2015: l’anno dei muri contro poveri e migranti
ROMA. Il 2015 è stato l’anno della guerra. Guerra contro gli indesiderabili e i fuggiaschi; guerra contro il popolo greco, oggi contro i civili inermi a Parigi; criminalizzazione e guerra contro i poveri del mondo e quelli delle città occidentali. Guerre per il cibo, per l’acqua, per la terra con il land grabbing; guerre neocolonialiste. Sono alcuni dei capitoli di quel mondo terribile definito da Papa Francesco «Terza guerra mondiale» che trova oggi un resoconto realistico nel 13° Rapporto sui diritti globali presentato ieri a Roma nella sede nazionale della Cgil in Corso Italia. Pubblicato da Ediesse e realizzato dall’Associazione Società in Formazione di Sergio Segio, con associazioni come Arci, Antigone, Legambiente o Gruppo Abele, il rapporto rappresenta un bilancio consolidato del mondo post-guerra fredda già descritto, in una precedente edizione, come «prima guerra mondiale della finanza».
L’Europa è al centro del nuovo volume di oltre 400 pagine. Sul vecchio, cupo e insicuro continente, viene condotta un’analisi con dati, schede, scenari e interviste che chiariscono gli scenari geopolitici di una continua frammentazione dell’unione Europea e quelli geoeconomici imposti con il Trattato transatlantico «Ttip». Oggi l’Europa è uno «sgangherato esperimento di una moneta senza Stato e di una federazione di nazionalismi bancari senza politica» che trova un denominatore comune nell’opzione militare all’esterno e di polizia all’interno, mentre la politica si identifica con gli stati di emergenza dei «grandi eventi» Expo o Giubileo. Lo si è visto con la capitolazione imposta dalla Troika alla Grecia di Tsipras a luglio: con le parole di Luciano Gallino o di Yanis Varoufakis, si è trattato di un «colpo di stato senza eserciti». L’Europa ha dato poi il peggio di sé nelle liti sulle «quote» per ridistribuire i rifugiati siriani tra i paesi membri. L’iniziale slancio umanitario della Cancelliera Merkel, operazione politica intelligente per recuperare consenso dopo il pugno di ferro contro la Grecia a luglio, oggi la sta logorando.
Nella chiamata alle armi di Hollande contro l’Isis, l’Europa si spinge sempre più a destra, tra stati di emergenza permanenti, modifiche costituzionali e «Patriot Act» alla francese. Gli attacchi di Parigi stanno unendo l’Europa dell’Est contro il suo piano sui rifugiati. Quel continente che Merkel pensava di governare con il suo imperialismo ragionieristico la sta travolgendo. Questa è «l’Europa del filo spinato e quella di Enavfor Med — la missione antiscafisti» si legge nel rapporto.
Altro capitolo, denso e polemico, della ricerca è la «guerra ai poveri». «Ad agosto li hanno fatti sparire in Italia – ha detto Don Luigi Ciotti (Libera e Gruppo Abele) intervenuto alla presentazione romana – Ho chiesto al governo: ma scusate che fine hanno fatto 2 milioni di persone che risultavano a luglio? Ci hanno detto che hanno modificato i parametri per conteggiarli». L’aneddoto restituisce l’atteggiamento del governo Renzi: nascondere i danni della crisi – la «guerra sociale» dell’austerità, la «lotta di classe dei ricchi» — e parlare di «ripresa». Contro queste diseguaglianze si fanno solo operazioni di facciata con dosi omeopatiche di pietà. Il resto viene governato attraverso la «criminalizzazione della povertà», l’ideologia del «decoro» e il carcere. «La povertà, le guerre, le ingiustizie sono inaccettabili – reagisce Don Ciotti – C’è un obbligo morale a cambiare la storia, non a subirla schiacciati da rapporti globali tremendi».
Nel rapporto ampio spazio è dedicato all’analisi delle politiche economiche e occupazionali europee, e italiane in particolare con la legge di stabilità 2016. Al centro della polemica c’è l’aumento del tetto del contante a 3 mila euro voluto ad ogni costo da Renzi. «Lo ha annunciato nel momento in cui la Francia l’ha riportato a mille – ha ricordato il responsabile Cgil delle politiche economiche Danilo Barbi – I due commi che aboliscono la tracciabilità rivelano che questa norma è un regalo alle mafie». «Questa politica difende i grandi interessi finanziari. Con la sua politica votata alle esportazioni, l’Europa oggi è una potenza che produce un disordine mondiale”. «Bisogna recuperare l’obiettivo della piena e buona occupazione – ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso – Per farlo, però, è necessario abbandonare l’ideologia del laissez-faire e riprogettare l’intervento pubblico in economia».
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