Con­tratti pubblici, sindacati pronti allo sciopero

by redazione | 28 Ottobre 2015 13:51

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Legge di Stabilità. Cgil, Cisl e Uil chiedono un aumento di 150 euro: “No alla mancia di 8 euro”. I dipendenti del Tesoro in piazza sotto l’ufficio di Padoan. Sul caso Orlandi c’è la richiesta di «verifica», ma il Pd stoppa il sottosegretario Zanetti. Pensioni, il ministro del Lavoro rinvia l’uscita “flessibile” al 2016

I sin­da­cati del pub­blico impiego non accet­tano il magro stan­zia­mento per i loro con­tratti, e sono decisi a mobi­li­tarsi con­tro la legge di sta­bi­lità: si va verso lo scio­pero gene­rale, hanno annun­ciato ieri minac­ciosi. Chie­dono 150 euro di aumento, una cifra simile a diverse piat­ta­forme o accordi già siglati nel pri­vato: somma che però a loro è negata, e che allo stato attuale anzi pare quasi lunare. Il governo sarebbe inten­zio­nato infatti a elar­gire quella che Cgil, Cisl e Uil defi­ni­scono una «man­cia» — circa 8 euro al mese — addi­rit­tura per decreto, senza nean­che aprire un negoziato.

«Chie­diamo con­tratti per rimet­tere in moto ser­vizi alle fami­glie e alle imprese, accre­scendo la par­te­ci­pa­zione, e rispet­tando il senso del richiamo della Corte Costi­tu­zio­nale. Se ser­virà andare allo scio­pero gene­rale, noi siamo pronti — dichia­rano Ros­sana Det­tori, Gio­vanni Fave­rin, Gio­vanni Tor­luc­cio e Nicola Turco, segre­tari di Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fpl e Uil Pa — Il governo la smetta con le pro­vo­ca­zioni e apra il tavolo. Chie­diamo un rin­novo digni­toso, che dopo sei anni di para­lisi totale, per noi signi­fica 150 euro di aumento medio con pro­dut­ti­vità e rico­no­sci­mento pro­fes­sio­nale, altro che l’equivalente di una man­cia come vor­rebbe il governo».

I sin­da­cati del pub­blico impiego ieri erano mobi­li­tati in cento piazze con­tro la riforma delle pro­vince: un pro­cesso di mobi­lità «sel­vag­gia, frutto di un con­fuso pro­cesso di “can­cel­la­zione”», spie­gano. Quindi la denun­cia dei «danni che potreb­bero arri­vare dal decreto mobi­lità e dalla legge di Sta­bi­lità sui ser­vizi ai cit­ta­dini e sui lavo­ra­tori pubblici».

Le pro­messe di Poletti

Ma le sor­prese spia­ce­voli in zona Sta­bi­lità non sono certo finite qui: ieri si è saputo infatti che, nono­stante le pole­mi­che dell’ultimo anno e una sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale, verrà pro­ro­gato anche nei pros­simi due anni (2016 e 2017) il taglio delle indi­ciz­za­zioni per le pen­sioni sopra i 2 mila euro, così come era stato dise­gnato dal governo Letta (cor­reg­gendo in parte la più rigida for­mula Monti). Non si parla di asse­gni da poveri, come è ovvio, ma per la gran parte nean­che da ricchi.

Sulle pen­sioni c’è stato un botta e rispo­sta, sep­pure a distanza, tra i tre sin­da­cati e il mini­stro Giu­liano Poletti, che ha pro­messo la fles­si­bi­lità nel 2016. «Le rile­vanti ingiu­sti­zie ed ini­quità pre­senti nel sistema pre­vi­den­ziale non tro­vano rispo­sta nella legge di Sta­bi­lità — hanno attac­cato Cgil, Cisl e Uil in una nota con­giunta — È un grave errore non intro­durre la fles­si­bi­lità». «La pro­roga del blocco della pere­qua­zione fino al 2018 — pro­se­guono — è scon­cer­tante e non ripri­stina il diritto alla riva­lu­ta­zione già pre­vi­sto dalla recente sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale. L’estensione, pur par­ziale, della no tax area per i pen­sio­nati è posi­tiva ma va attuata nel 2016 e non nel 2017 come pre­vede la legge». La set­tima sal­va­guar­dia degli eso­dati «non è riso­lu­tiva in quanto non copre tutta la pla­tea sti­mata dall’Inps e l’attuazione dell’opzione donna è limi­tata al 31 dicem­bre 2015. È grave sot­trarre risorse al Fondo lavori usu­ranti: andreb­bero uti­liz­zati invece per dare una rispo­sta a chi svolge man­sioni par­ti­co­lar­mente faticose».

Bagarre a via XX Settembre

All’indomani dello scon­tro sul fisco, con il duello ingag­giato dal sot­to­se­gre­ta­rio all’Economia Enrico Zanetti con­tro la diret­trice dell’Agenzia delle Entrate Ros­sella Orlandi, le ten­sioni al mini­stero aumen­tano. Ieri i dipen­denti del dica­stero hanno insce­nato una pro­te­sta nella sede di via XX Set­tem­bre con­tro il taglio del Fua, il Fondo unico di ammi­ni­stra­zione che viene uti­liz­zato per la con­trat­ta­zione inte­gra­tiva e il sala­rio acces­so­rio. Da gen­naio, dopo le ridu­zioni già decise nei mesi scorsi, il fondo sarà anche congelato.

Quanto alla que­relle sul fisco, il sot­to­se­gre­ta­rio Zanetti ha negato che il comu­ni­cato del mini­stero dell’Economia in soste­gno a Orlandi le desse ragione: «Non ritengo di essere stato smen­tito — ha detto — E poi non mi risulta che su que­sta vicenda ci sia una voce chiara né di Padoan né di Renzi. Esi­ste solo una nota del mini­stero». Zanetti ha quindi chie­sto una «veri­fica poli­tica» all’esecutivo. «Padoan ha par­lato per il governo, Zanetti ha espresso una legit­tima opi­nione per­so­nale. Bloc­chiamo le pole­mi­che sul nulla», ha tagliato corto Filippo Tad­dei, respon­sa­bile eco­no­mia del Pd.

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