La Polonia cambia: trionfa la destra anti Ue

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VARSAVIA Beata sugli altari, l’Europa nella polvere. Vince la destra che sulla carta vuole premier l’etnologa Beata Szydlo. Stravince quella che nella sostanza sceglie Jaroslaw Kaczynski, il vero candidato ombra del Pis, Diritto e giustizia: l’uomo anti Ue e antimigranti, che s’ispira all’Ungheria di Orbán e vuole fare di Varsavia una nuova Budapest. Si chiudono le urne ed è lui, non lei, a presentarsi ai microfoni per festeggiare il trionfo (39,1%) che polverizza la Piattaforma civica della premier Ewa Kopacz (23,4) e insieme del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, con le loro deboli politiche dell’accoglienza.
Il primo pensiero del vincitore è a Lech, il gemello presidente morto nell’incidente aereo di cinque anni fa. Il secondo è a «chiunque da domani voglia unirsi a noi», anche se i numeri sono così schiaccianti da non richiedere una coalizione: fuori dal Parlamento la Sinistra unita di Barbara Nowacka e molti partitini. La platea del partito lo ringrazia ritmando «Ja-ro-slaw!», neanche fosse stato in corsa lui, e costringendolo finalmente a chiamare sul palco la povera Beata — «gridate anche il suo nome, Be-a-ta!» — che nel suo discorsetto riesce a citare e ringraziare Kaczynski tre volte in un minuto.
L’onda nera dell’Est raggiunge la Polonia. Non è bastata una crescita economica che nell’ultimo decennio ha toccato il 50%, una disoccupazione sotto il 10. Hanno pesato scandali e corruzione. La destra vince promettendo assegni familiari, età pensionabile più bassa, assistenza gratuita agli over 75, tasse alle multinazionali, agevolazioni alle imprese che usano tecnologia polacca. Kaczynski vuole anche una Nato più forte con Putin: riaprire subito l’inchiesta sul Tupolev che precipitò in Russia, uccidendogli il gemello. Un grattacapo per l’Europa, i rapporti con Mosca: la nuova premier chiederà sanzioni più dure contro gli oligarchi.
Un uomo solo al comando, una donna a fargli da premier. Unica sorpresa annunciata, il 9% di Pawel Kukiz, il Beppe Grillo polacco. Salirà sul carro del vincitore? «Noi non siamo un partito — dice al Corriere —. Sbugiarderemo il miracolo economico polacco: è lo stesso benessere che ha avuto la Grecia, coi soldi prestati dall’Ue. Kaczynski dovrà occuparsene. Non conta quanto abbiamo preso, il nostro strumento sarà la fiducia sui programmi». Forse, non ce ne sarà bisogno
Il primo pensiero del vincitore è a Lech, il gemello presidente morto nell’incidente aereo di cinque anni fa. Il secondo è a «chiunque da domani voglia unirsi a noi», anche se i numeri sono così schiaccianti da non richiedere una coalizione: fuori dal Parlamento la Sinistra unita di Barbara Nowacka e molti partitini. La platea del partito lo ringrazia ritmando «Ja-ro-slaw!», neanche fosse stato in corsa lui, e costringendolo finalmente a chiamare sul palco la povera Beata — «gridate anche il suo nome, Be-a-ta!» — che nel suo discorsetto riesce a citare e ringraziare Kaczynski tre volte in un minuto.
L’onda nera dell’Est raggiunge la Polonia. Non è bastata una crescita economica che nell’ultimo decennio ha toccato il 50%, una disoccupazione sotto il 10. Hanno pesato scandali e corruzione. La destra vince promettendo assegni familiari, età pensionabile più bassa, assistenza gratuita agli over 75, tasse alle multinazionali, agevolazioni alle imprese che usano tecnologia polacca. Kaczynski vuole anche una Nato più forte con Putin: riaprire subito l’inchiesta sul Tupolev che precipitò in Russia, uccidendogli il gemello. Un grattacapo per l’Europa, i rapporti con Mosca: la nuova premier chiederà sanzioni più dure contro gli oligarchi.
Un uomo solo al comando, una donna a fargli da premier. Unica sorpresa annunciata, il 9% di Pawel Kukiz, il Beppe Grillo polacco. Salirà sul carro del vincitore? «Noi non siamo un partito — dice al Corriere —. Sbugiarderemo il miracolo economico polacco: è lo stesso benessere che ha avuto la Grecia, coi soldi prestati dall’Ue. Kaczynski dovrà occuparsene. Non conta quanto abbiamo preso, il nostro strumento sarà la fiducia sui programmi». Forse, non ce ne sarà bisogno
Francesco Battistini
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