Pensioni, Boeri boccia Renzi

Pensioni, Boeri boccia Renzi

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Legge di stabilità. Il presidente dell’Inps aveva presentato una riforma sull’uscita «flessibile» dal lavoro ma il governo l’ha rinviata al 2017. La manovra economica contiene «misure parziali e costose» che produrranno nuove «asimmetrie» in futuro. Un milione di pensionati vive con meno di 500 euro. Autonomi: è fuga dalla gestione separata

Non c’è pace per la legge di sta­bi­lità. Pre­sen­tando ieri il bilan­cio sociale dell’Inps, il pre­si­dente dell’Istituto di pre­vi­denza Tito Boeri ha soste­nuto che sarebbe stato «impor­tante» «fare l’ultima riforma delle pen­sioni». L’esecutivo ha rite­nuto oppor­tuno invece rin­viare le misure sulla fles­si­bi­lità in uscita da lui pro­po­ste da parte del governo. «Spe­riamo che il 2016 sia l’anno di un inter­vento deci­sivo, orga­nico e strut­tu­rale sulle pen­sioni — ha aggiunto — Avremmo voluto che il 2015 fosse l’anno dell’ ultima riforma delle pen­sioni, pur­troppo non sarà così». Dopo avere pre­sen­tato il bilan­cio sociale 2014, Boeri ha sot­to­li­neato che nella Legge di Sta­bi­lità ci sono stati solo «inter­venti selet­tivi e par­ziali, che creano asim­me­trie di trat­ta­mento». «Pre­su­mi­bil­mente, in assenza di cor­ret­tivi» gli inter­venti sulle pen­sioni con­te­nuti nella legge di sta­bi­lità non saranno suf­fi­cienti e «daranno la spinta ad ulte­riori misure par­ziali che sono, tra l’altro, molto costose».

Il numero uno dell’Inps parla della no tax area per i pen­sio­nati, l’opzione donna, il part-time e la sal­va­guar­dia per eso­dati (32.100 i pos­si­bili bene­fi­ciari della «sesta sal­va­guar­dia»). «L’uscita fles­si­bile verso la pen­sione avrebbe per­messo anche una gestione più facile della Pa – ha com­men­tato Boeri — Pur­troppo gli inter­venti selet­tivi riser­vati solo al set­tore pri­vato ren­dono anche più dif­fi­cile la rota­zione del per­so­nale nella Pa».

Tagli al lavoro pub­blico
I dati Inps sul blocco del turn-over rive­lano le con­se­guenze sulla pub­blica ammi­ni­stra­zione. Da sette anni a que­sta parte, la com­pres­sione dei costi del lavoro nel pub­blico, uno dei prin­ci­pali obiet­tivi dell’austerità, ha por­tato a una dimi­nu­zione del per­so­nale del 2,8% in un solo anno, dal 2013 al 2014, pari a 2.953.021. Dal 2011 il taglio è stato di 300 mila per­sone. Calano anche i dipen­denti pri­vati dello 0,6%: nel 2014 erano 11.719 milioni, con una ridu­zione di 71.998 unità.

Metà dei pen­sio­nati sono poveri
Dal bilan­cio sociale dell’Inps emerge il rac­conto dram­ma­tico della crisi in cui versa il paese. La mag­gior parte dei pen­sio­nati ha red­diti ai limiti della povertà. Il 42,5% dei pen­sio­nati ha un red­dito infe­riore ai mille euro, 1,88 milioni hanno asse­gni infe­riori ai 500 euro. Tra le pie­ghe del bilan­cio emer­gono lampi sul futuro che attende i “pre­cari” di domani. Nei primi 9 mesi del 2015 sono state liqui­date 23.502 pen­sioni ai “para­su­bor­di­nati” per un importo medio di 159 euro men­sili. La legge di sta­bi­lità amplia la no tax area per pen­sio­nati da 7 mila a 7500 euro, ma si tratta di un inter­vento del tutto insuf­fi­ciente rispetto ai numeri dell’emergenza sociale. Ai pen­sio­nati, ad esem­pio, non vanno gli 80 euro del bonus Irpef.

