Corani bruciati insulti e aggressioni in Francia scatta l’allarme islamofobia

Corani bruciati insulti e aggressioni in Francia scatta l’allarme islamofobia

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PARIGI. Lo avevano detto venerdì, nella lunga preghiera letta in tutte le moschee: «I musulmani di Francia condannano inequivocabilmente questi tragici attacchi inqualificabili e l’ideologia che ne alimenta gli autori». Per poi aggiungere: «Per colpa loro ora, ci troviamo a giustificarci come se fossimo “presunti colpevoli”. Non vorremmo che la confusione possa farci soffrire una nuova ondata di atti di islamofobia». Lo temeva, dunque, il Consiglio francese dei musulmani (Cfcm). E in parte sta accadendo: in Francia, come in tutta Europa, si sta registrando un boom di minacce, fisiche e verbali, contro l’-I-slam. Aggressioni fisiche a uomini e donne, Corano bruciato in piazza, scritte offensive sulle moschee: l’osservatorio contro l’islamofobia ha contato 24 atti anti musulmani dal 14 novembre a oggi in tutta la Francia. Per non parlare di quello che sta accadendo sui social network dove la comunità musulmana è da giorni oggetto di un linciaggio globale. Tanto che su twitter è partito un hashtag #nonàl’islamophobie per spiegare, si legge, «che l’islamofobia rischia di diventare il nuovo antisemitismo». Un allarme che era stata la stessa Commissione Europea a lanciare un mese fa, prima degli attentati dunque, quando aveva parlato nei confronti degli islamici di un clima «simile a quello contro gli ebrei negli anni ‘20».
L’elenco di quanto sta accadendo in questi giorni è lunghissimo. Jessim, 17 anni, indossava una tunica bianca, un kami. Era per le strade di Lione quando è stato avvicinato da un gruppo di persone, ed è stato pestato a sangue: ora è in ospedale, con fratture su tutto il corpo. A Marsiglia una donna con il velo è stata presa a pugni da un ragazzo che le ha gridato: «Terrorista!«, mentre a Cambrai un uomo, di origine turca, che si trovava davanti a un ristorante che vendeva kebab, è stato accoltellato da una macchina che viaggiava con una bandiera francese sul tetto.
A Calis, invece, la procura ha aperto un’inchiesta perché nel corso di una manifestazione nazionalista, è stato bruciato un libro del Corano. Pancetta e prosciutto sono stati invece sull’uscio di una moschea a Pontralier, dove sono apparse anche scritte (del tipo «la Francia ai francesi») e svastiche nelle mura attorno. A Creteil è stato invece tutto imbrattato con il sangue, invece alla moschea di Emont, in Cal d’Oise, sono apparse scritte islamofobiche e svastiche. Inoltre a Evereux la città è stata tappezzata di scritte: «Morte ai musulmani». «Abbiamo paura di diventare noi i nuovi obiettivi» dicono ora gli islamici di Francia che, sui social network, hanno chiesto l’aiuto di intellettuali e opinion leader per cercare di arginare il fenomeno: sono spuntate le prime vignette, con francesi e arabi che si scambiano the e croissant sotto l’ombra della torre Eiffel. «In un clima del genere, soprattutto gli esponenti dell’estrema destra, tendono a soffiare sulla paura» dicono gli investigatori francesi che raccontano la storia di un macellaio halal che si è visto vandalizzare il negozio proprio la notte dell’attentato a Parigi, il 13 novembre. Ad aiutare i musulmani nella campagna #nonàl’islamophobie ci sono anche i familiari di alcune delle vittime della strage del 13 novembre: non solo i genitori di Valeria Solesin, ma anche altri amici e parenti di chi ha perso la vita per le strade di Parigi hanno voluto condividere lo strazio, la partecipazione al dolore con le comunità islamiche delle loro città. A conferma che le barriere non esistono nella generazione Bataclan. «Ma capiamo — spiegano ancora dal consiglio dei musulmani di Francia — che in una situazione come questa possano crearsi degli equivoci. Per questo non dobbiamo mai stancarci di ribadire il nostro rifiuto categorico e inequivocabile di ogni forma di violenza o di terrorismo ». Il Cfcm indica anche una strada per fermare il reclutamento da parte dei terroristi: «È necessario studiare bene i testi per ben interpretarli — dicono — E lo può farlo soltanto chi è dotato di scienza e saggezza. Il difficile contesto geopolitico, la fragilità sociale e psicologica di alcuni giovani, i media che fanno da fertilizzanti, hanno dato vita a questa cancrena di chi usa un’interpretazione sbagliata dei testi per reclutare giovani e spingerli verso il loro progetto caotico. Sul piano religioso — concludono — i musulmani devono assumersi la responsabilità. La confusione potrebbe farci subire una nuova ondata di attacchi». E l’onda sembra già partita.


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