Le immagini ieri le abbiamo viste tutti. Lei nel frattempo ha staccato il telefonino e disattivato e-mail e profili sui social forum, Petra Làszlò è la donna che si avvicina, lei cameraman della N1, una televisione di estrema destra molto vicina a Jobbik (seconda forza politica nazionale), ad alcuni figli di migranti. Ad alcuni di loro si diverte a a fare lo sgambetto, a tirar calci e schiaffi. Come a dire: non siete benvenuti.
Avrà sì e no 30-35, dicono di lei gli amici e gli agenti di polizia che indagano su di lei. «L’abbiamo cercata in molti per intervistarla – dicono diversi giornalisti del quotidiano liberal Népszabadsàg o di radio indipendenti – ma è stato tutto inutile. Ha fatto perdere ogni traccia di sé, non vuole concedere alcuna dichiarazione ».
«La cosa più orribile è che i bambini cui lei ha fattolo sgambetto o distribuito percosse », dicono i giovani volontari che aiutano i migranti e che per questo, dal 15 settembre, rischieranno pene detentive fino a 5 anni, «è che molti di quei bimbi erano passati nell’età più tenera dall’inferno delle torture dell’Is».
Petra Làszlò, comunque, ha già subito una severa punizione per quello che ha fatto: il suo capo, che si è visto costretto a licenziarla perché stavolta lo scandalo globalizzato da Internet era troppo grosso, è Kisberk Szabolcs, temuto come uno dei più bravi strateghi dell’ultradestra vicina a Jobbik. Ma quando ha annunciato il licenziamento di Petra, si è ben guardato dallo spendere alcuna parola di condanna per le sue violenze ai bimbi.