Mon­daz­zoli, la carta spogliata

by redazione | 6 Ottobre 2015 9:27

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Il rap­porto dell’Associazione degli edi­tori ita­liani ha qua­li­fi­cato il 2013 e il 2014 come gli anni della «Grande tra­sfor­ma­zione». Di fronte a una lenta, ma costante ridu­zione nella ven­dita dei libri e un non suf­fi­ciente aumento delle ven­dite degli ebook per com­pen­sare le per­dite della «carta» e la moria di pic­cole e medie casa edi­trici, la solu­zione emer­gente è la con­cen­tra­zione del mer­cato edi­to­riale in poche mani.
Può essere letta così la rati­fica dell’acquisto della divi­sione libri di Rcs da parte di Mon­da­dori. Per 127 milioni di euro gli sto­rici mar­chi di Riz­zoli (Bom­piani, Mar­si­lio, Bur, Fab­bri, Son­zo­gno) entre­ranno a far parte della scu­de­ria Mon­da­dori, che ha mar­chi impor­tanti nel suo car­net (oltre all’omonima Mon­da­dori) come Einaudi, Sperling&Kupfer, Electa, Piemme.

Il nuovo gruppo, Mon­daz­zoli, come è stato iro­ni­ca­mente chia­mato l’esito della fusione, evo­cando quelle bestie medie­vali nate dall’incrocio di due ani­mali incom­pa­ti­bili tra loro, con­trol­lerà il 35 per cento del mer­cato edi­to­riale, diven­tando la prima hol­ding dell’editoria ita­liana. Ad essere esclusa dall’operazione la Adel­phi: il 58 per cento delle azioni dete­nute da Rcs sarà ceduto all’altro grande azio­ni­sta, Roberto Calasso, figura sto­rica del mar­chio. L’ultimo pas­sag­gio tocca ora all’Antitrust, che si deve espri­mere sul rischio di una posi­zione mono­po­li­sta del nuovo gruppo.

Dun­que, un’accelerazione nella con­cen­tra­zione oli­go­po­li­stica made in Italy, anche se non man­cano rumors: il secondo pas­sag­gio alla «nor­ma­lità», l’internazionalizzazione, sarebbe già in can­tiere e vede come pro­ba­bile part­ner­ship la tede­sca Ber­tel­smann, uno dei gruppi glo­bali dell’editoria. Di certo rimane il fatto che le Borse ita­liane hanno pre­miato l’accordo rag­giunto: le azioni Mon­da­dori hanno gua­da­gnato in aper­tura di seduta il 3,89 per cento, men­tre quelle Rcs oltre il 5 per cento.

Per quanto riguarda le rea­zioni, non si sono fatte atten­dere quelle dell’amministratore dele­gato di Mon­da­dori, Erne­sto Mauri, che ha sot­to­li­neato la dimen­sione stra­te­gica dell’operazione, pro­pe­deu­tica a reg­gere la con­cor­renza in un set­tore dove con­tano soprat­tutto i numeri.
Ha uti­liz­zato, invece, la meta­fora cicli­stica il pre­si­dente di Rcs Paolo Mieli, con­si­de­rando i due gruppi come Bar­tali e Coppi: due eccel­lenze che con­ti­nue­ranno a peda­lare ognuno inse­guendo i suoi obiet­tivi. La Cgil ha sot­to­li­neato i rischi di una con­cen­tra­zione troppo accen­tuata nel set­tore edi­to­riale, che potrebbe dan­neg­giare le pic­cole case edi­trici, sol­le­ci­tando poi una presa di posi­zione dell’Antitrust e invi­tando alla vigi­lanza per il man­te­ni­mento dei livelli occupazionali.

Dario Fran­ce­schini da parte sua, ha con­ti­nuato a non ade­rire, né sabo­tare. Il governo, ha affer­mato il mini­stro dei Beni cul­tu­rali, non inter­verrà, ma sarà l’Antitrust a espri­mere il suo parere, con la spe­ranza che lo fac­cia al più presto.

Da quando Mon­da­dori ha mostrato la volontà di acqui­sire Rcs libri non sono man­cate prese di posi­zioni, allarmi, inter­venti cri­tici. Fel­tri­nelli ha ester­nato la sua pre­oc­cu­pa­zione attra­verso alcune inter­vi­ste di Inge Fel­tri­nelli, che ha detto di con­si­de­rare la fusione un colpo alla «bio­di­ver­sità» edi­to­riale, omet­tendo il fatto che la sua casa edi­trice ha spinto alla con­cen­tra­zione oli­go­po­li­stica in un altro set­tore vitale per l’editoria, la distri­bu­zione e la ven­dita. Sfu­mata la presa di posi­zione del gruppo Mauri Spa­gnol, che si è augu­rato che il nuovo «gigante» non can­celli le spe­ci­fi­cità dei mar­chi del gruppo Rcs, fat­tore impor­tante per la vita­lità di un set­tore che sem­pre più punta su scrit­tori e sag­gi­sti «sicuri» e mette in secondo piano lo scou­ting su nuovi autori.