Effetto For­nero
Si fanno sen­tire gli effetti della riforma For­nero che ha aumen­tato i requi­siti con­tri­bu­tivi per la pen­sione anti­ci­pata cau­sando il blocco dei pen­sio­na­menti di anzia­nità. Nei primi 9 mesi del 2015 è stato regi­strato un boom di que­sti ultimi per­ché i cri­teri sono stati infine rag­giunti. Le pen­sioni anti­ci­pate sono state 109 mila. Nel 2015 le pen­sioni di vec­chiaia in tutte le gestioni (dipen­denti, auto­nomi e subor­di­nati) sono pari a 626 euro in media, per quelle anti­ci­pate l’assegno medio è di 1900 euro.

Par­tite Iva in fuga
I lavo­ra­tori auto­nomi e col­la­bo­ra­tori iscritti alla gestione sepa­rata dell’Inps sono in fuga. Un’altra con­ferma viene dal bilan­cio sociale: –78.213 (-8,6). Si è pas­sati da 911.765 unità del 2013 a 833.552. È un calo rile­vante per una cassa in attivo e si spiega per le con­di­zioni proi­bi­tive impo­ste a que­sti lavo­ra­tori: i loro con­tri­buti non garan­ti­scono assi­stenza né tutele.
Con i red­diti medi da povertà, le ali­quote al 27,72% ren­dono la vita impos­si­bile. I con­tri­buti ver­sati ammon­tano a 6.820 milioni di euro (-5,2%), 840 dai pro­fes­sio­ni­sti e 5980 dai col­la­bo­ra­tori “pre­cari”. Fondi che finan­ziano altre gestioni in per­dita.
Il calo degli auto­nomi (4 milioni e 376 mila) è regi­strato anche in altri set­tori: tra gli arti­giani (-1,6%, 1.747 milioni); col­ti­va­tori diretti (-0,8%, 453 mila). I com­mer­cianti invece aumen­tano: 2.175 milioni (+0,4%). Calano gli auto­nomi che usu­fruito del con­gedo di mater­nità obbli­ga­to­ria: –21.1%. Chi ne usu­frui­sce di più sono iscritte alla gestione com­mer­cianti. Le lavo­ra­trici para­su­bor­di­nate che hanno usu­fruito di tale diritto sono dimi­nuite del 15,6% (8.652). Sono i numeri della crisi del quinto stato.

Numeri in rosso
Nel 2014 l’Inps ha accu­mu­lato un disa­vanzo di 7 miliardi, recu­pe­rando all’incirca 2 miliardi rispetto al 2013. Il totale delle uscite è di 431 miliardi, men­tre le entrate sono 424 miliardi (+6,6%). Per quanto riguarda gli ammor­tiz­za­tori sociali regi­strato un calo del 21,3% sul 2013: il flusso dei lavo­ra­tori in cassa inte­gra­zione è stato di 1,2 milioni pari a una spesa di 22,6 miliardi. Per la disoc­cuo­pa­zione sono stati spesi 13,1 miliardi,

Riforma della gover­nance Inps

Sulla riforma della gover­nance dell’Inps “i tempi saranno rapidi” aveva assi­cu­rato il mini­stro del Lavoro, Giu­liano Poletti prima della nomina al ver­tice dell’Istituto di Tito Boeri. Sono pas­sati mesi, nulla è cam­biato. E ieri il dibat­tito è tor­nato sulla que­stione annosa. Poletti ha ricor­dato che sulla riforma «c’è una discus­sione signi­fi­ca­tiva alle spalle» e il governo ha scelto di non inter­ve­nire «al volo»: «Dob­biamo tro­vare le moda­lità per arri­vare ad una rispo­sta». “E’ da oltre un anno che il mini­stro del Lavoro annun­cia che e’ allo stu­dio la riforma della gover­nance dell’Inps — ha rispo­sto­ Do­me­nico Pro­ietti, segre­ta­rio con­fe­de­rale della Uil — La verita’ e’ che l’attuale Governo si pone in con­ti­nuità con quelli pre­ce­denti. Sono infatti sette anni che nell’istituto pre­vi­den­ziale piu’ grande d’Europa c’e’ un uomo solo al comando”. “Quanto tempo deve ancora pas­sare — ha doman­dato il sin­da­ca­li­sta — per porre l’Inps nelle con­di­zioni di essere un ente effi­cace, effi­ciente e partecipato?”.



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