Rifu­giati: i Balcani sotto pressione

by redazione | 22 Ottobre 2015 10:03

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Crisi umanitaria. Juncker convoca un mini-vertice domenica tra Europa del sud-est (più Germania e Austria) con Macedonia e Serbia. La politica della redistribuzione è già travolta dalle cifre in crescita. In Francia, “Appello di Calais” firmato da 800 intellettuali, per ritrovare “dignità” nell’accoglienza (nella “giungla” i rifugiati sono saliti a 6mila, raddoppiati in poche settimane). Hollande in Grecia per rassicurare dopo le promesse di Merkel alla Turchia

Jean-Claude Junc­ker ha con­vo­cato per dome­nica un mini-vertice Ue-Balcani a Bru­xel­les. Ci saranno i paesi del sud-est euro­peo, Bul­ga­ria, Roma­nia, Unghe­ria, Slo­ve­nia, Gre­cia, paesi di tran­sito dei rifu­giati, accanto a Ger­ma­nia e Austria, desti­na­zioni di arrivo. Sono invi­tate Ser­bia e Mace­do­nia, che incon­tre­ranno, oltre alla Ue e alla pre­si­denza lus­sem­bur­ghese, anche rap­pre­sen­tanti di Fron­tex, dell’Easo (Uffi­cio euro­peo per l’asilo) e dell’Alto com­mis­sa­riato dell’Onu per i rifu­giati. La Ue cerca di tro­vare una solu­zione al caos che sta sopraf­fa­cendo i Bal­cani, men­tre i piani euro­pei di ricol­lo­ca­mento di 160mila per­sone sono ormai tra­volti dalla cifre in cre­scita, 643mila entrati nella Ue dopo aver attra­ver­sato il Medi­ter­ra­neo dall’inizio dell’anno. In soli due giorni, dal 16 al 18 otto­bre, 28mila per­sone sareb­bero arri­vate in Gre­cia, secondo l’Organizzazione inter­na­zio­nale per le migra­zioni. La situa­zione è resa ancora più cao­tica dalle suc­ces­sive chiu­sure delle fron­tiere: il 16 otto­bre l’Ungheria ha bloc­cato il con­fine con la Croa­zia, dopo aver già alzato un muro, un mese prima, con la Ser­bia, la Slo­ve­nia afferma di aver accolto 19.500 per­sone nello scorso fine set­ti­mana e ha fatto inter­ve­nire l’esercito (ma solo per “assi­stenza logi­stica” assi­cura il primo mini­stro Miro Cerar). Altri paesi potreb­bero venire coin­volti in prima linea, come l’Albania e il Mon­te­ne­gro, visto che in migliaia sono bloc­cati in Ser­bia e in Macedonia.

La Fran­cia è lon­tana dalle rotte della fuga dei rifu­giati dalla Siria, ma la pre­senza di migranti è rad­dop­piata nelle ultime tre set­ti­mane a Calais, mol­ti­pli­cata per venti in due anni. Nella “giun­gla” ci sono ormai 6mila rifu­giati, che vivono in uno stato di emer­genza, sani­ta­ria, di vio­lenza. Ieri, il mini­stro degli Interni, Ber­nard Caze­neuve, si è recato sul posto per la set­tima volta. E’ una prima rispo­sta all’ “Appello di Calais”, pub­bli­cato ieri mat­tina su Libé­ra­tion e fir­mato da più di 800 per­so­na­lità del mondo della cul­tura e dello spet­ta­colo. Dai fra­telli Dar­denne a Ber­trand Taver­nier, da Omar Sy a Jeanne Moreau, da Edgar Morin a Tho­mas Piketty, Enki Bilal, Chri­stine Angot o Eric Can­tona, hanno tutti sot­to­scritto un testo di accusa al governo, per chie­dere “un ampio piano di emer­genza per far uscire la giun­gla di Calais dalla man­canza di dignità nella quale si trova”. Il mondo della cul­tura si indi­gna per il “disim­pe­gno dei poteri pub­blici”, che è “una ver­go­gna in un paese che, ben­ché in periodo di crisi, resta la sesta potenza mon­diale”. Il governo è accu­sato di “sca­ri­care sulle asso­cia­zioni e sulle buone volontà” la cura dei rifu­giati. Caze­neuve ammette che la crisi, ben­ché non sia nuova, “ha preso incon­te­sta­bil­mente una svolta par­ti­co­lare con l’accelerazione della crisi migra­to­ria in Europa”. Caze­neuve fa l’equilibrista tra l’indignazione dell’Appello e l’opinione pub­blica più in gene­rale (un ultimo son­dag­gio rileva che il 53% dei fran­cesi è ostile all’accoglienza), ricorda l’impegno di offrire un’accoglienza più degna, con 1500 posti e pro­mette “mag­giori mezzi”, ma solo 200 posti al cen­tro Jules Ferry per donne e bam­bini par­ti­co­lar­mente vul­ne­ra­bili. Il numero dei rifu­giati cre­sce e il pro­gramma di tra­sfe­ri­menti è ino­pe­rante, le per­sone allon­ta­nate da Calais vi ritor­nano, per­ché vogliono andare in Gran Bre­ta­gna. Lon­dra ha dato dei soldi alla Fran­cia per sca­ri­care il pro­blema, ha inviato dei poli­ziotti e ha costruito la gri­glia che dovrebbe bloc­care i ten­ta­tivi di pas­sag­gio clan­de­stino nel tun­nel sotto la Manica (da luglio ci sono stati già 16 morti). La sin­daca di Calais, Nata­cha Bou­chart (del par­tito di Sar­kozy), con­ti­nua a chie­dere l’intervento dell’esercito per sor­ve­gliare la “giun­gla, per­ché non sap­piamo bene cosa suc­cede li’ den­tro”. Caze­neuve cede e annun­cia l’invio di altri agenti di poli­zia, per impe­dire i pas­saggi clan­de­stini. Fra­nçois Hol­lande oggi e domani sarà in Gre­cia, per cer­care di ras­si­cu­rare Atene sulle pro­messe che Angela Mer­kel ha fatto a Erdo­gan per otte­nere che la Tur­chia freni le par­tenze di rifu­giati e accetti di riac­co­gliere chi non ha otte­nuto l’asilo in Europa. La Gre­cia vor­rebbe degli hot spots sul ter­ri­to­rio turco, ma que­sto sistema mostra già di non fun­zio­nare in Europa, molti migranti rifiu­tano que­sta pro­ce­dura e i ricol­lo­ca­menti, poi­ché vogliono rag­giun­gere spe­ci­fici paesi (Ger­ma­nia, Sve­zia, Gran Bretagna).

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