La cri­tica più dura all’operazione è venuta però da firme pesanti del gruppo Rcs che, in una let­tera aperta lan­ciata da Umberto Eco e sot­to­scritta da 47 autori, chie­deva di fer­mare l’operazione per­ché poten­zial­mente lesiva della libertà di scelta dei sin­goli mar­chi. E visto che die­tro Mon­da­dori si sta­glia l’ombra di Sil­vio Ber­lu­sconi non poche sono state le voci che hanno par­lato di un poten­ziale azze­ra­mento della libertà di espres­sione e deci­sione delle case edi­trici del gruppo Rcs.

L’esperienza degli altri paesi evi­den­zia però un ulte­riore dato: quando c’è con­cen­tra­zione edi­to­riale, i grandi gruppi occu­pano la mag­gior parte del campo in gioco, senza tut­ta­via can­cel­lare le voci «cri­ti­che» o gli scrit­tori «sco­modi». I grandi gruppi sono infatti «gene­ra­li­sti» e nei cata­lo­ghi si pos­sono tro­vare autori main­stream – quelli che in gergo sono chia­mati autori per il mass mar­ket – e scrit­tori e sag­gi­sti «ribelli», che hanno anche loro un pub­blico al quale non si vuole rinun­ciare, data la costante ridu­zione delle vendite.

Il già citato rap­porto dell’Associazione degli edi­tori ita­liani parla di mer­cato com­ples­sivo, per la carta, di 2 miliardi e 666milioni, poco più del 6 per cento in meno rispetto il 2013, anno già nero per l’editoria, e una ridu­zione di let­tori che ha intac­cato lo zoc­colo duro dei let­tori ita­liani, cioè di quel 18 per cento di acqui­renti che com­prano più di un libro al mese.

L’editoria, al pari dei gior­nali, vede la «carta» anna­spare, men­tre il digi­tale cre­sce, ma non nella misura giu­sta per poter com­pen­sare le per­dite. Il mer­cato degli e-book è cre­sciuto del 7 per cento nel 2014: tra­dotto, poco più di un milione di ita­liani acqui­stano la ver­sione digi­tale di un libro. E qui la parte del leone, in ter­mini di fat­tu­rato, la fa Ama­zon, men­tre arran­cano le società ita­liane di ven­dita elet­tro­nica. Di fronte a per­cen­tuali e numeri in asso­luto con un segno sem­pre meno, i grandi gruppi edi­to­riali devono pun­tare a difen­dere le quote di mer­cato anche attra­verso fusioni. Quel che non emerge è invece una visione tran­sme­diale delle case edi­trici, cioè il fatto che lo stesso libro può essere letto su piat­ta­forme digi­tali diver­si­fi­cate, dalla carta all’ebook, all’audiolibro.

Un altro aspetto meno inda­gato è la crisi delle case edi­trici pic­cole e medie. Pub­bli­care un libro costa ancora molto, nono­stante la reto­rica rac­conti che com­pu­ter e tec­no­lo­gie digi­tali avreb­bero ridotto sen­si­bil­mente i costi di stampa; distri­buirlo anche, farlo restare per più di dieci giorni espo­sto in una libre­ria è quasi mis­sion impos­si­ble. Se calano le ven­dite, si mol­ti­plica la stampa di titoli che hanno una dif­fu­sione limi­tata, quando non ine­si­stente. In un recente incon­tro sull’editoria indi­pen­dente svol­tosi a Roma orga­niz­zato dall’associazione Doc(K)s, molti rela­tori hanno par­lato di migliaia di libri senza let­tori. Una ten­denza ali­men­tata anche dalla dif­fu­sione del self publi­shing, la pub­bli­ca­zione in pro­prio di un libro avva­len­dosi di una delle tante imprese che lo con­sen­tono (ma anche qui la con­cen­tra­zione sta mar­ciando a grandi passi, con Ama­zon che fa prezzi strac­ciati rispetto ad altre società).

Per oggi a Segrate pos­sono essere con­tenti. Marina Ber­lu­sconi ha subito man­dato a dire che è sod­di­sfatta dell’accordo.
Sil­vio Ber­lu­sconi, invece, è rima­sto in disparte. Di certo è che la sua bio­gra­fia, auto­riz­zata, va da sé, a firma del gior­na­li­sta inglese Alan Fried­man è pub­bli­cata da Riz­zoli e il suo lan­cio è stato annun­ciato solo alcuni giorni fa. Poche ore prima dell’annuncio dell’accordo di acqui­si­zione di Riz­zoli da parte di Mondadori.

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