La contromanovra di Sbilanciamoci in 89 mosse

La contromanovra di Sbilanciamoci in 89 mosse

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Ottantanove proposte alternative alla legge di stabilità 2016 che gli economisti di Sbilanciamoci ! giudicano «iniqua, di corto respiro e priva di una strategia adeguata a rilanciare l’economia del Paese». Il XVII Rapporto intitolato «Per un’Italia capace di futuro», e il sito interattivo controfinanziaria?.sbilanciamoci?.org, presentati ieri a Roma, passano al contropelo la manovra di Renzi e Padoan.

«E’ una brutta copia della Legge di Stabilità 2015. E, come quella, è presentata come una manovra espansiva. Oggi, come allora, l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio è posticipato di un anno, questa volta al 2018» scrivono gli economisti. Dalla loro analisi, e dagli incroci tra dati e proposte, emerge un’altra possibile politica economica esposta in una contro-manovra da 35 miliardi di euro (31,6 miliardi quella del governo).

Sul versante delle entrate, Sbilanciamoci! propone una riforma fiscale ispirata all’equità e alla progressività, una spending review selettiva sulla spesa pubblica «nociva» e mira a sfrondare in maniera decisa quella militare. Sul versante uscite si propone un intervento pubblico in controtendenza rispetto al credo dominante austeritario.

Il tutto rientra in una visione che intende riorientare la spesa pubblica a beneficio del servizio sanitario nazionale, dei servizi pubblici, del welfare, dell’istruzione e dell’altraeconomia.

Spese militari

E’ stato calcolato un risparmio di oltre 4,5 miliardi con la riduzione a 150mila unità degli effettivi delle Forze armate e il taglio degli investimenti per gli armamenti attraverso la cancellazione dell’acquisto dei cacciabombardieri F-35 e dei sommergibili U-212, e il ritiro dalle missioni militari all’estero, «quelle di chiara valenza aggressiva».

Tagli e tasse

«Il Governo sceglie come priorità la riduzione delle tasse, omettendo di dire che si tradurrà anche in un ulteriore taglio dei servizi pubblici — scrivono gli economisti — Alla redistribuzione del patrimonio e del reddito il Governo preferisce di fatto la redistribuzione delle diseguaglianze a vantaggio di chi si trova nelle posizioni più privilegiate: ricchi e imprese». Sbilanciamoci ! propone una «vera» tassa sulle transazioni finanziarie, la rinuncia all’abolizione della Tasi, cavallo di battaglia della Renzinomics, l’abolizione della cedolare secca sugli affitti a canone libero, il mantenimento della riduzione dell’Ires dal 2017. Proposta anche una riduzione di un punto delle aliquote Irpef sul primo e secondo scaglione di reddito e l’aumento dell’aliquota dal 41 al 44% sul quarto scaglione (da 50.001 a 75 mila euro), dal 43 al 47,5% sul quinto scaglione (tra i 75 mila e i 100 mila euro) e la porta al 51,5% per i redditi superiori ai 100 mila euro, con la creazione del sesto scaglione. Viene inoltre prefigurata un’imposta complessiva sul patrimonio finanziario di famiglie e imprese con una struttura ad aliquote progressive, che esoneri di fatto dal pagamento i ceti medio-bassi e incida sui grandi patrimoni.

Reddito minimo

Il rapporto recepisce alcuni temi formulati dai movimenti che riscontrano un consenso diffuso. Quello, ad esempio, sul reddito minimo. «Siamo l’unico paese in Europa, insieme alla Grecia, a non avere alcuna forma di sostegno al reddito» ricordano gli economisti. La misura da introdurre stabilmente avrebbe un costo di 11 miliardi per un reddito minimo garantito di 7.200 euro all’anno, circa 600 euro mensili, destinati a 1,5 milioni di persone. Si vuole destinare 1,5 miliardi alle pari opportunità con l’introduzione di un congedo di paternità obbligatorio di 15 giorni e di un assegno di maternità universale per 5 mesi.

Una sola grande opera: i saperi

La prospettiva dell’assunzione dei circa 1.520 tra docenti e ricercatori «ad alta velocità» (Giannini dixit) non risolverà la crisi dell’università e della ricerca. A questi interventi spot, Sbilanciamoci! preferisce una strategia globale: 5 miliardi «per rimettere al centro i saperi e rilanciare la cultura e l’istruzione pubblica». E con questo s’intende anche l’edilizia scolastica e universitaria oggi in condizioni drammatiche. L’obiettivo è assumere 5 mila ricercatori a tempo determinato nel 2016.

Nelle proposte è recepita la battaglia degli studenti per una riforma della tassazione universitaria. Bisogna istituire una “no tax area” per chi dichiara meno di 23mila euro di Isee e stanziare risorse integrative per il Fondo unico per lo spettacolo e per promuovere l’arte e l’architettura contemporanee. Si immagina, inoltre, la creazione dei Livelli essenziali delle prestazioni culturali affinché tutti possano realmente accedere ai beni e alle attività culturali.

Il Welfare non è una merce

Il taglio della spesa sanitaria è l’obiettivo del governo. E, allo stesso tempo, si preparano misure frammentarie e irrisorie contro la povertà e le disuguaglianze, oltre alla gestione emergenziale alle politiche migratorie e di accoglienza. Sbilanciamoci! propone un investimento di oltre 7,5 miliardi sul welfare e l’abolizione dei tagli renziani pari a 2 miliardi al fondo sanitario nazionale; lo stanziamento di 600 milioni per il fondo nazionale politiche sociali, per il fondo nazionale infanzia e adolescenza e per la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali; 700 milioni per l’inclusione e il diritto al lavoro, alloggio e studio delle persone con disabilità. Sulle politica della casa ci si rivolge alle richieste di movimenti e sindacati e si parla di oltre 2 miliardi e 200 milioni per il recupero di immobili di proprietà pubblica ai fini della residenza sociale e per l’aumento delle risorse al fondo per la morosità incolpevole e al Fondo sociale per gli affitti.

Sbilanciamoci ! chiede un cambio di rotta rispetto al sistema securitario di governo delle migrazioni attraverso l’abolizione dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e dei Cara. 500 milioni andrebbero destinati all’abolizione della tassa sul soggiorno e all’ampliamento del sistema Sprar per i rifugiati e l’inclusione dei cittadini stranieri. Richiesto l’avvio di un piano di smantellamento dei “campi nomadi”.

Altro che trivelle

La proposta si gioca sul modello di sviluppo alternativo. Il punto fermo è: niente trivelle come nello Sblocca Italia, né Ponte sullo Stretto. Si propone una riduzione di 1,5 miliardi degli stanziamenti pubblici per Tav o Mose e 1 miliardo di investimenti su piccole e medie opere utili per il Paese. 500 milioni, un piano di adattamento ai cambiamenti climatici e di manutenzione del territorio, puntando su prevenzione, riassetto idrogeologico, recupero e riqualificazione di suolo urbanizzato, delocalizzazione di immobili in zone a rischio. Richiesto l’aumento dei fondi per la tutela e la valorizzazione della biodiversità e del paesaggio.



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