«Lavori gratis nelle ville di Mantovani come una mazzetta da 400 mila euro»
by redazione | 15 Ottobre 2015 8:51
MILANO «Eh già, tanto straparlare di “tangenti” ma non c’è un euro di mazzette», dice sicuro su Twitter il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, a sua volta a processo dal primo dicembre accusato di induzione indebita e turbativa d’asta nei favoritismi a due sue amiche. E anche per il segretario della Lega, Matteo Salvini, non ci sono soldi ma «solo uno sputtanamento mediatico» causato da «un attacco politico alla Regione meglio governata d’Italia» con l’arresto del vicepresidente forzista Mario Mantovani per le ipotesi di concussione, corruzione e turbativa d’asta.
In realtà, nella multiforme e spesso pittoresca casistica offerta dal sempre più vario catalogo di inchieste giudiziarie sui tanti modi nei quali si può declinare la corruzione, l’inchiesta su Mantovani ne mette infatti a fuoco un nuovo tipo: l’architetto come tangente-umana. Che si rende disponibile a lavorare gratis per il politico, il quale, in cambio, gli propizia commesse pubbliche.
È difficile quantificare il valore complessivo di questa tangente in carne e ossa, ma non impossibile, almeno su alcuni dei lavori fatti per Mantovani da Gianluca Parotti. Per la sola ristrutturazione della settecentesca Villa Clerici, un magione nobiliare con cortile a doppio colonnato e ampio parco privato a Cuggiono, «da me diretta» e «a me commissionata da Spem srl», cioè dalla fiduciaria di cui Mantovani si era avvalso per l’intestazione, Parotti in dichiarazioni spontanee agli inquirenti spiega di aver impegnando «per 18 mesi due persone per 8 ore al giorno», e tuttavia «non sono mai stato pagato neanche per le altre incombenze». Su questa base il pm Giovanni Polizzi calcola dunque che, considerando 20 giorni per ogni mese lavorativo e applicando la tariffa minima del costo di un’ora di lavoro tratta dalle tabelle del Ministero delle Infrastrutture, Mantovani avrebbe dovuto dare all’architetto Parotti «un compenso complessivo di 288.000 euro».
Un altro conto si può fare sulla Cascina Vittoria, «dalla quale è stata ricavata l’abitazione di Mantovani ad Arconate», paese di cui è stato tre volte sindaco. «In questo caso — riepiloga Parotti — sono stato incaricato di svolgere la progettazione e la direzione dei lavori a partire dal 1999 sino a circa il 2012, nonché tutte le successive varianti». Ma «per tale attività ho percepito solo un terzo del compenso stabilito», quei 57.000 euro di cui la Gdf aveva già saputo intercettando l’architetto il 12 novembre 2013. Quindi, grosso modo Mantovani dovrebbe dare all’architetto altri circa 114.000 euro: infatti «in tal senso — aggiunge Parotti — era stato concordato il pagamento di circa 4.000 euro mensili a partire da quest’anno, onde saldare la parte restante. Ma tale accordo è stato disatteso dal committente, in quanto mi sono state versate solo un paio di rate, con sospensione dei pagamenti che permane attualmente».
Più sollecito Mantovani appare alla Gdf nel «collocare, presso strutture pubbliche o sotto il controllo della mano pubblica, conoscenti di varia estrazione riconducibili alla sua area politica, che gli dimostrano perciò comprensibile gratitudine». Una propensione di per sé non illecita se sganciata da corrispettivi di reato, nella quale la GdF ritiene di inquadrare anche l’impegno per una eventuale (ma non realizzata) «sistemazione definitiva di Mariella Bocciardo», ex moglie di Paolo Berlusconi, «nel consiglio del Policlinico di Milano», per «il reperimento di un posto di lavoro per il marito della parlamentare Pdl Deborah Bergamini» o «il fratello del capogruppo comunale Alan Rizzi». Nell’interrogatorio oggi l’autosospesosi vicepresidente della Regione punterà a smontare le contestazioni, o comunque ad affievolire le esigenze cautelari che la gip Pepe ha ritenuto sussistenti pur a un anno dalla richiesta di arresto.
Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella