Consiglio di stato: «Trascrizioni unioni civili illegittime»

by redazione | 28 Ottobre 2015 10:06

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La diver­sità tra i sessi è la con­di­zione prima per­ché possa essere cele­brato un matri­mo­nio, che altri­menti deve essere con­si­de­rato come un atto «ine­si­stente». A sta­bi­lirlo è una sen­tenza del con­si­glio di Stato che va con­tro la deci­sione assunta da quei sin­daci — primo fra tutti quello di Roma Igna­zio Marino — di isti­tuire un regi­stro per la tra­scri­zione delle unioni tra per­sone omo­ses­suali cele­brate all’estero. Una sen­tenza che riac­cende le pole­mi­che poli­ti­che, con la destra che ne appro­fitta per pro­vare a bloc­care defi­ni­ti­va­mente il ddl Cirinnà sulle unioni civili e molte asso­cia­zione Lgbt che invece attac­cano il giu­dice esten­sore, Carlo Deo­dato, per aver rit­wit­tato alcune foto e prese di posi­zione delle «Sen­ti­nelle in piedi» in cui si afferma che «la nuova resi­stenza si chiama difesa della fami­glia». «Ho solo appli­cato la legge in modo a-ideologico e rigo­roso, lasciando fuori le mie con­vin­zioni per­so­nali che non hanno avuto alcuna influenza», è la difesa dell’interessato.

La sen­tenza è un duro colpo per quanti si bat­tono per il rico­no­sci­mento di eguali diritti tra cop­pie etero e omo­ses­suali, ma può essere letta anche come un invito al legi­sla­tore a col­mare una lacuna pre­sente ancora oggi nell’ordinamento, per il quale due per­sone dello stesso sesso non pos­sono essere con­si­de­rate una cop­pia e quindi non pos­sono spo­sarsi. «La dif­fe­renza di sesso» tra gli sposi, spie­gano i giu­dici, è la «prima con­di­zione di vali­dità e di effi­ca­cia del matrimonio».

L’unione cele­brata all’estero per i giu­dici di palazzo Spada risulta quindi «sprov­vi­sta di un ele­mento essen­ziale (nella spe­cie la diver­sità di sesso dei nubendi) ai fini della sua ido­neità a pro­durre effetti giu­ri­dici nel nostro ordi­na­mento». Un atto nullo quindi, anzi «ine­si­stente» per­ché privo «di un ele­mento essen­ziale della sua stessa giu­ri­dica esistenza».

La sen­tenza affronta poi un altro punto, rela­tivo alla legit­ti­mità del pre­fetto di Roma, all’epoca Giu­seppe Peco­raro, di annul­lare le tra­scri­zioni dei matri­moni gay con­tratti all’estero da parte del sin­daco Marino. Una facoltà negata dal Tar del Lazio, ma rico­no­sciuta invece dal con­si­glio di Stato che ha sot­to­li­neato «il potere di annul­la­mento gerar­chico d’ufficio da parte del pre­fetto degli atti ille­git­timi adot­tati dal sin­daco, nella qua­lità di uffi­ciale di governo».

Un’interpretazione della legge, quella fatta dei giu­dici del con­si­glio di Stato, che non trova ovvia­mente d’accordo molte asso­cia­zioni omo­ses­suali. Che ricor­dano come alcune delle sen­tenze pure citate da palazzo Spada pon­gano la que­stione in maniera dif­fe­rente. Come il giu­di­zio espresso dalla Cas­sa­zione che rico­no­sce la vali­dità dei matri­moni omo­ses­suali cele­brati all’estero rico­no­scendo che però non hanno vali­dità in Ita­lia per l’assenza di un isti­tuto giu­ri­dico a cui agganciarli.

Oppure ricor­dando la sen­tenza della corte d’Appello di Napoli secondo cui se l’Italia tra­scrive il matri­mo­nio con­tratto all’estero tra due omo­ses­suali stra­nieri, non si capi­sce per­ché non debba rico­no­scere lo stesso diritto a due ita­liani. Per finire con la sen­tenza Oliari della corte di Stra­sburgo, secondo la quale alle cop­pie omo­ses­suali va rico­no­sciuto il diritto a una vita familiare.

«Le sen­tenze si rispet­tano e non si com­men­tano, la divi­sione dei poteri è san­cita in Costi­tu­zione», scrive in un tweet la sena­trice Monica Cirinnà.

Ma è pro­prio il ddl che porta il suo nome (e che se appro­vato ren­de­rebbe la sen­tenza di palazzo Spada supe­rata) a essere preso di mira dalle oppo­si­zioni di cen­tro­de­stra. Come con­fer­mano le parole di Gae­tano Qua­glia­riello: «Bene il con­si­glio di Stato — dice l’ex coor­di­na­tore del Ncd -. La vera fron­tiera però è impe­dire che nuove leggi ren­dano pos­si­bili i matri­moni omo­ses­suali in Ita­lia o con­du­cano al loro rico­no­sci­mento per via giu­ri­spru­den­ziale». «Il matri­mo­nio è tra uomo e donna. Ora lo dice il Con­si­glio di Stato. Se Marino dava retta ad Ange­lino Alfano rispar­mia­vamo un anno», gli fa eco Mau­ri­zio Lupi.

Opi­nioni con le quali non è d’accordo il costi­tu­zio­na­li­sta Ste­fano Cec­canti che in un tweet ricorda come «la sen­tenza del con­si­glio di Stato rende ancora più evi­dente che è neces­sa­ria legge sulle unioni come chie­sto dalla Corte costi­tu­zio­nale sin da sen­tenza 138/2010». Men­tre alcuni par­la­men­tari ade­renti alla Rete­Dem alzano l’asticella ricon­dando come «nel dise­gno di legge sulle unioni civili oltre all’estensione alle cop­pie dello stesso sesso di tutti i diritti sociali oggi riser­vati alle cop­pie ete­ro­ses­suali spo­sate, vi è un altro punto irri­nun­cia­bile: la pos­si­bi­lità di ado­zione del figlio natu­rale del partner».

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