­mata la minac­cia di una multa per i paesi reti­centi. Ma Mer­kel ha cal­mato il gioco delle minacce, ieri, anche di fronte alla dif­fi­coltà di tagliare l’accesso ai fondi strut­tu­rali al fronte del rifiuto, cioè il gruppo di Vise­grad (Unghe­ria, Repub­blica ceca, Slo­vac­chia e Polo­nia), a cui si sono aggre­gati Roma­nia e Let­to­nia. “Credo che dob­biamo riu­scire a creare un nuovo spi­rito euro­peo – ha pre­ci­sato Mer­kel – ma le minacce non sono la strada per arri­vare a un accordo”. Il mini­stro degli Interni fran­cese, Ber­nard Caze­neuve, ha ricor­dato all’est reti­cente che “l’Europa non è à la carte, la soli­da­rietà non è divi­si­bile, il carico dell’accoglienza dei rifu­giati non puo’ gra­vare solo su 5 paesi, che da soli ne accol­gono il 75%”. Per Ger­ma­nia e Fran­cia, il primo passo, per smuo­vere la situa­zione, è l’apertura “imme­diata” di hotspots in Ita­lia e Gre­cia, ha insi­stito Mer­kel, per poter poi avviare la redi­stri­bu­zione “equa”. Alfano ha par­lato ieri di “due mesi” di tempo. Aprire “subito” gli hotspots è una mano tesa verso i reti­centi, per­ché signi­fica assi­cu­rare che ci sarà una regi­stra­zione rapida, con la distin­zione tra chi ha diritto all’asilo e chi invece è un migrante eco­no­mico, che sarà rin­viato in fretta al suo paese d’origine.

Il tempo stringe e la Ue affonda. Per il com­mis­sa­rio Dimi­tris Avra­mo­pou­los la crisi dei rifu­giati è “un crash test” per l’Europa. Per l’Alto Com­mis­sa­rio Onu per i rifu­giati, Anto­nio Guter­res, l’Europa che rifiuta le quote di acco­glienza “ha dato un’immagine ter­ri­bile al resto del mondo”. Un ver­tice dei capi di stato e di governo puo’ tra­sfor­marsi in una scom­messa peri­co­losa, per­ché al Con­si­glio euro­peo ci vuole il con­senso e le divi­sioni sareb­bero mani­fe­ste e irre­pa­ra­bili a quel livello di potere. Un’atra ipo­tesi è ricor­rere al voto a mag­gio­ranza al pros­simo con­si­glio Interni dell’8 otto­bre, passo che è stato evi­tato lunedi’ per scon­giu­rare una rot­tura defi­ni­tiva. Pres­sioni anche da Mrs.Pesc, Fede­rica Moghe­rini, di fronte all’Europarlamento: “in gioco c’è la vita di per­sone, ma anche la stessa esi­stenza della Ue”. E ha invi­tato a finan­ziare il Trust Fund della Ue (ieri la Ser­bia ha chie­sto finan­zia­menti per far fronte alla crisi degli arrivi). “Nes­sun muro, nes­suna recin­zione fer­me­ranno la dispe­ra­zione di chi è dispo­sto a met­tere in peri­colo la pro­pria vita e quella dei pro­pri figli, pur di scap­pare dalla schia­vitù: sarà meglio che lo capi­scano tutti, prima o poi”, ha aggiunto Moghe­rini, rivolta ai paesi che eri­gono bar­riere, come l’Ungheria, che ieri oltre al muro di filo spi­nato al con­fine con la Ser­bia ha comin­ciato ad eri­gerne un altro alla fron­tiera con la Roma­nia. L’Austria ha rimesso i con­trolli alla fron­tiera con l’Italia, la Fran­cia lo ha già pre­vi­sto in caso di una nuova crisi tipo Ventimiglia.

Tor­nerà sul tavolo a Bru­xel­les la que­stione della lista dei “paesi sicuri”. Un’altra fonte di discor­dia nella Ue, dove non tutti sono d’accordo, sul Kosovo, per esem­pio, ma soprat­tutto sulla posi­zione da attri­buire alla Tur­chia. Oggi, il par­la­mento fran­cese dibatte sui rifu­giati. Ieri, ha discusso sull’intervento in Siria, con voli di rico­gni­zione che saranno pre­sto seguiti da attac­chi mirati, immi­nenti. Parte della destra chiede un inter­vento a terra, che Hol­lande ha escluso.



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