Cento milioni, istruttori e controlli alle frontiere Il piano Ue per la Libia “40 giorni per salvarla”

Cento milioni, istruttori e controlli alle frontiere Il piano Ue per la Libia “40 giorni per salvarla”

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ROMA . I primi 40 giorni saranno decisivi. Se l’Onu e la Ue riusciranno a sostenere il “Governo di Accordo Nazionale” libico nei primi 40 giorni di vita forse ci saranno possibilità di sopravvivenza. Altrimenti la partita sarà difficilissima, la guerra intestina riprenderà, l’Is allargherà gli spazi in cui colpire. È questa la sintesi di un piano d’azione che ieri pomeriggio il “ministro degli Esteri” della Ue Federica Mogherini ha presentato ai 28 paesi dell’Unione. È un piano europeo per la stabilizzazione del paese presentato proprio nel momento in cui (oggi) i parlamenti di Tripoli e Tobruk dovrebbero votare o meno il Governo di Accordo Nazionale proposto dall’inviato Onu Bernardino Leon.
«Lo ripetiamo da tempo, l’Europa è pronta ad aiutare la Libia, a pacificare il paese, a sostenerlo», dice l’Alto rappresentante, «ma questo è un processo che i libici devono guidare, devono condividere fra di loro, altrimenti non porterà a nulla». L’urgenza per la Ue è doppia: in Libia la situazione umanitaria è in caduta libera. Poi il terrorismo, con il radicamento sempre più pericoloso dello Stato islamico in città come Derna o Sirte.
Nel piano presentato ieri si coglie l’urgenza che il “ministro degli Esteri” comunitario assegna a questa crisi: «Dal primo momento, dal “giorno zero” dobbiamo essere pronti a offrire tutto il nostro supporto al Governo di Accordo Nazionale; il nostro obiettivo immediato deve essere sostenere il GNA in maniera che possa operare effettivamente, dovremo offrire assistenza tecnica per rafforzare le sue capacità». Il rapporto interno dell’Unione Europea sottolinea anche che «i libici devono percepire i benefici tangibili dal ritorno alla pace e alla stabilità nel loro paese, e anche per questo l’Unione Europea dovrà continuare nel suo sostegno alle municipalità locali, al sistema sanitario e al miglioramento delle condizioni di sicurezza ». Nella filosofia per un intervento europeo in Libia c’è poi l’attenzione alla migrazione e al controllo delle frontiere: «La formazione di un GNA offrirà la possibilità di condividere la cooperazione con i libici in questi settori».
L’Unione europea ha già pronti programmi per 100 milioni di euro da impegnare nei vari settori dell’“institution building”, ovvero del rafforzamento delle istituzioni libiche con missioni di addestramento e assistenza militare (polizia, esercito, ministeri, ma anche agenzie sanitarie, sistema ospedaliero ed educativo). Il tutto per un programma che è pronto a partire “dal Giorno Zero al Giorno 180 e oltre», un primo lasso di tempo di 6 mesi per provare a dare uno shock positivo al paese.
Non è affatto chiaro se le parti libiche approveranno il governo guidato dal premier- designato Fayez al Serray, ma in molte riunioni la stessa Ue e le Nazioni Unite da mesi hanno affrontato il tema di sanzioni mirate contro chi volesse far fallire il piano di pace. Intanto la Ue elenca le cose da fare: «Far ripartire i programmi sospesi, in maniera da permettere al GNA di essere immediatamente operativo: sono già disponibili 4 milioni di euro delle Misure di Assistenza Eccezionali alla Libia varate l’11 agosto e altri 3 milioni di euro del Capacity Building and Public Administration Facility». Al secondo punto «la riattivazione dei 13 programmi (totale 55,7 milioni di euro) rivolti direttamente al popolo libico perché possa ricevere un “dividendo della pace” immediato, attraverso il sostegno ai governi locali/ municipalità, sistema sanitario (addestramento di infermieri), protezione, me- dia (addestramento di giornalisti libici) e una campagna immediata di sminamento ». Altri 3 milioni sono già pronti per un programma immediato per «ridurre il livello di violenze locali» legate a rivalità tribali. Ancora: assistenza nel controllo delle migrazioni. «La Ue è il principale donatore in questo settore, con Oim e Unhcr come partner principali». E in questo settore, l’assistenza ai migranti e il controllo dei flussi illegali, la Ue ha deciso di far ripartire appena possibile i suoi programmi.
Il capitolo più delicato è chiaramente quello della sicurezza, perché anche con un GNA libico in carica, le condizioni di sicurezza difficilmente miglioreranno in fretta. «Il Libyan Political Agreement prevede la creazione di un Consiglio di sicurezza temporaneo che riferirà al primo ministro e che guiderà insieme alla missione Onu il lavoro nel settore della sicurezza».
«Una missione di assistenza militare, se politicamente accettabile per i libici, richiederà comunque del tempo per essere dispiegata: il problema — scrive la Ue — è come fornire un sostegno di sicurezza immediato al GNA nelle prime settimane decisive dal Giorno Zero al Giorno 40». Il rapporto spiega che «sin dal 2014 il security planning per la Libia è stato condotto in una condizione di assenza delle istituzioni libiche dovuto al collasso del governo, all’evacuazione della comunità internazionale e la conseguente mancanza di interlocutori». E sono proprio questi primi 40 giorni, per i pianificatori della Ue, che decideranno la vita o la morte del tentativo di pacificare la Libia, di avviare un processo di contenimento e poi di espulsione delle violenze e del terrorismo.


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