Touil «non è terrorista», ma va dal carcere al Cie

Touil «non è terrorista», ma va dal carcere al Cie

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Sca­gio­nato pie­na­mente dall’accusa di essere uno degli atten­ta­tori del museo del Bardo a Tunisi e scar­ce­rato, riget­tata l’estradizione per­ché per i reati di cui è accu­sato in Tuni­sia è pre­vi­sta la pena di morte, ma espulso dalla Que­stura di Milano per­ché è irre­go­lare, senza nep­pure una parola di scusa per averlo man­te­nuto in car­cere da inno­cente per più di cin­que mesi. È l’assurda sorte toc­cata ad Abdel Majid Touil, il ven­ti­duenne tuni­sino arre­stato lo scorso 20 mag­gio in Ita­lia, su richie­sta delle auto­rità tuni­sine, con l’accusa pesan­tis­sima di essere un com­po­nente della cel­lula isla­mi­sta radi­cale che il 18 marzo pre­ce­dente aveva cau­sato una strage di turi­sti (24 i morti, tra i quali due ita­liani, e 45 i feriti) nel museo di Tunisi.

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Già a poche ore dall’arresto era apparso chiaro che l’inchiesta pre­sen­tava dei buchi, ma ciò non era stato suf­fi­ciente a evi­tare che Touil finisse addi­tato come l’ennesimo mostro da sbat­tere in prima pagina.A sca­gio­nare il ven­ti­duenne tuni­sino erano le testi­mo­nianze che lo davano in Ita­lia nei giorni dell’attentato e il fatto che chiun­que lo cono­scesse era pronto a giu­rare che non avesse nulla a che fare con il ter­ro­ri­smo isla­mico. Touil aveva spie­gato ai giu­dici di essere stato a lezione d’italiano in una scuola per stra­nieri di Gag­giano, il paese del mila­nese in cui vivono i suoi fami­liari, il 16 e il 19 marzo, giorni pre­ce­denti e seguenti l’attentato, e la sua ver­sione è stata poi con­fer­mata da testi­mo­nianze, dai regi­stri della scuola e dagli stessi insegnanti.

Il giorno della strage, aveva affer­mato inol­tre dal car­cere facendo sapere di non essere un jiha­di­sta, era con sua madre davanti alla tv per guar­dare le noti­zie e le imma­gini di quello che stava acca­dendo nel suo Paese.

Gli inqui­renti dell’altra sponda del Medi­ter­ra­neo erano invece par­titi dall’individuazione di una scheda tele­fo­nica effet­ti­va­mente acqui­stata e atti­vata dal ragazzo a Tunisi lo scorso 3 feb­braio, giorno in cui era arri­vato dal Marocco, e da alcuni con­tatti tra l’utenza di Touil e quella di alcuni per­so­naggi legati al com­mando jiha­di­sta, non­ché da un pre­sunto «rico­no­sci­mento foto­gra­fico» che avrebbe dovuto costi­tuire la prova del nove della sua colpevolezza.

Ma le inda­gini con­dotte dalla Digos e dai Ros hanno sca­gio­nato com­ple­ta­mente Touil: il gio­vane avrebbe tele­fo­nato a una per­sona poi finita nell’inchiesta tuni­sina, durante il viag­gio dalla Tuni­sia alla Libia, solo per­ché que­sta era uno sca­fi­sta e lui stava cer­cando di arri­vare in Ita­lia. Le veri­fi­che degli inqui­renti hanno ribal­tato l’ipotesi accu­sa­to­ria for­mu­lata da Tunisi e hanno dato ragione al ragazzo, appu­rando che, dallo scorso 17 feb­braio, quando è sbar­cato a Porto Empe­do­cle in Sici­lia, non si è mai mosso dall’Italia.

Nei mesi pre­ce­denti e suc­ces­sivi all’attentato non si è mai mosso da Gag­giano (dove sarà poi arre­stato il 20 mag­gio) e que­sto mette in dub­bio il pre­sunto «rico­no­sci­mento foto­gra­fico» del gio­vane, da parte della poli­zia tuni­sina, sul luogo dell’attentato. La scheda acqui­stata da Touil rimarrà muta invece fino all’8 marzo, quando ricom­pa­rirà e rimarrà fissa a Mede­nine, una città della Tuni­sia sudo­rien­tale, cari­cata su un altro cel­lu­lare. L’ipotesi è che gli sia stata requi­sita prima dell’imbarco assieme al pas­sa­porto, come lui stesso aveva soste­nuto durante l’interrogatorio.

Per que­sti motivi il pro­cu­ra­tore ha chie­sto l’archiviazione del caso e la Corte d’Appello ha dispo­sto la scar­ce­ra­zione imme­diata. I giu­dici hanno detto no anche alla richie­sta di estra­di­zione, per­ché «i fatti più gravi con­te­stati all’estradando (ter­ro­ri­smo inter­na­zio­nale e strage, ndr) sono puniti dal codice penale tuni­sino con la pena di morte» e «la con­ven­zione bila­te­rale di estra­di­zione Tunisia-Italia non pre­vede alcun mec­ca­ni­smo di con­ver­sione della pena di morte in altra san­zione deten­tiva», moti­va­zione che lascia pre­su­mere che il gio­vane in ogni caso non sarebbe stato estradato.

Accom­pa­gnato in Que­stura, a Touil è stata noti­fi­cata l’espulsione dall’Italia per­ché senza per­messo di sog­giorno ed è stato tra­sfe­rito nel Cie di Torino, pas­sando da una forma di deten­zione a un’altra. Ora rischia di essere riman­dato indie­tro, nono­stante la sua fami­glia viva in Ita­lia, aggiun­gendo al danno pure la beffa. Il sena­tore del Pd Luigi Man­coni ha annun­ciato un’interrogazione par­la­men­tare sul caso e il suo avvo­cato ha anti­ci­pato che Touil, sulla base del rischio che in Tuni­sia potrebbe essere con­dan­nato alla pena capi­tale, chie­derà asilo poli­tico in Italia.



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