Siria, scontro Nato- Russia. L’Italia: “Nessuna decisione sui raid in Iraq”

Siria, scontro Nato- Russia. L’Italia: “Nessuna decisione sui raid in Iraq”

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L’intervento contro gli integralisti di Al Baghdadi riporta il mondo sull’orlo della Guerra Fredda: affiancando le forze di Damasco contro il sedicente Stato Islamico, il Cremlino ha deciso di usare la massima energia, con 20-25 missioni di bombardamento al giorno, contro le 8 della coalizione a guida Usa. Ma l’azione della Russia in Siria ha già irritato l’Occidente, perché i suoi caccia Sukhoi Su-24 e Su-30SM hanno invaso lo spazio aereo turco per una seconda volta. Un errore insignificante, dice Mosca, ma Ankara ha convocato l’ambasciatore russo e il segretario della Nato Jens Stoltenberg parla di «sconfinamenti non casuali» e insiste: «Mosca non sta attaccando l’Is, ma l’opposizione a Damasco».
Anche se il cielo siriano diventa sempre più affollato, e un incidente fra aerei in missione complicherebbe ancora la già difficile situazione diplomatica, il Pentagono esclude ogni cooperazione con i russi finché continueranno a sostenere Assad. Come tutta risposta, arrivano indiscrezioni sulla stampa saudita, secondo cui la Russia si prepara ad intervenire anche nello spazio aereo iracheno.
Ma se il fronte internazionale anti- Is è poco omogeneo, anche in Italia è acceso il confronto avviato da indiscrezioni di stampa sull’ipotesi di un intervento più “muscolare” dei quattro Tornado, mandati in Iraq con compiti di ricognizione ma che potrebbero presto cominciare azioni di bombardamento. La Difesa sottolinea con forza: per ora, dicono a via XX settembre, «è solo un’ipotesi». «Sull’Iraq – ha detto ieri sera il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nell’audizione davanti alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senatoc’è una discussione con gli alleati sul modo migliore per partecipare all’operazione, ma una cosa è certa: l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo dei nostri aerei. E se dovesse prenderle – ha aggiunto – il governo coinvolgerebbe il parlamento ». E sempre al Senato, la responsabile della Difesa Pinotti, che in giornata ha avuto un primo faccia a faccia a Sigonella con il Capo del Pentagono, Ash Carter- ha spiegato: «Stiamo valutando con gli altri partner ulteriori ruoli dei Tornado ».
L’opposizione chiede una verifica parlamentare. Beppe Grillo attacca: «È un’azione di guerra e come tale dovrebbe essere discussa e approvata dal parlamento». Anche nella maggioranza si vede come necessario un passaggio alle Camere. Il presidente Mattarella, ha ricordato che contro la minaccia jihadista «è necessaria la collaborazione di tutti», perché «iniziative unilaterali non bastano». «Anzi – ha aggiunto il capo dello Stato possono essere rischiose in un quadro così complesso e deteriorato come quello nel quale agisce il terrorismo fondamentalista, che oggi ha un solo nome: Stato islamico» «la principale frontiera che avremo di fronte nei prossimi anni».
A un passaggio in Parlamento si era impegnata anche la Pinotti già nell’agosto 2014, quando aveva inserito l’invio dei caccia nella risoluzione che presentava alle Camere la necessità di fornire armi ai combattenti curdi. In realtà le prospettive di un impegno belligerante sembravano chiare sin da quel momento, visto che le necessità di controllo e serveglianza dall’alto potevano essere affidate subito ai droni Predator.
Adesso, sottolineano a Palazzo Difesa, la situazione è cambiata, perché il governo di Bagdad ha chiesto ai paesi della coalizione di intervenire contro lo Stato Islamico. In realtà, formalmente il governo non sarebbe obbligato al passaggio parlamentare: in assenza di una legge quadro sull’argomento, potrebbe andare avanti senza l’accordo delle Camere. Fra l’altro, la coalizione contro l’Is segue la risoluzione 2170 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che fa riferimento al capitolo VII della carta Onu per chiedere che gli Stati membri prendano «tutte le misure necessarie» per fermare gli integralisti.


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